Il saggio proposto nelle pagine di questo catalogo riassume le ricerche condotte nell’ambito del progetto regionale MEMIP Medieval Enamels, Metalworks and Ivories in Piedmont, che vanno a integrare quelle iniziate nel 2008 sulla comparazione di dati analitici di opere appartenenti alla produzione limosina del XIII secolo1. Questo lavoro si inserisce in modo complementare a precedenti studi realizzati per questa categoria di materiali, quella degli smalti medievali su metallo, e prende in considerazione la ricca collezione del Museo Civico d’Arte Antica di Torino, quelli presenti nella chiesa di San Sebastiano a Biella e nei musei di Vercelli e Aosta, e infine i medaglioni della collezione Larcade conservata al Musée du Louvre di Parigi. Questo studio presenta però alcune sostanziali differenze rispetto a quanto già descritto nella letteratura esistente su queste opere. Prima tra tutte quella dell’aver applicato per la determinazione delle composizioni chimiche e delle caratteristiche morfologico-strutturali dei manufatti, un protocollo analitico totalmente non invasivo, potenzialmente scalabile su tutte le opere conservate a livello museale, che non prevede la rischiosa asportazione di parti da oggetti, quali gli smalti, estremamente fragili e, molto spesso, in delicato stato di conservazione. La metodologia proposta si basa su differenti livelli di misurazione che partono dall’osservazione microscopica degli oggetti (MO), all’analisi colorimetrica e di riflettanza UV-visibile (FORS), per confluire nell’analisi chimica per mezzo della fluorescenza di raggi X (XRF). L’analisi degli oggetti presentati in questo catalogo offre la possibilità di definire in maniera statisticamente più articolata le differenze tra le varie produzioni di smalti realizzati nelle botteghe di Limoges. Sarebbe riduttivo e quanto mai semplicistico limitare la composizione di detti materiali a classi macroscopiche che definiscano nette suddivisioni soprattutto sulla dimensione composizionale. È infatti difficile, in un periodo quale quello del XIII secolo, incasellare in maniera troppo rigida delle composizioni “tipiche”, quando si è in un contesto di mutazione nelle metodologie di sintesi e soprattutto in una notoria fase di riciclo di vetro di periodi precedenti. Si rivela quindi necessario sottolineare che sebbene Limoges fosse un importante centro nella produzione di oggetti in smalto, la difficoltà propria del periodo nella lavorazione e nel reperimento delle materie prime, portava a un frequente uso di oggetti semilavorati (o di recupero) di epoche più antiche. I risultati qui esposti cercheranno di rispondere ad alcune questioni legate alla definizione di marcatori che siano in grado di definire la collocazione storica delle opere descritte nel presente catalogo, rispondendo da un lato alle richieste di carattere storiografico legate all’autenticazione e ai trasferimenti geografici delle opere d’arte, dall’altro introducendo nuove problematiche legate a una maggiore differenziazione dei singoli oggetti in funzione del diverso colore, degli smalti o dei metalli utilizzati. Da non trascurare poi il movimento di revival otto-novecentesco, con una ricca proliferazione di copie che, come si potrà vedere, presentano differenze composizionali tali da arricchire, per questa tipologia di oggetti, la discussione sulle tecniche di produzione post-medievali.

Analisi non invasive sugli smalti limosini medievali di Palazzo Madama

ACETO, Maurizio;
2014-01-01

Abstract

Il saggio proposto nelle pagine di questo catalogo riassume le ricerche condotte nell’ambito del progetto regionale MEMIP Medieval Enamels, Metalworks and Ivories in Piedmont, che vanno a integrare quelle iniziate nel 2008 sulla comparazione di dati analitici di opere appartenenti alla produzione limosina del XIII secolo1. Questo lavoro si inserisce in modo complementare a precedenti studi realizzati per questa categoria di materiali, quella degli smalti medievali su metallo, e prende in considerazione la ricca collezione del Museo Civico d’Arte Antica di Torino, quelli presenti nella chiesa di San Sebastiano a Biella e nei musei di Vercelli e Aosta, e infine i medaglioni della collezione Larcade conservata al Musée du Louvre di Parigi. Questo studio presenta però alcune sostanziali differenze rispetto a quanto già descritto nella letteratura esistente su queste opere. Prima tra tutte quella dell’aver applicato per la determinazione delle composizioni chimiche e delle caratteristiche morfologico-strutturali dei manufatti, un protocollo analitico totalmente non invasivo, potenzialmente scalabile su tutte le opere conservate a livello museale, che non prevede la rischiosa asportazione di parti da oggetti, quali gli smalti, estremamente fragili e, molto spesso, in delicato stato di conservazione. La metodologia proposta si basa su differenti livelli di misurazione che partono dall’osservazione microscopica degli oggetti (MO), all’analisi colorimetrica e di riflettanza UV-visibile (FORS), per confluire nell’analisi chimica per mezzo della fluorescenza di raggi X (XRF). L’analisi degli oggetti presentati in questo catalogo offre la possibilità di definire in maniera statisticamente più articolata le differenze tra le varie produzioni di smalti realizzati nelle botteghe di Limoges. Sarebbe riduttivo e quanto mai semplicistico limitare la composizione di detti materiali a classi macroscopiche che definiscano nette suddivisioni soprattutto sulla dimensione composizionale. È infatti difficile, in un periodo quale quello del XIII secolo, incasellare in maniera troppo rigida delle composizioni “tipiche”, quando si è in un contesto di mutazione nelle metodologie di sintesi e soprattutto in una notoria fase di riciclo di vetro di periodi precedenti. Si rivela quindi necessario sottolineare che sebbene Limoges fosse un importante centro nella produzione di oggetti in smalto, la difficoltà propria del periodo nella lavorazione e nel reperimento delle materie prime, portava a un frequente uso di oggetti semilavorati (o di recupero) di epoche più antiche. I risultati qui esposti cercheranno di rispondere ad alcune questioni legate alla definizione di marcatori che siano in grado di definire la collocazione storica delle opere descritte nel presente catalogo, rispondendo da un lato alle richieste di carattere storiografico legate all’autenticazione e ai trasferimenti geografici delle opere d’arte, dall’altro introducendo nuove problematiche legate a una maggiore differenziazione dei singoli oggetti in funzione del diverso colore, degli smalti o dei metalli utilizzati. Da non trascurare poi il movimento di revival otto-novecentesco, con una ricca proliferazione di copie che, come si potrà vedere, presentano differenze composizionali tali da arricchire, per questa tipologia di oggetti, la discussione sulle tecniche di produzione post-medievali.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Catalogo Smalti 2014 - Analisi non invasive sugli smalti limosini medievali.pdf

file disponibile solo agli amministratori

Tipologia: Altro materiale allegato
Licenza: DRM non definito
Dimensione 2.08 MB
Formato Adobe PDF
2.08 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/50966
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact