Nel 1940 la Radio Tedesca raccoglie numerosi canti di guerra contemporanei che pubblica, con testo e partitura, in tre fascicoli intitolati Das Lied der Front (Il canto del fronte). Composti da soldati e destinati ai loro commilitoni, questi esempi del genere popolare, esaltato dal Terzo Reich, sintetizzano la devozione, il patriottismo, il senso della comunità e l’eroismo che la pedagogia e la propaganda nazionalsocialiste inculcano nei giovani tedeschi sin dall’infanzia (cfr. Erika Mann). Un ruolo essenziale è svolto dalla dicotomia io vs. non-io, che qui ci proponiamo di indagare poiché richiama diversi aspetti culturali e ideologici del Nazionalsocialismo. L’io-soldato si autorappresenta in linea con l’immagine maschile promossa in Mein Kampf e si pone come parte di un wir (noi) organico, efficiente e tecnologico, riconducibile sia alla dimensione corale bellica (i valorosi «Kameraden»), sia a quella nazionalistica (il popolo tedesco). Il non-io assume invece una duplice veste: o si identifica in una figura femminile tedesca (l’innamorata), che rinvia all’ambito affettivo-domestico in cui il Nazionalsocialismo relega la donna, oppure nel nemico straniero (polacco, inglese, francese), sminuito, destinato alla sconfitta, «costruito» (U. Eco) non su base biologico-razziale, bensì politico-nazionale. Lo studio dei canti di guerra nazionalsocialisti si rivela dunque particolarmente interessante poiché, attraverso un ritmo e un lessico ripetitivi, semplici e popolari, questi Volksieder offrono immagini ed esperienze dell’alterità fortemente influenzate dalla realtà bellica, dalla propaganda e dall’ideologia hitleriana.

Camerati, nemici e figure femminili nei canti di guerra nazionalsocialisti

GIOVANNINI E
2017-01-01

Abstract

Nel 1940 la Radio Tedesca raccoglie numerosi canti di guerra contemporanei che pubblica, con testo e partitura, in tre fascicoli intitolati Das Lied der Front (Il canto del fronte). Composti da soldati e destinati ai loro commilitoni, questi esempi del genere popolare, esaltato dal Terzo Reich, sintetizzano la devozione, il patriottismo, il senso della comunità e l’eroismo che la pedagogia e la propaganda nazionalsocialiste inculcano nei giovani tedeschi sin dall’infanzia (cfr. Erika Mann). Un ruolo essenziale è svolto dalla dicotomia io vs. non-io, che qui ci proponiamo di indagare poiché richiama diversi aspetti culturali e ideologici del Nazionalsocialismo. L’io-soldato si autorappresenta in linea con l’immagine maschile promossa in Mein Kampf e si pone come parte di un wir (noi) organico, efficiente e tecnologico, riconducibile sia alla dimensione corale bellica (i valorosi «Kameraden»), sia a quella nazionalistica (il popolo tedesco). Il non-io assume invece una duplice veste: o si identifica in una figura femminile tedesca (l’innamorata), che rinvia all’ambito affettivo-domestico in cui il Nazionalsocialismo relega la donna, oppure nel nemico straniero (polacco, inglese, francese), sminuito, destinato alla sconfitta, «costruito» (U. Eco) non su base biologico-razziale, bensì politico-nazionale. Lo studio dei canti di guerra nazionalsocialisti si rivela dunque particolarmente interessante poiché, attraverso un ritmo e un lessico ripetitivi, semplici e popolari, questi Volksieder offrono immagini ed esperienze dell’alterità fortemente influenzate dalla realtà bellica, dalla propaganda e dall’ideologia hitleriana.
2017
978-88-97530-92-3
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