Tra le misure più significative implementate dal governo italiano per il contenimento dell’epidemia da Covid-19 vi sono state, come noto, la sospensione delle attività didattiche nelle scuole e l’introduzione di modalità di didattica a distanza (DAD). Tale decisione, inizialmente pensata come temporalmente limitata, è stata prorogata più volte nel corso dell’emergenza, determinando infine l’impossibilità di un ritorno in aula prima della fine dell’anno scolastico 2019-20. Dunque, di fatto, tutta la didattica del secondo quadrimestre si è svolta a distanza. L’interruzione dei servizi scolastici nella loro forma standard ha avuto un forte impatto su studenti, famiglie e docenti, chiamati a confrontarsi in modo imprevisto con nuove modalità di erogazione e fruizione di contenuti mediati da piattaforme tecnologiche, in assenza di un quadro di riferimento (normativo, operativo, pedagogico, professionale...) chiaro e condiviso. Il contributo che proponiamo intende approfondire questi aspetti, concentrandosi sull’impatto che l’implementazione forzata della DAD ha avuto sul lavoro degli insegnanti. Utilizzando gli strumenti teorico-analitici della sociologia delle professioni, e in particolare facendo riferimento agli studi sulla riconfigurazione delle professioni in condizioni di emergenza e post-disastro, analizzeremo le forme concrete di organizzazione del lavoro sperimentate nella scuola italiana con la DAD. Nel dettaglio, il contributo si concentra sul cambiamento che ha investito il lavoro degli insegnanti sia in termini quantitativi – come è cambiata la mole di lavoro e la sua articolazione – sia in termini qualitativi, con l’affermazione di nuove metodologie didattiche e il parziale o totale abbandono di altre. Uno spazio specifico di analisi è dedicato, inoltre, al rapporto con la tecnologia, all’utilizzo degli strumenti digitali e alla misura in cui la mediazione delle piattaforme ha contribuito a riconfigurare i metodi di insegnamento. L’intera analisi, oltre a evidenziare sfumature e differenze che caratterizzano diverse tipologie di insegnanti, è stata condotta con una specifica attenzione al confronto territoriale e alle differenze tra i diversi gradi di istituzione scolastica. Il contributo si avvale di materiale empirico originale raccolto tra Aprile e Maggio 2020 tramite web survey. Nel dettaglio, gli autori hanno somministrato a un ampio campione auto-selezionato di insegnanti di scuola primaria e secondaria (oltre 2.000 rispondenti) un questionario volto a indagare l’impatto della DAD sulla professione, le difficoltà emerse, le sfide affrontate e i nodi irrisolti. I risultati di questa indagine mostrano, anzitutto, una forte difficoltà iniziale degli insegnanti in ragione del fatto che solo uno su quattro aveva già un’esperienza di DAD. Lo studio evidenzia, inoltre, una notevole intensificazione del carico di lavoro in tutti i suoi aspetti essenziali: dalla preparazione delle lezioni, allo svolgimento delle stesse, fino alle attività connesse con la verifica degli apprendimenti, che hanno rappresentato l’aspetto maggiormente critico da riorganizzazione e gestire. Lo studio mette in luce, però, anche degli aspetti positivi legati alla situazione emergenziale. Per gli insegnanti intervistati, infatti, la DAD ha rappresentato comunque un importante momento formativo e l’occasione per socializzare con le tecnologie digitali. Inoltre, la netta maggioranza del campione ritiene di essere riuscita, attraverso la DAD, a dare il proprio contributo alla società per affrontare la fase di emergenza.
Insegnare durante l’emergenza Covid-19. La didattica a distanza nella fase di lockdown
Domenico Carbone
;
2021-01-01
Abstract
Tra le misure più significative implementate dal governo italiano per il contenimento dell’epidemia da Covid-19 vi sono state, come noto, la sospensione delle attività didattiche nelle scuole e l’introduzione di modalità di didattica a distanza (DAD). Tale decisione, inizialmente pensata come temporalmente limitata, è stata prorogata più volte nel corso dell’emergenza, determinando infine l’impossibilità di un ritorno in aula prima della fine dell’anno scolastico 2019-20. Dunque, di fatto, tutta la didattica del secondo quadrimestre si è svolta a distanza. L’interruzione dei servizi scolastici nella loro forma standard ha avuto un forte impatto su studenti, famiglie e docenti, chiamati a confrontarsi in modo imprevisto con nuove modalità di erogazione e fruizione di contenuti mediati da piattaforme tecnologiche, in assenza di un quadro di riferimento (normativo, operativo, pedagogico, professionale...) chiaro e condiviso. Il contributo che proponiamo intende approfondire questi aspetti, concentrandosi sull’impatto che l’implementazione forzata della DAD ha avuto sul lavoro degli insegnanti. Utilizzando gli strumenti teorico-analitici della sociologia delle professioni, e in particolare facendo riferimento agli studi sulla riconfigurazione delle professioni in condizioni di emergenza e post-disastro, analizzeremo le forme concrete di organizzazione del lavoro sperimentate nella scuola italiana con la DAD. Nel dettaglio, il contributo si concentra sul cambiamento che ha investito il lavoro degli insegnanti sia in termini quantitativi – come è cambiata la mole di lavoro e la sua articolazione – sia in termini qualitativi, con l’affermazione di nuove metodologie didattiche e il parziale o totale abbandono di altre. Uno spazio specifico di analisi è dedicato, inoltre, al rapporto con la tecnologia, all’utilizzo degli strumenti digitali e alla misura in cui la mediazione delle piattaforme ha contribuito a riconfigurare i metodi di insegnamento. L’intera analisi, oltre a evidenziare sfumature e differenze che caratterizzano diverse tipologie di insegnanti, è stata condotta con una specifica attenzione al confronto territoriale e alle differenze tra i diversi gradi di istituzione scolastica. Il contributo si avvale di materiale empirico originale raccolto tra Aprile e Maggio 2020 tramite web survey. Nel dettaglio, gli autori hanno somministrato a un ampio campione auto-selezionato di insegnanti di scuola primaria e secondaria (oltre 2.000 rispondenti) un questionario volto a indagare l’impatto della DAD sulla professione, le difficoltà emerse, le sfide affrontate e i nodi irrisolti. I risultati di questa indagine mostrano, anzitutto, una forte difficoltà iniziale degli insegnanti in ragione del fatto che solo uno su quattro aveva già un’esperienza di DAD. Lo studio evidenzia, inoltre, una notevole intensificazione del carico di lavoro in tutti i suoi aspetti essenziali: dalla preparazione delle lezioni, allo svolgimento delle stesse, fino alle attività connesse con la verifica degli apprendimenti, che hanno rappresentato l’aspetto maggiormente critico da riorganizzazione e gestire. Lo studio mette in luce, però, anche degli aspetti positivi legati alla situazione emergenziale. Per gli insegnanti intervistati, infatti, la DAD ha rappresentato comunque un importante momento formativo e l’occasione per socializzare con le tecnologie digitali. Inoltre, la netta maggioranza del campione ritiene di essere riuscita, attraverso la DAD, a dare il proprio contributo alla società per affrontare la fase di emergenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.