Il confronto con la Pop art che Dino Buzzati intrattiene nella prima metà degli anni Sessanta rappresenta per lo scrittore e giornalista una fruttuosa opportunità di ampliamento della conoscenza dell’arte contemporanea, di messa a fuoco delle proprie convinzioni estetiche, e di stimolo per l’attività pittorica uscita di recente alla luce pubblica e ora in forte accelerazione. L’incontro con le provocatorie sperimentazioni dei giovani artisti statunitensi incide altresì profondamente sulla sua esperienza di «cronista d’arte» iniziata nel 1949, in vigoroso sviluppo soprattutto dopo il conseguimento nel giugno del 1960 dell’incarico di inviato per il «Corriere d’Informazione» alla Biennale di Venezia, e che troverà illustre coronamento nell’ottobre del 1967 con la nomina a responsabile dell’arte per il «Corriere della Sera». I reportage buzzatiani degli anni Sessanta sulle «vernici» delle mostre pubbliche e private, sulle visite presso gli studi degli artisti, a Milano, in Italia e all’estero – in particolare a Parigi e a New York – pubblicati sui due quotidiani milanesi costituiscono una preziosa specola attraverso cui l’evoluzione dei sistemi socio-culturali della metà del Novecento italiano e internazionale si manifesta con nitidezza, dovizia di informazioni e icasticità rappresentativa ascrivibili al doppio ruolo di testimone autorevole e di attore coinvolto – il giornalista da un lato, l’autore e pittore dall’altro – che Buzzati esercita nei confronti delle industrie culturali del tempo. Gli scritti sulla Pop art sono oltremodo esemplari perché si collocano in un periodo di intensi sommovimenti e alterazioni di equilibri tanto nel campo artistico quanto nella biografia buzzatiana, e ne recano tracce vistose.

«Materiale interessante. Estremamente. Siamo alla frontiera»: Dino Buzzati tra avanguardia e Pop art

Sini, Stefania Irene
2024-01-01

Abstract

Il confronto con la Pop art che Dino Buzzati intrattiene nella prima metà degli anni Sessanta rappresenta per lo scrittore e giornalista una fruttuosa opportunità di ampliamento della conoscenza dell’arte contemporanea, di messa a fuoco delle proprie convinzioni estetiche, e di stimolo per l’attività pittorica uscita di recente alla luce pubblica e ora in forte accelerazione. L’incontro con le provocatorie sperimentazioni dei giovani artisti statunitensi incide altresì profondamente sulla sua esperienza di «cronista d’arte» iniziata nel 1949, in vigoroso sviluppo soprattutto dopo il conseguimento nel giugno del 1960 dell’incarico di inviato per il «Corriere d’Informazione» alla Biennale di Venezia, e che troverà illustre coronamento nell’ottobre del 1967 con la nomina a responsabile dell’arte per il «Corriere della Sera». I reportage buzzatiani degli anni Sessanta sulle «vernici» delle mostre pubbliche e private, sulle visite presso gli studi degli artisti, a Milano, in Italia e all’estero – in particolare a Parigi e a New York – pubblicati sui due quotidiani milanesi costituiscono una preziosa specola attraverso cui l’evoluzione dei sistemi socio-culturali della metà del Novecento italiano e internazionale si manifesta con nitidezza, dovizia di informazioni e icasticità rappresentativa ascrivibili al doppio ruolo di testimone autorevole e di attore coinvolto – il giornalista da un lato, l’autore e pittore dall’altro – che Buzzati esercita nei confronti delle industrie culturali del tempo. Gli scritti sulla Pop art sono oltremodo esemplari perché si collocano in un periodo di intensi sommovimenti e alterazioni di equilibri tanto nel campo artistico quanto nella biografia buzzatiana, e ne recano tracce vistose.
2024
978-88-99573-64-5
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