La riflessione sulla musica vive oggi un momento di particolare entusiasmo, in gran parte mosso da nuove conoscenze scientifiche suscetti-bili di inaugurare prospettive inattese, avvalorare o, spesso, mettere in crisi le precedenti. Tra gli aspetti al centro di questa rinnovata attenzione sono particolarmente rilevanti, per chi si trovi a riflettere sul rapporto tra musica, educazione e cura, le dimensioni emotiva e comunicativa. Non sorprenderà dunque incontrare programmi di intervento che invitano a utilizzare sin dall’infanzia la musica per affrontare nell’intersoggettività disturbi emotivi e relazionali che, a loro volta, generano difficoltà di comunicazione. È il caso del modello SAME (Shared Affective Motion Experience) proposto da K. Overy, S. Molnar-Szakacs e dell’approccio presentato in (Guiot, Meini, Sindelar 2012), che vorremmo ora approfondire fino a delineare i tratti generali del Relational Singing Model (RSM). Originariamente ispirato da una riflessione sull’autismo, RSM ambisce ad affrontare, più in generale, diversi gradi di fragilità attinenti alla capacità di riconoscere le proprie emozioni e di comunicare in maniera significativa. Anche il riferimento esplicito all’età evolutiva è dettato dalla nostra esperienza pregressa, ma non intende affatto precludere una generalizzazione del modello, che al contrario riteniamo opportuna.

Musica, canto e relazione. Verso il Relational Singing Model

MEINI, Cristina;
2015-01-01

Abstract

La riflessione sulla musica vive oggi un momento di particolare entusiasmo, in gran parte mosso da nuove conoscenze scientifiche suscetti-bili di inaugurare prospettive inattese, avvalorare o, spesso, mettere in crisi le precedenti. Tra gli aspetti al centro di questa rinnovata attenzione sono particolarmente rilevanti, per chi si trovi a riflettere sul rapporto tra musica, educazione e cura, le dimensioni emotiva e comunicativa. Non sorprenderà dunque incontrare programmi di intervento che invitano a utilizzare sin dall’infanzia la musica per affrontare nell’intersoggettività disturbi emotivi e relazionali che, a loro volta, generano difficoltà di comunicazione. È il caso del modello SAME (Shared Affective Motion Experience) proposto da K. Overy, S. Molnar-Szakacs e dell’approccio presentato in (Guiot, Meini, Sindelar 2012), che vorremmo ora approfondire fino a delineare i tratti generali del Relational Singing Model (RSM). Originariamente ispirato da una riflessione sull’autismo, RSM ambisce ad affrontare, più in generale, diversi gradi di fragilità attinenti alla capacità di riconoscere le proprie emozioni e di comunicare in maniera significativa. Anche il riferimento esplicito all’età evolutiva è dettato dalla nostra esperienza pregressa, ma non intende affatto precludere una generalizzazione del modello, che al contrario riteniamo opportuna.
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