A fine 2013, le esposizioni creditizie “deteriorate” delle banche italiane nei confronti delle imprese rappresentavano quasi un quarto della consistenza dei crediti totali al settore, una quota superiore di 10 punti percentuali a quella di due anni prima. Le sofferenze, ossia le esposizioni verso clienti in stato di insolvenza (in condizioni di difficoltà irreversibili), costituivano poco meno della metà dell’aggregato deteriorato. Le perdite su crediti assorbivano la maggior parte del reddito operativo . Questi dati fanno intuire che il ripristino dei canali di accesso delle imprese ai finanziamenti bancari non può prescindere dalla possibilità e dalla capacità delle banche di gestire efficacemente l’ingente mole di crediti deteriorati nei loro bilanci. A tal fine, assumono grande importanza, tra l’altro, sia la qualità delle norme di legge e delle regole aventi per oggetto i diversi istituti per la gestione delle crisi d’impresa (con finalità liquidatoria o di continuità) sia la qualità delle competenze professionali e dei meccanismi organizzativi all’interno delle banche. Questi ultimi aspetti saranno ampiamente trattati in altre parti del volume. Anche alla luce delle evidenze presentate nel capitolo 1 con riferimento alla tipologia degli esiti della crisi d’impresa, questo capitolo si propone di: delineare lo scenario macroeconomico italiano “post Lehman” (paragrafo 2.2), illustrare gli aspetti più rilevanti dell’evoluzione delle condizioni economiche e finanziarie delle imprese italiane (paragrafo 2.3) e dell’andamento dei prestiti bancari al settore (paragrafo 2.4), analizzare il problema dei crediti deteriorati delle banche (paragrafo 2.5). Le considerazioni conclusive sono esposte nel paragrafo 2.6.

La crisi d'impresa nella prospettiva dello scenario recessivo post Lehman e dell'impatto sulle esposizioni creditizie delle banche

VALLETTA, Mario
2014-01-01

Abstract

A fine 2013, le esposizioni creditizie “deteriorate” delle banche italiane nei confronti delle imprese rappresentavano quasi un quarto della consistenza dei crediti totali al settore, una quota superiore di 10 punti percentuali a quella di due anni prima. Le sofferenze, ossia le esposizioni verso clienti in stato di insolvenza (in condizioni di difficoltà irreversibili), costituivano poco meno della metà dell’aggregato deteriorato. Le perdite su crediti assorbivano la maggior parte del reddito operativo . Questi dati fanno intuire che il ripristino dei canali di accesso delle imprese ai finanziamenti bancari non può prescindere dalla possibilità e dalla capacità delle banche di gestire efficacemente l’ingente mole di crediti deteriorati nei loro bilanci. A tal fine, assumono grande importanza, tra l’altro, sia la qualità delle norme di legge e delle regole aventi per oggetto i diversi istituti per la gestione delle crisi d’impresa (con finalità liquidatoria o di continuità) sia la qualità delle competenze professionali e dei meccanismi organizzativi all’interno delle banche. Questi ultimi aspetti saranno ampiamente trattati in altre parti del volume. Anche alla luce delle evidenze presentate nel capitolo 1 con riferimento alla tipologia degli esiti della crisi d’impresa, questo capitolo si propone di: delineare lo scenario macroeconomico italiano “post Lehman” (paragrafo 2.2), illustrare gli aspetti più rilevanti dell’evoluzione delle condizioni economiche e finanziarie delle imprese italiane (paragrafo 2.3) e dell’andamento dei prestiti bancari al settore (paragrafo 2.4), analizzare il problema dei crediti deteriorati delle banche (paragrafo 2.5). Le considerazioni conclusive sono esposte nel paragrafo 2.6.
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