La novella degli scacchi (Schachnovelle, 1941), ultimo testo redatto in Brasile prima del suicidio dall’esule austriaco Stefan Zweig, narra la vicenda del colto e raffinato dott. B. che, in viaggio su un piroscafo da New York a Buenos Aires, sfida a scacchi il rozzo e ignorante campione del mondo Czentovic. Riaffiora così in B. il ricordo dell’incarcerazione ad opera della Gestapo; durante i mesi di reclusione proprio un manuale di scacchi è stato l’unico legame con il mondo, ma anche l’involontario viatico per la follia. Se la traversata per mare – topos letterario dello sradicamento con una profonda valenza liminale – e la prigionia di B. richiamano in maniera più evidente l’esperienza dell’esilio, è però l’intera novella a fondarsi sul concetto di confine, tematizzandolo a molteplici livelli: psicologico (la labile linea di demarcazione fra salute e malattia, la scissione interiore di B.), linguistico (l’incomunicabilità, la lingua cifrata degli scacchi, la sperata funzione salvifica del linguaggio poetico), narrativo (l’incorniciatura e le frontiere interne al testo) e spaziale (il progressivo restringimento dello spazio di agibilità esistenziale che rinvia allo sradicamento). La narrazione è dunque attraversata da numerose linee di demarcazione, riconducibili alla dicotomia bene vs. male simboleggiata proprio dai quadrati bianchi e neri della scacchiera. Al termine della novella, ogni tentativo di valicare i confini, di ricollegare ‘prima’ e ‘dopo’, ‘al di qua’ e ‘al di là’, ‘io’ e ‘mondo’ risulta però illusorio: sanare l’anima di B., lacerata dal totalitarismo e dall’emigrazione, è molto difficile; porre fine all’esilio di Zweig è invece del tutto impossibile, poiché quel ‘mondo di ieri’, che l’artista rimpiange e che dà il titolo alla sua autobiografia (Die Welt von Gestern, 1944), non esiste più, spazzato via dall’orrore della storia e dalla disumanità.

Esilio, frontiere e confini in «La novella degli scacchi» di Stefan Zweig

GIOVANNINI E
2015-01-01

Abstract

La novella degli scacchi (Schachnovelle, 1941), ultimo testo redatto in Brasile prima del suicidio dall’esule austriaco Stefan Zweig, narra la vicenda del colto e raffinato dott. B. che, in viaggio su un piroscafo da New York a Buenos Aires, sfida a scacchi il rozzo e ignorante campione del mondo Czentovic. Riaffiora così in B. il ricordo dell’incarcerazione ad opera della Gestapo; durante i mesi di reclusione proprio un manuale di scacchi è stato l’unico legame con il mondo, ma anche l’involontario viatico per la follia. Se la traversata per mare – topos letterario dello sradicamento con una profonda valenza liminale – e la prigionia di B. richiamano in maniera più evidente l’esperienza dell’esilio, è però l’intera novella a fondarsi sul concetto di confine, tematizzandolo a molteplici livelli: psicologico (la labile linea di demarcazione fra salute e malattia, la scissione interiore di B.), linguistico (l’incomunicabilità, la lingua cifrata degli scacchi, la sperata funzione salvifica del linguaggio poetico), narrativo (l’incorniciatura e le frontiere interne al testo) e spaziale (il progressivo restringimento dello spazio di agibilità esistenziale che rinvia allo sradicamento). La narrazione è dunque attraversata da numerose linee di demarcazione, riconducibili alla dicotomia bene vs. male simboleggiata proprio dai quadrati bianchi e neri della scacchiera. Al termine della novella, ogni tentativo di valicare i confini, di ricollegare ‘prima’ e ‘dopo’, ‘al di qua’ e ‘al di là’, ‘io’ e ‘mondo’ risulta però illusorio: sanare l’anima di B., lacerata dal totalitarismo e dall’emigrazione, è molto difficile; porre fine all’esilio di Zweig è invece del tutto impossibile, poiché quel ‘mondo di ieri’, che l’artista rimpiange e che dà il titolo alla sua autobiografia (Die Welt von Gestern, 1944), non esiste più, spazzato via dall’orrore della storia e dalla disumanità.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/105869
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