L’incontro fra Lazzaro Spallanzani e la chimica è di datazione incerta. Quando lo studio dei minerali si aggiunge alla costellazione delle sue inchieste, lo scienziato mette al centro della missione naturalistica nelle Due Sicilie (1788) la ricerca sulle lave et similia e ne fa ricco il Museo naturalistico pavese ben oltre gli standard dell’epoca. Ma i vulcani (in eruzione o meno) possono diventare laboratorio creativo di gas e proprio essi producono il combustibile ideale che alimenta in Spallanzani la nuova passione per la chimica pneumatica. Nel racconto che lo scienziato ne pubblicherà il programma è lo studio dell’idrogeno “naturale”, di quello prodotto “dall’arte” (“metallico”), di fluidi elastici ottenuti per fermentazione, nonché il confronto con l’“aria infiammabile delle paludi”, identificata da Alessandro Volta. I diari delle esperienze svolte nelle estati fra 1790 e 1793 dettagliano però, ben meglio dell’opera a stampa, le procedure applicate, gli strumenti utilizzati e i risultati conseguiti. Con le fasi della ricerca, essi illustrano infatti limpidamente la fatica del percorso e l’entusiasmo intatto di uno scienziato che, famoso per i suoi contributi in tutt’altri contesti, non esita ad affrontare un ambito dove si scopre dilettante e si costruisce professionista.

Spallanzani e le arie infiammabili (1789-1793)

Monti Maria Teresa
2024-01-01

Abstract

L’incontro fra Lazzaro Spallanzani e la chimica è di datazione incerta. Quando lo studio dei minerali si aggiunge alla costellazione delle sue inchieste, lo scienziato mette al centro della missione naturalistica nelle Due Sicilie (1788) la ricerca sulle lave et similia e ne fa ricco il Museo naturalistico pavese ben oltre gli standard dell’epoca. Ma i vulcani (in eruzione o meno) possono diventare laboratorio creativo di gas e proprio essi producono il combustibile ideale che alimenta in Spallanzani la nuova passione per la chimica pneumatica. Nel racconto che lo scienziato ne pubblicherà il programma è lo studio dell’idrogeno “naturale”, di quello prodotto “dall’arte” (“metallico”), di fluidi elastici ottenuti per fermentazione, nonché il confronto con l’“aria infiammabile delle paludi”, identificata da Alessandro Volta. I diari delle esperienze svolte nelle estati fra 1790 e 1793 dettagliano però, ben meglio dell’opera a stampa, le procedure applicate, gli strumenti utilizzati e i risultati conseguiti. Con le fasi della ricerca, essi illustrano infatti limpidamente la fatica del percorso e l’entusiasmo intatto di uno scienziato che, famoso per i suoi contributi in tutt’altri contesti, non esita ad affrontare un ambito dove si scopre dilettante e si costruisce professionista.
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