Il saggio presenta e discute le tesi del filosofo francese Jacques Rancière intorno allo “spettatore emancipato”, contestualizzandole in un panorama contemporaneo che si avvia a superare il paradigma storico della spettatorialità teatrale a favore di una più generale chiamata alla partecipazione e alla collaborazione. Si tratta di un paradigma “attivista” che dal performer viene esteso anche a quello che era stato lo spettatore. Mentre Rancière intende dimostrare che tale offerta di emancipazione democratica, tutt’altro che nuova nel teatro moderno occidentale, è sospetta, poiché presuppone una prioritaria passività o almeno un subordinato grado di attività, il saggio propone una ricognizione delle “partizioni” e divisioni estetico-politiche che segnano la differenza tra performer e spettatore sulla scorta di altri testi rancièriani. In particolare, lo scandalo del teatro potrebbe essere individuato nello spettatore in quanto “Demos”, un’istanza che irrompe nel teatro portandovi la qualunquità del suo imprevisto anonimato. L’interesse per il destino dello spettatore e per la sua paradossale soggettività politica ci riporta in modo radicalmente inaspettato allo scandalo democratico: un potere dato a chi non ha alcun titolo preventivo per esercitarlo. Così come il Demos è lo scandalo della democrazia, così lo spettatore lo è nel teatro.

"Lo scandalo dello spettatore. Teatro e democrazia secondo Jacques Ranciere"

PUSTIANAZ, Marco
2016-01-01

Abstract

Il saggio presenta e discute le tesi del filosofo francese Jacques Rancière intorno allo “spettatore emancipato”, contestualizzandole in un panorama contemporaneo che si avvia a superare il paradigma storico della spettatorialità teatrale a favore di una più generale chiamata alla partecipazione e alla collaborazione. Si tratta di un paradigma “attivista” che dal performer viene esteso anche a quello che era stato lo spettatore. Mentre Rancière intende dimostrare che tale offerta di emancipazione democratica, tutt’altro che nuova nel teatro moderno occidentale, è sospetta, poiché presuppone una prioritaria passività o almeno un subordinato grado di attività, il saggio propone una ricognizione delle “partizioni” e divisioni estetico-politiche che segnano la differenza tra performer e spettatore sulla scorta di altri testi rancièriani. In particolare, lo scandalo del teatro potrebbe essere individuato nello spettatore in quanto “Demos”, un’istanza che irrompe nel teatro portandovi la qualunquità del suo imprevisto anonimato. L’interesse per il destino dello spettatore e per la sua paradossale soggettività politica ci riporta in modo radicalmente inaspettato allo scandalo democratico: un potere dato a chi non ha alcun titolo preventivo per esercitarlo. Così come il Demos è lo scandalo della democrazia, così lo spettatore lo è nel teatro.
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