La riflessione sul non detto percorre tutti gli scritti di Michail Bachtin ed è parte costitutiva della filosofia del dialogo che il pensatore russo va edificando dagli anni Venti agli anni Settanta del Novecento. Nelle diverse sfere disciplinari in cui si inscrive, e accogliendo suggerimenti fondamentali dalle letture che via via la informano, come per esempio i lavori di Otto Bollnow, tale riflessione produce esiti teorici e metodologici sufficientemente ampi da poterne ricavare una fenomenologia del silenzio e delle sue potenzialità figurali. L’esame del ruolo pragmatico della pausa fra le enunciazioni nei saggi di linguistica; il nesso tra silenzio e autoaffermazione e la definizione del silenzio come maschera in relazione alla posizione autoriale; i rilievi sulle due parole russe umolčanie (“tacere”: silenzio come assenza di parola) – e tišina (“quiete”: silenzio come assenza di suono): ecco alcuni luoghi di riflessione in cui il non detto in quanto forma retorico-espressiva rivela la sua pregnanza ermeneutica. Mikhail Bakhtin: hush and quiet. Dialogical harmonies and figural emanations Meditation on the ‘unsaid’ informs the entire oeuvre of Michail Bachtin and plays a crucial part in the development of that philosophy of dialogue which the Russian thinker elaborated starting from the 1920s and well into the 1970s. By incorporating suggestions from his sources – as for example Otto Bollnow – Bakhtin’s meditation yields a wide range of theoretical and methodological tools in all the different disciplines that it deals with, to such a degree that systematization into a phenomenology of silence and its figural potentialities might be safely attempted. Close examination of the functional role played by pauses between enunciations which feature in essays on linguistics; the link between silence and self-affirmation and the interpretation of silence as disguise with respect ti the authorial position; notes on the Russian words umolchanie (“hush”: silence as absence of words ) – and tishina (“quiet”: silence as absence of sound): these are just few instances where the ‘unsaid’, seen as rhetorical device, reveals its hermeneutical value.

Michail Bachtin: il silenzio e il tacere. Armoniche dialogiche e irradiazioni figurali

SINI, Stefania Irene
2015-01-01

Abstract

La riflessione sul non detto percorre tutti gli scritti di Michail Bachtin ed è parte costitutiva della filosofia del dialogo che il pensatore russo va edificando dagli anni Venti agli anni Settanta del Novecento. Nelle diverse sfere disciplinari in cui si inscrive, e accogliendo suggerimenti fondamentali dalle letture che via via la informano, come per esempio i lavori di Otto Bollnow, tale riflessione produce esiti teorici e metodologici sufficientemente ampi da poterne ricavare una fenomenologia del silenzio e delle sue potenzialità figurali. L’esame del ruolo pragmatico della pausa fra le enunciazioni nei saggi di linguistica; il nesso tra silenzio e autoaffermazione e la definizione del silenzio come maschera in relazione alla posizione autoriale; i rilievi sulle due parole russe umolčanie (“tacere”: silenzio come assenza di parola) – e tišina (“quiete”: silenzio come assenza di suono): ecco alcuni luoghi di riflessione in cui il non detto in quanto forma retorico-espressiva rivela la sua pregnanza ermeneutica. Mikhail Bakhtin: hush and quiet. Dialogical harmonies and figural emanations Meditation on the ‘unsaid’ informs the entire oeuvre of Michail Bachtin and plays a crucial part in the development of that philosophy of dialogue which the Russian thinker elaborated starting from the 1920s and well into the 1970s. By incorporating suggestions from his sources – as for example Otto Bollnow – Bakhtin’s meditation yields a wide range of theoretical and methodological tools in all the different disciplines that it deals with, to such a degree that systematization into a phenomenology of silence and its figural potentialities might be safely attempted. Close examination of the functional role played by pauses between enunciations which feature in essays on linguistics; the link between silence and self-affirmation and the interpretation of silence as disguise with respect ti the authorial position; notes on the Russian words umolchanie (“hush”: silence as absence of words ) – and tishina (“quiet”: silence as absence of sound): these are just few instances where the ‘unsaid’, seen as rhetorical device, reveals its hermeneutical value.
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