Obiettivo principale del presente capitolo è quello di fornire una rappresentazione chiara e completa delle diverse alternative esistenti e riconosciute dall’ordinamento nazionale al fine di tutelare gli interesse dei creditori di un’impresa che si trovi nella condizione di non poter far fronte al regolare adempimento delle proprie obbligazioni contrattuali. Come si vedrà, peraltro, non è indifferente il tipo di crisi, ossia la sua natura di evento temporaneo e reversibile piuttosto che strutturale e irreversibile, ai fini della concreta possibilità di ricorso ai diversi istituti giuridici disponibili. Il filo narrativo dell’intero capitolo è imperniato sulla fondamentale distinzione tra le diverse soluzioni possibili in due macro-categorie: da un lato, le procedure che prevedono la possibilità della sopravvivenza dell’impresa debitrice secondo condizioni di economicità nel medio/lungo periodo – le cosiddette “procedure in continuità” – e, dall’altro lato, le soluzioni – le cosiddette “procedure liquidatorie” – che prevedono il soddisfacimento degli interessi dei terzi aventi diritto attraverso l’interruzione dell’attività aziendale e la liquidazione del patrimonio di asset del debitore. Vale subito la pena ribadire come, in primo luogo, l’approccio utilizzato sarà solo parzialmente giuridico, privilegiando piuttosto un’impostazione squisitamente pragmatica, volta ad assumere la prospettiva dell’imprenditore e del professionista chiamato ad elaborare congiuntamente al top management aziendale un piano di restructuring, qualora possibile, finalizzato alla ricomposizione della crisi aziendale che ha portato ad una data situazione di insolvenza, ancorché non ancora accertata giudizialmente. In secondo luogo, si farà riferimento ad un approccio comparatista che consenta di confrontare chiaramente i pro e i contro dal punto di vista dell’imprenditore di ogni procedura, così da evidenziarne chiaramente ambiti di utilizzo, costi e tempistiche di implementazione. Infine, coerentemente del resto con le finalità dell’intero volume, si precisa come il focus del capitolo sarà costituito soprattutto dalle procedure in continuità, che, di fatto, rappresentano la principale discontinuità introdotta nel nostro ordinamento con la riforma del diritto fallimentare, consentendo dunque di porre in essere soluzioni di tutela dei creditori coerenti anche con la salvaguardia del tessuto imprenditoriale e sociale nazionale, così profondamente segnato dal quadro macroeconomico in essere a partire dalla crisi globale innescatasi nel 2008 con l’instabilità dei mercati finanziari e il fallimento di Lehman Brothers.

Istituti giuridici per la tutela dei creditori: procedure liquidatorie e procedure in continuità. Una valutazione comparativa

CAPIZZI, Vincenzo
2014-01-01

Abstract

Obiettivo principale del presente capitolo è quello di fornire una rappresentazione chiara e completa delle diverse alternative esistenti e riconosciute dall’ordinamento nazionale al fine di tutelare gli interesse dei creditori di un’impresa che si trovi nella condizione di non poter far fronte al regolare adempimento delle proprie obbligazioni contrattuali. Come si vedrà, peraltro, non è indifferente il tipo di crisi, ossia la sua natura di evento temporaneo e reversibile piuttosto che strutturale e irreversibile, ai fini della concreta possibilità di ricorso ai diversi istituti giuridici disponibili. Il filo narrativo dell’intero capitolo è imperniato sulla fondamentale distinzione tra le diverse soluzioni possibili in due macro-categorie: da un lato, le procedure che prevedono la possibilità della sopravvivenza dell’impresa debitrice secondo condizioni di economicità nel medio/lungo periodo – le cosiddette “procedure in continuità” – e, dall’altro lato, le soluzioni – le cosiddette “procedure liquidatorie” – che prevedono il soddisfacimento degli interessi dei terzi aventi diritto attraverso l’interruzione dell’attività aziendale e la liquidazione del patrimonio di asset del debitore. Vale subito la pena ribadire come, in primo luogo, l’approccio utilizzato sarà solo parzialmente giuridico, privilegiando piuttosto un’impostazione squisitamente pragmatica, volta ad assumere la prospettiva dell’imprenditore e del professionista chiamato ad elaborare congiuntamente al top management aziendale un piano di restructuring, qualora possibile, finalizzato alla ricomposizione della crisi aziendale che ha portato ad una data situazione di insolvenza, ancorché non ancora accertata giudizialmente. In secondo luogo, si farà riferimento ad un approccio comparatista che consenta di confrontare chiaramente i pro e i contro dal punto di vista dell’imprenditore di ogni procedura, così da evidenziarne chiaramente ambiti di utilizzo, costi e tempistiche di implementazione. Infine, coerentemente del resto con le finalità dell’intero volume, si precisa come il focus del capitolo sarà costituito soprattutto dalle procedure in continuità, che, di fatto, rappresentano la principale discontinuità introdotta nel nostro ordinamento con la riforma del diritto fallimentare, consentendo dunque di porre in essere soluzioni di tutela dei creditori coerenti anche con la salvaguardia del tessuto imprenditoriale e sociale nazionale, così profondamente segnato dal quadro macroeconomico in essere a partire dalla crisi globale innescatasi nel 2008 con l’instabilità dei mercati finanziari e il fallimento di Lehman Brothers.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/68870
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact