Le ricorrenti epifanie del termine “crisi” nella riflessione giuridica contemporanea (e in quella penalistica in modo particolare) possono essere intese come il segno del progressivo tramonto del «paradigma giuridico moderno» e della conseguente apertura di una nuova fase della scienza giuridica che, seguendo il modello delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn, possiamo chiamare «scienza straordinaria». In questa fase, due strategie si fronteggiano all’interno della comunità scientifica. La prima, di gran lunga maggioritaria, reagisce alle sempre più numerose anomalie del vecchio paradigma con i tradizionali strumenti concettuali e con la «mitologia» giuridica che continua, nonostante tutto, ad alimentarlo. Per conciliare la mappa teorica con la realtà che la smentisce vengono formulate delle «ipotesi ad hoc» che rendono il paradigma sempre più complicato e incapace di fornire un utile modello di problemi e di soluzioni. A questa strategia se ne affianca un’altra – all’inizio decisamente minoritaria – che, alla luce di nuove premesse teoriche e di diversi immaginari giuridici, comincia a formulare ipotesi teoriche alternative dalle quali emergerà poi un nuovo paradigma scientifico. Già da qualche lustro, sulla scena penalistica si fronteggiano analoghe strategie (l’Autore ricorda un recente esempio d’ipotesi ad hoc, la sentenza 49/2015 della Corte costituzionale sulla confisca urbanistica) che rischiano ora (con l’ormai celeberrimo caso Taricco) di provocare un primo, formale, scontro – che l’Autore considera inopportuno – tra vecchio e nuovo paradigma, di cui le due Corti europee sono i principali artefici.

Il giudice al tempo dello scontro tra paradigmi

VOGLIOTTI, MASSIMO
2016-01-01

Abstract

Le ricorrenti epifanie del termine “crisi” nella riflessione giuridica contemporanea (e in quella penalistica in modo particolare) possono essere intese come il segno del progressivo tramonto del «paradigma giuridico moderno» e della conseguente apertura di una nuova fase della scienza giuridica che, seguendo il modello delle rivoluzioni scientifiche di Thomas Kuhn, possiamo chiamare «scienza straordinaria». In questa fase, due strategie si fronteggiano all’interno della comunità scientifica. La prima, di gran lunga maggioritaria, reagisce alle sempre più numerose anomalie del vecchio paradigma con i tradizionali strumenti concettuali e con la «mitologia» giuridica che continua, nonostante tutto, ad alimentarlo. Per conciliare la mappa teorica con la realtà che la smentisce vengono formulate delle «ipotesi ad hoc» che rendono il paradigma sempre più complicato e incapace di fornire un utile modello di problemi e di soluzioni. A questa strategia se ne affianca un’altra – all’inizio decisamente minoritaria – che, alla luce di nuove premesse teoriche e di diversi immaginari giuridici, comincia a formulare ipotesi teoriche alternative dalle quali emergerà poi un nuovo paradigma scientifico. Già da qualche lustro, sulla scena penalistica si fronteggiano analoghe strategie (l’Autore ricorda un recente esempio d’ipotesi ad hoc, la sentenza 49/2015 della Corte costituzionale sulla confisca urbanistica) che rischiano ora (con l’ormai celeberrimo caso Taricco) di provocare un primo, formale, scontro – che l’Autore considera inopportuno – tra vecchio e nuovo paradigma, di cui le due Corti europee sono i principali artefici.
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