Il contributo indaga il concetto di fratellanza e di sororità. Nel primo paragrafo, dalle figure bibliche viene fatta emergere l’immagine di un padre che, nella logica della forza, preannuncia l’ostilità tra fratelli e sorelle, orientati al principio di dominio che il padre incarna e che ne espone il rapporto alla reciproca belligeranza, fomentata dal dispositivo del privilegio (Isacco e Ismaele, Esaù e Giacobbe, Giuseppe e i suoi fratelli, le due figlie di Labano). Alla narrazione biblica si contrappone il messaggio cristico che ai legami di sangue oppone una nuova relazionalità fondata sull’amore, che non conosce forza, potere e possesso e che fa della separazione non più motivo di conflitto, ma premessa di una relazione. Il secondo paragrafo riprende la dinamica biblica indotta dalla separazione divisiva tra il padre e i figli nel pensiero freudiano e nello scavo che questo compie nel saggio L’uomo Mosè e la religione monoteistica. Il terzo paragrafo propone uno sguardo nuovo, un sapere diverso della comunità, che racconta un altro inizio e un’altra storia rispetto a una fratellanza caratterizzata dalla forza e dal conflitto. Al tema dell’origine come soggiogamento originario si accosta una prospettiva diversa, suscitata dal rapporto con una natura madre che genera una soggettività imprevista. Essa trova voce ed espressione incarnata nella mistica femminile a cui è dedicato l’ultimo paragrafo. Come un controcanto o un discanto rispetto al saggio freudiano su Mosè, è presentato il saggio di Simone Weil, I tre figli di Noè, da cui si ricava un’opportunità lasciata poi cadere nella storia della fratellanza. Anche l’esperienza mistica di Teresa d’Ávila rappresenta una valida alternativa alla lettura freudiana dell’origine della Legge paterna. Le sorelle mistiche chiamano a un rinnovamento creativo scevro della forza e indicano un percorso alternativo per ripensare al rapporto con il Padre, un nuovo modo di pensarci figli e figlie, fratelli e sorelle.
Fratelli o sorelle: un aut-aut comunitario
Iolanda Poma
2024-01-01
Abstract
Il contributo indaga il concetto di fratellanza e di sororità. Nel primo paragrafo, dalle figure bibliche viene fatta emergere l’immagine di un padre che, nella logica della forza, preannuncia l’ostilità tra fratelli e sorelle, orientati al principio di dominio che il padre incarna e che ne espone il rapporto alla reciproca belligeranza, fomentata dal dispositivo del privilegio (Isacco e Ismaele, Esaù e Giacobbe, Giuseppe e i suoi fratelli, le due figlie di Labano). Alla narrazione biblica si contrappone il messaggio cristico che ai legami di sangue oppone una nuova relazionalità fondata sull’amore, che non conosce forza, potere e possesso e che fa della separazione non più motivo di conflitto, ma premessa di una relazione. Il secondo paragrafo riprende la dinamica biblica indotta dalla separazione divisiva tra il padre e i figli nel pensiero freudiano e nello scavo che questo compie nel saggio L’uomo Mosè e la religione monoteistica. Il terzo paragrafo propone uno sguardo nuovo, un sapere diverso della comunità, che racconta un altro inizio e un’altra storia rispetto a una fratellanza caratterizzata dalla forza e dal conflitto. Al tema dell’origine come soggiogamento originario si accosta una prospettiva diversa, suscitata dal rapporto con una natura madre che genera una soggettività imprevista. Essa trova voce ed espressione incarnata nella mistica femminile a cui è dedicato l’ultimo paragrafo. Come un controcanto o un discanto rispetto al saggio freudiano su Mosè, è presentato il saggio di Simone Weil, I tre figli di Noè, da cui si ricava un’opportunità lasciata poi cadere nella storia della fratellanza. Anche l’esperienza mistica di Teresa d’Ávila rappresenta una valida alternativa alla lettura freudiana dell’origine della Legge paterna. Le sorelle mistiche chiamano a un rinnovamento creativo scevro della forza e indicano un percorso alternativo per ripensare al rapporto con il Padre, un nuovo modo di pensarci figli e figlie, fratelli e sorelle.File | Dimensione | Formato | |
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