Il libro «La memoria dei luoghi. Gli storici locali in Piemonte tra Ottocento e Novecento», esito di un’ampia ricerca sui territori di Piemonte e Valle d’Aosta, si sviluppa in quattro parti, ciascuna delle quali riflette uno specifico aspetto dello studio della storia locale. La prima sezione – Territori e storiografie locali: la molteplicità di una regione – comprende sei saggi che analizzano gli storici attivi in specifici territori piemontesi, prestando una particolare attenzione alla storiografia locale delle valli alpine. Nella seconda parte del libro – La storia locale: un genere per molti professionisti – sono stati raggruppati una serie di contributi che presentano la vita e l’opera di autori che si sono avvicinati alla storia locale provenendo da estrazioni sociali e da percorsi professionali molto differenti: medici, giuristi, tipografi, impiegati, amministratori pubblici, nobili, ecc. Una pluralità di esperienze che convergono tutte verso la storia locale: un impegno culturale che accomuna tra loro persone che nella vita operavano negli ambiti più disparati e per i quali lo scrivere di storia locale era originato soprattutto dall’amore per il proprio paese, oltre che da curiosità storica. La terza parte – Fra erudizione e azione pastorale: gli ecclesiastici e la storia locale – è dedicata agli ecclesiastici che nell’Ottocento e nel Novecento scrissero opere di storia locale, sovente ancora oggi fondamentali. Quello fra il clero e la storia locale è un binomio duraturo, radicato in tutta Europa e di cui in Piemonte abbiamo significative testimonianze, soprattutto fra i parroci e i vice-parroci, ma anche tra i professori di storia ecclesiastica nei seminari. La quarta parte – Dalla storia locale all’etnografia – include tre contributi in cui la storia locale si interseca con contenuti antropologici ed etnografici. Si tratta di uno snodo centrale, importante non solo per la storia della storiografia locale ma anche per lo studio delle origini delle discipline demo-etno-antropologiche nella nostra regione, nonché per comprendere la genesi di molte indagini sul mondo rurale. Gli storici locali sono senz’altro figure paradigmatiche nella società italiana dell’Otto e del Novecento, una presenza capillare e diffusa, fra i due secoli, in tante comunità della Penisola. Dalle città ai più piccoli borghi sono infatti moltissimi i luoghi la cui storia è stata studiata, oggetto di saggi e monografie, ad opera di autori sovente non professionisti, mossi in questo impegno intellettuale da motivazioni molteplici. Si tratta di persone provenienti da differenti percorsi umani e culturali che ad un certo punto della propria vita hanno sentito il bisogno di scrivere, a beneficio soprattutto dei concittadini, la storia del proprio paese. Obiettivo di questo volume è quello di riflettere concretamente su queste figure, cercando cioè di comprendere come gli storici locali rappresentino un elemento significativo tanto della storia quanto della storiografia italiana. Attraverso numerosi approfondimenti bio-bibliografici, relativi in particolare a Piemonte e Valle d’Aosta, la “storia della storia locale” è analizzata sia muovendo da una serie di specifici territori, sia presentando singole figure di intellettuali che si sono dedicate allo studio della storia della propria piccola patria. Si tratta di una storia che non è solo storia civica e istituzionale, ma che si apre anche a significativi e originali contributi nel campo dell’etnografia e dello studio delle culture popolari. Guardare oggi alla vita e all’opera di chi ha dedicato anni, talvolta decenni, a indagare la storia locale dei comuni piemontesi è anche un modo per rendere riconoscenza a questi studiosi, il cui lavoro è stato sovente interpretato negativamente e troppo frettolosamente tacciato di dilettantismo. Parafrasando quando Michel Foucault riferiva degli psichiatri dell’Ottocento, si potrebbe dire che è facile ridere degli storici locali del XIX secolo, mentre bisognerebbe piuttosto riconoscerne la serietà e il rigore del metodo, che va giudicato sempre in relazione agli strumenti e alle conoscenze dell’epoca. È del resto grazie anche al loro silenzioso e misconosciuto lavoro se in molte comunità oggi è possibile leggere e conoscere la storia dei luoghi, rivendicando e praticando fattualmente il «diritto a un po’ di storia locale», come ha con efficacia sottolineato Zadie Smith: un’eredità culturale ancora attuale, quella lasciataci degli storici locali con le loro opere, che tuttora ci parla e ci arricchisce.
