L’intervento introduttivo affronta il problema relativo al passaggio delle fonti DEA dalla forma tradizionale analogica alla forma digitale e analizza alcuni aspetti inerenti all'archiviazione informatizzata di beni DEA materiali e immateriali. Nella prima parte, attraverso alcuni esempi, evidenzio il ruolo ricoperto dalle nuove tecnologie multimediali nella delicata operazione di digitalizzazione delle fonti (immagini, video e audio) e come questa operazione rappresenti, a patto che ne siano rispettate alcune condizioni, una nuova e per molti versi più funzionale forma di gestione dei tanti patrimoni demoetnoantropologici. Infatti, il passaggio dall'analogico al digitale delle fonti è oggi considerato il modo tecnologicamente più sicuro per garantire la sopravvivenza della fonte e rappresenta anche la sola possibilità per trattare e gestire l’insieme della documentazione come un unico corpus di dati e di diffonderli su supporti stabili nel tempo. Nella seconda parte prendo in esame alcuni aspetti riferiti all'utilizzo di banche dati per la gestione di contenuti DEA. Solo in pochi casi i risultati, frutto di ricerche etnoantropologiche, sono organizzati e rielaborati criticamente alla luce delle più recenti metodologie e tecniche di trattamento informatico dei dati. È a partire da queste considerazioni che ho rivolto l’attenzione ad alcuni aspetti inerenti alla catalogazione di beni culturali materiali e immateriali e, in riferimento ai più recenti lavori di catalogazione informatizzata, analizzo le scelte metodologiche e tecniche volte ad assicurare un rapido ed efficace recupero critico delle fonti.

La digitalizzazione dei beni culturali demoetnoantropologici

PORPORATO, Davide
2001-01-01

Abstract

L’intervento introduttivo affronta il problema relativo al passaggio delle fonti DEA dalla forma tradizionale analogica alla forma digitale e analizza alcuni aspetti inerenti all'archiviazione informatizzata di beni DEA materiali e immateriali. Nella prima parte, attraverso alcuni esempi, evidenzio il ruolo ricoperto dalle nuove tecnologie multimediali nella delicata operazione di digitalizzazione delle fonti (immagini, video e audio) e come questa operazione rappresenti, a patto che ne siano rispettate alcune condizioni, una nuova e per molti versi più funzionale forma di gestione dei tanti patrimoni demoetnoantropologici. Infatti, il passaggio dall'analogico al digitale delle fonti è oggi considerato il modo tecnologicamente più sicuro per garantire la sopravvivenza della fonte e rappresenta anche la sola possibilità per trattare e gestire l’insieme della documentazione come un unico corpus di dati e di diffonderli su supporti stabili nel tempo. Nella seconda parte prendo in esame alcuni aspetti riferiti all'utilizzo di banche dati per la gestione di contenuti DEA. Solo in pochi casi i risultati, frutto di ricerche etnoantropologiche, sono organizzati e rielaborati criticamente alla luce delle più recenti metodologie e tecniche di trattamento informatico dei dati. È a partire da queste considerazioni che ho rivolto l’attenzione ad alcuni aspetti inerenti alla catalogazione di beni culturali materiali e immateriali e, in riferimento ai più recenti lavori di catalogazione informatizzata, analizzo le scelte metodologiche e tecniche volte ad assicurare un rapido ed efficace recupero critico delle fonti.
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