Il saggio vuole essere una prima riflessione sulla recente ripresa della produzione del riso Gigante Vercelli, una varietà creata nel 1936, la cui coltivazione era stata abbandonata a partire dagli anni Sessanta del Novecento. L’ambito territoriale di riferimento è il territorio vercellese, cuore di uno dei più grandi distretti agroindustriali italiani. Oggi la coltivazione di questo riso, che ha la peculiarità di essere per natura resistente al brusone, la malattia fungina più dannosa a livello mondiale, è possibile ovunque, ma l’areale di moltiplicazione della semente è circoscritto al Piemonte. Nel 2018 è stato istituito il Presidio Slow Food riso Gigante Vercelli ed è stato predisposto un disciplinare di produzione molto attento ai temi della sostenibilità. La ricerca, avviata con una esaustiva ricognizione delle fonti a stampa, è proseguita con la raccolta di interviste ai soggetti più direttamente coinvolti nel progetto di rinascita del riso Gigante Vercelli. Le testimonianze raccolte, registrate in video, si sono soffermate sulle ragioni della riproposta, sulle tecniche produttive, sulle criticità che questa operazione di recupero comporta (produzione in purezza del seme e adozione di specifiche pratiche agronomiche). È interessante osservare che i soggetti impegnati nel percorso di recupero del riso Gigante sono riconducibili al sistema dell’agroindustria, che, nel comparto risicolo è stato, negli ultimi decenni, il modello organizzativo e produttivo prevalente. La complessità del mercato del riso di fronte alle sfide della globalizzazione (ad esempio la concorrenza con i grandi produttori asiatici, quali Cambogia e Birmania) ha però fatto sorgere l’esigenza di diversificare la produzione, riscoprire i valori territoriali, valorizzare le produzioni autoctone. Si tratta di una presa di coscienza che il comparto risicolo piemontese ha acquisito, con ogni probabilità, osservando quanto compiuto nei decenni passati dal settore vitivinicolo.

Morte e rinascita di una risorsa sostenibile: le terre d’acqua e il riso Gigante Vercelli

Davide Porporato
2021-01-01

Abstract

Il saggio vuole essere una prima riflessione sulla recente ripresa della produzione del riso Gigante Vercelli, una varietà creata nel 1936, la cui coltivazione era stata abbandonata a partire dagli anni Sessanta del Novecento. L’ambito territoriale di riferimento è il territorio vercellese, cuore di uno dei più grandi distretti agroindustriali italiani. Oggi la coltivazione di questo riso, che ha la peculiarità di essere per natura resistente al brusone, la malattia fungina più dannosa a livello mondiale, è possibile ovunque, ma l’areale di moltiplicazione della semente è circoscritto al Piemonte. Nel 2018 è stato istituito il Presidio Slow Food riso Gigante Vercelli ed è stato predisposto un disciplinare di produzione molto attento ai temi della sostenibilità. La ricerca, avviata con una esaustiva ricognizione delle fonti a stampa, è proseguita con la raccolta di interviste ai soggetti più direttamente coinvolti nel progetto di rinascita del riso Gigante Vercelli. Le testimonianze raccolte, registrate in video, si sono soffermate sulle ragioni della riproposta, sulle tecniche produttive, sulle criticità che questa operazione di recupero comporta (produzione in purezza del seme e adozione di specifiche pratiche agronomiche). È interessante osservare che i soggetti impegnati nel percorso di recupero del riso Gigante sono riconducibili al sistema dell’agroindustria, che, nel comparto risicolo è stato, negli ultimi decenni, il modello organizzativo e produttivo prevalente. La complessità del mercato del riso di fronte alle sfide della globalizzazione (ad esempio la concorrenza con i grandi produttori asiatici, quali Cambogia e Birmania) ha però fatto sorgere l’esigenza di diversificare la produzione, riscoprire i valori territoriali, valorizzare le produzioni autoctone. Si tratta di una presa di coscienza che il comparto risicolo piemontese ha acquisito, con ogni probabilità, osservando quanto compiuto nei decenni passati dal settore vitivinicolo.
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