Dopo che i geografi hanno studiato i processi di interazione culturale e l’insediamento dei migranti in varie realtà del nostro Paese - per circa un ventennio in cui la congiuntura economica ne ha favorito l’arrivo - la crisi di questi anni ci suggerisce di mutare le prospettive delle nostre ricerche. Oggi occorre infatti riflettere innanzi tutto sia sui problemi connessi alla crescita della disoccupazione, del lavoro precario e di quello irregolare tra i “primi migranti”, sia sulle sempre più difficili prospettive di inserimento professionale delle “seconde generazioni” composte da giovani i quali hanno frequentato, spesso con profitto, le nostre scuole dove si insegna che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” (art. 1 della Costituzione) . Un altro tema su cui riflettere riguarda le cause e le conseguenze sia del rallentamento degli arrivi dai Paesi a forte pressione migratoria, sia del trasferimento all’estero dei migranti oppure del loro rientro, definitivo o temporaneo, in patria. Non solo gli stranieri lasciano l’Italia, ma sono costretti ad andarsene anche coloro che “vogliono restare” e che stanno riscoprendo le difficoltà connesse all’emigrazione per motivi economici alla quale hanno dovuto far ricorso le generazioni precedenti. Occorrerebbe riflettere con attenzione anche sul problema della casa - aggravato sia dall’aumento del rischio di insolvenza dei sempre più numerosi locatari e mutuatari che hanno perso il lavoro, sia da non sempre giustificate restrizioni del credito operate dalle banche - con conseguente perdita dell’alloggio anche da parte di famiglie ormai radicate in Italia.

Migrazioni, crisi economica e vulnerabilità sociale. Riflessioni sulla situazione attuale in vista di nuove ricerche

BRUSA, Carlo Angelo
2013-01-01

Abstract

Dopo che i geografi hanno studiato i processi di interazione culturale e l’insediamento dei migranti in varie realtà del nostro Paese - per circa un ventennio in cui la congiuntura economica ne ha favorito l’arrivo - la crisi di questi anni ci suggerisce di mutare le prospettive delle nostre ricerche. Oggi occorre infatti riflettere innanzi tutto sia sui problemi connessi alla crescita della disoccupazione, del lavoro precario e di quello irregolare tra i “primi migranti”, sia sulle sempre più difficili prospettive di inserimento professionale delle “seconde generazioni” composte da giovani i quali hanno frequentato, spesso con profitto, le nostre scuole dove si insegna che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” (art. 1 della Costituzione) . Un altro tema su cui riflettere riguarda le cause e le conseguenze sia del rallentamento degli arrivi dai Paesi a forte pressione migratoria, sia del trasferimento all’estero dei migranti oppure del loro rientro, definitivo o temporaneo, in patria. Non solo gli stranieri lasciano l’Italia, ma sono costretti ad andarsene anche coloro che “vogliono restare” e che stanno riscoprendo le difficoltà connesse all’emigrazione per motivi economici alla quale hanno dovuto far ricorso le generazioni precedenti. Occorrerebbe riflettere con attenzione anche sul problema della casa - aggravato sia dall’aumento del rischio di insolvenza dei sempre più numerosi locatari e mutuatari che hanno perso il lavoro, sia da non sempre giustificate restrizioni del credito operate dalle banche - con conseguente perdita dell’alloggio anche da parte di famiglie ormai radicate in Italia.
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