Fra il 1630 e il 1660, in concomitanza con la guerra contro la Spagna e la guerra civile fra madamisti e principisti, si svolse un lungo conflitto fra lo Stato sabaudo e la curia pontificia in merito all’assoggettamento delle proprietà ecclesiastiche alla tassazione comune. La controversia, che culminò in momenti di acuta tensione, viene qui ricostruita sulla base delle fonti diplomatiche e di quelle prodotte dall’amministrazione sabauda allo scopo di giustificare i diritti della corona, di ricostruire sul piano storico i rapporti fiscali fra Roma e Torino, di quantificare i beni che si sottraevano alla fiscalità sabauda e di illustrare le implicazioni economiche e sociali del fenomeno. La ricerca getta luce su aspetti finora trascurati della storia politico-istituzionale del Seicento sabaudo, rivalutando in particolare l’azione della reggente Cristina di Francia, tenacemente impegnata nel sostegno alle rivendicazioni del suo governo, e analizzando le modalità con cui venivano condotte le trattative fra le due corti, fortemente sbilanciate a vantaggio di quella papale. Emergono anche elementi per valutare in termini comparativi il controllo esercitato sui beni ecclesiastici dal governo sabaudo rispetto a quello esercitato da altri Stati italiani, e per chiarire le premesse, finora lasciate in ombra, del contenzioso sulle immunità ecclesiastiche avviato a fine secolo da Vittorio Amedeo II e sfociato nei concordati da lui stipulati con la curia romana.

La più gelosa e sensibile materia che s'habbia la corte di Roma. I contrasti secenteschi tra Torino e Roma sull'immunità fiscale del clero

ROSSO, Claudio
2015-01-01

Abstract

Fra il 1630 e il 1660, in concomitanza con la guerra contro la Spagna e la guerra civile fra madamisti e principisti, si svolse un lungo conflitto fra lo Stato sabaudo e la curia pontificia in merito all’assoggettamento delle proprietà ecclesiastiche alla tassazione comune. La controversia, che culminò in momenti di acuta tensione, viene qui ricostruita sulla base delle fonti diplomatiche e di quelle prodotte dall’amministrazione sabauda allo scopo di giustificare i diritti della corona, di ricostruire sul piano storico i rapporti fiscali fra Roma e Torino, di quantificare i beni che si sottraevano alla fiscalità sabauda e di illustrare le implicazioni economiche e sociali del fenomeno. La ricerca getta luce su aspetti finora trascurati della storia politico-istituzionale del Seicento sabaudo, rivalutando in particolare l’azione della reggente Cristina di Francia, tenacemente impegnata nel sostegno alle rivendicazioni del suo governo, e analizzando le modalità con cui venivano condotte le trattative fra le due corti, fortemente sbilanciate a vantaggio di quella papale. Emergono anche elementi per valutare in termini comparativi il controllo esercitato sui beni ecclesiastici dal governo sabaudo rispetto a quello esercitato da altri Stati italiani, e per chiarire le premesse, finora lasciate in ombra, del contenzioso sulle immunità ecclesiastiche avviato a fine secolo da Vittorio Amedeo II e sfociato nei concordati da lui stipulati con la curia romana.
2015
978-2-7283-1082-1
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