La memoria dei luoghi. Gli storici locali in Piemonte tra Ottocento e Novecento
Fassino G;
2020-01-01
Abstract
Il libro «La memoria dei luoghi. Gli storici locali in Piemonte tra Ottocento e Novecento», esito di un’ampia ricerca sui territori di Piemonte e Valle d’Aosta, si sviluppa in quattro parti, ciascuna delle quali riflette uno specifico aspetto dello studio della storia locale. La prima sezione – Territori e storiografie locali: la molteplicità di una regione – comprende sei saggi che analizzano gli storici attivi in specifici territori piemontesi, prestando una particolare attenzione alla storiografia locale delle valli alpine. Nella seconda parte del libro – La storia locale: un genere per molti professionisti – sono stati raggruppati una serie di contributi che presentano la vita e l’opera di autori che si sono avvicinati alla storia locale provenendo da estrazioni sociali e da percorsi professionali molto differenti: medici, giuristi, tipografi, impiegati, amministratori pubblici, nobili, ecc. Una pluralità di esperienze che convergono tutte verso la storia locale: un impegno culturale che accomuna tra loro persone che nella vita operavano negli ambiti più disparati e per i quali lo scrivere di storia locale era originato soprattutto dall’amore per il proprio paese, oltre che da curiosità storica. La terza parte – Fra erudizione e azione pastorale: gli ecclesiastici e la storia locale – è dedicata agli ecclesiastici che nell’Ottocento e nel Novecento scrissero opere di storia locale, sovente ancora oggi fondamentali. Quello fra il clero e la storia locale è un binomio duraturo, radicato in tutta Europa e di cui in Piemonte abbiamo significative testimonianze, soprattutto fra i parroci e i vice-parroci, ma anche tra i professori di storia ecclesiastica nei seminari. La quarta parte – Dalla storia locale all’etnografia – include tre contributi in cui la storia locale si interseca con contenuti antropologici ed etnografici. Si tratta di uno snodo centrale, importante non solo per la storia della storiografia locale ma anche per lo studio delle origini delle discipline demo-etno-antropologiche nella nostra regione, nonché per comprendere la genesi di molte indagini sul mondo rurale. Gli storici locali sono senz’altro figure paradigmatiche nella società italiana dell’Otto e del Novecento, una presenza capillare e diffusa, fra i due secoli, in tante comunità della Penisola. Dalle città ai più piccoli borghi sono infatti moltissimi i luoghi la cui storia è stata studiata, oggetto di saggi e monografie, ad opera di autori sovente non professionisti, mossi in questo impegno intellettuale da motivazioni molteplici. Si tratta di persone provenienti da differenti percorsi umani e culturali che ad un certo punto della propria vita hanno sentito il bisogno di scrivere, a beneficio soprattutto dei concittadini, la storia del proprio paese. Obiettivo di questo volume è quello di riflettere concretamente su queste figure, cercando cioè di comprendere come gli storici locali rappresentino un elemento significativo tanto della storia quanto della storiografia italiana. Attraverso numerosi approfondimenti bio-bibliografici, relativi in particolare a Piemonte e Valle d’Aosta, la “storia della storia locale” è analizzata sia muovendo da una serie di specifici territori, sia presentando singole figure di intellettuali che si sono dedicate allo studio della storia della propria piccola patria. Si tratta di una storia che non è solo storia civica e istituzionale, ma che si apre anche a significativi e originali contributi nel campo dell’etnografia e dello studio delle culture popolari. Guardare oggi alla vita e all’opera di chi ha dedicato anni, talvolta decenni, a indagare la storia locale dei comuni piemontesi è anche un modo per rendere riconoscenza a questi studiosi, il cui lavoro è stato sovente interpretato negativamente e troppo frettolosamente tacciato di dilettantismo. Parafrasando quando Michel Foucault riferiva degli psichiatri dell’Ottocento, si potrebbe dire che è facile ridere degli storici locali del XIX secolo, mentre bisognerebbe piuttosto riconoscerne la serietà e il rigore del metodo, che va giudicato sempre in relazione agli strumenti e alle conoscenze dell’epoca. È del resto grazie anche al loro silenzioso e misconosciuto lavoro se in molte comunità oggi è possibile leggere e conoscere la storia dei luoghi, rivendicando e praticando fattualmente il «diritto a un po’ di storia locale», come ha con efficacia sottolineato Zadie Smith: un’eredità culturale ancora attuale, quella lasciataci degli storici locali con le loro opere, che tuttora ci parla e ci arricchisce.File | Dimensione | Formato | |
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