I pubblici poteri, e segnatamente le banche centrali, hanno tradizionalmente riservato un’attenzione particolare al sistema dei pagamenti all’ingrosso, monitorandone pressoché costantemente il funzionamento e le prospettive e, conseguentemente, facendolo oggetto di interventi finalizzati ad adeguarne la regolamentazione. Nel corso degli ultimi due decenni, anche i sistemi dei pagamenti al dettaglio hanno attratto in misura crescente l’interesse delle autorità nazionali e internazionali, verosimilmente per due principali ragioni. La prima di queste è individuabile nell’accresciuta sensibilità dei policy maker alla valenza sociale di tali sistemi. La seconda ragione del crescente interesse dei pubblici poteri verso i sistemi dei pagamenti retail è riconducibile all’accelerazione della diffusione delle tecnologie elettroniche dell’informazione e delle comunicazioni nell’ambito di tali sistemi. Anche rispetto ai sistemi di pagamento al dettaglio la regolamentazione può agire sia da catalizzatore dell’innovazione sia da barriera al suo dispiegarsi. Se ci si pone in una prospettiva internazionale, l’esperienza recente delle autorità preposte alla regolamentazione di tali sistemi dimostra una prevalente attenzione all’efficienza degli stessi. È pur vero che il grado di attivismo delle autorità dei diversi Paesi o delle diverse aree monetarie nel promuovere l’innovazione nei rispettivi sistemi di pagamento al dettaglio è risultato differenziato. Con riferimento alla moneta elettronica, la reattività delle istituzioni comunitarie non ha sortito gli effetti desiderati: la Direttiva 2000/46/CE , riflettendo un faticoso compromesso tra la posizione della Commissione (più propensa a innescare una virtuosa concorrenza in campo aperto tra emittenti bancari e emittenti non bancari) e quella decisamente più cauta della Banca Centrale Europea, ha creato un contesto normativo alquanto confuso , che verosimilmente ha rappresentato una barriera alla diffusione della moneta medesima. Tanto è vero che nel settembre del 2009 è stata emanata sulla stessa materia una nuova Direttiva (Direttiva 2009/110/CE concernente l’avvio, l’esercizio e la vigilanza prudenziale dell’attività degli istituti di moneta elettronica) che ha abrogato quella del 2000. Nel capitolo in oggetto si analizzano la definizione normativa e le caratteristiche sostanziali della moneta elettronica, affrontando anche la questione della sua qualificazione come un vero e proprio genere monetario; inoltre, si delinea l’evoluzione della disciplina degli Istituti di moneta elettronica e nell’ultimo paragrafo si propongono alcune considerazioni conclusive.

La regolamentazione della moneta elettronica nell'Unione europea

VALLETTA, Mario
2014-01-01

Abstract

I pubblici poteri, e segnatamente le banche centrali, hanno tradizionalmente riservato un’attenzione particolare al sistema dei pagamenti all’ingrosso, monitorandone pressoché costantemente il funzionamento e le prospettive e, conseguentemente, facendolo oggetto di interventi finalizzati ad adeguarne la regolamentazione. Nel corso degli ultimi due decenni, anche i sistemi dei pagamenti al dettaglio hanno attratto in misura crescente l’interesse delle autorità nazionali e internazionali, verosimilmente per due principali ragioni. La prima di queste è individuabile nell’accresciuta sensibilità dei policy maker alla valenza sociale di tali sistemi. La seconda ragione del crescente interesse dei pubblici poteri verso i sistemi dei pagamenti retail è riconducibile all’accelerazione della diffusione delle tecnologie elettroniche dell’informazione e delle comunicazioni nell’ambito di tali sistemi. Anche rispetto ai sistemi di pagamento al dettaglio la regolamentazione può agire sia da catalizzatore dell’innovazione sia da barriera al suo dispiegarsi. Se ci si pone in una prospettiva internazionale, l’esperienza recente delle autorità preposte alla regolamentazione di tali sistemi dimostra una prevalente attenzione all’efficienza degli stessi. È pur vero che il grado di attivismo delle autorità dei diversi Paesi o delle diverse aree monetarie nel promuovere l’innovazione nei rispettivi sistemi di pagamento al dettaglio è risultato differenziato. Con riferimento alla moneta elettronica, la reattività delle istituzioni comunitarie non ha sortito gli effetti desiderati: la Direttiva 2000/46/CE , riflettendo un faticoso compromesso tra la posizione della Commissione (più propensa a innescare una virtuosa concorrenza in campo aperto tra emittenti bancari e emittenti non bancari) e quella decisamente più cauta della Banca Centrale Europea, ha creato un contesto normativo alquanto confuso , che verosimilmente ha rappresentato una barriera alla diffusione della moneta medesima. Tanto è vero che nel settembre del 2009 è stata emanata sulla stessa materia una nuova Direttiva (Direttiva 2009/110/CE concernente l’avvio, l’esercizio e la vigilanza prudenziale dell’attività degli istituti di moneta elettronica) che ha abrogato quella del 2000. Nel capitolo in oggetto si analizzano la definizione normativa e le caratteristiche sostanziali della moneta elettronica, affrontando anche la questione della sua qualificazione come un vero e proprio genere monetario; inoltre, si delinea l’evoluzione della disciplina degli Istituti di moneta elettronica e nell’ultimo paragrafo si propongono alcune considerazioni conclusive.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/64200
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