Obiettivi: il trapianto allogenico di Cellule Staminali Ematopoietiche (CSE) è un importante trattamento per i pazienti affetti da patologie ematologiche in quanto può indurne la remissione; tuttavia, la recidiva di malattia è una delle cause più importanti di fallimento. L’immunoterapia adottiva rappresenta un nuovo approccio terapeutico contro i tumori ematologici, affiancandosi e a volte sostituendosi alle terapie tradizionali, quali chemioterapia e radioterapia. L’Infusione di Linfociti da Donatore (DLI), ovvero l’infusione di linfociti dello stesso donatore allogenico di CSE, rientrano all’interno di tale terapia in quanto hanno lo scopo di ripristinare le capacità difensive del sistema immunitario, rappresentando una possibilità di cura per il paziente. Presso il settore di Processazione CSE della SC Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, è stato eseguito uno studio retrospettivo in pazienti ematologici trapiantati, afferenti alla SC Ematologia, allo scopo di valutare se il monitoraggio del chimerismo, eseguito su sangue periferico, linea linfoide, linea mieloide e midollo osseo pre e post infusione di DLI potesse dare informazioni al clinico circa l’efficacia dell’immunoterapia adottiva. Materiali e Metodi: lo studio del chimerismo è stato effettuato mediante Polymerase Chain Reaction – Short Tandem Repeats (PCR-STR). Tale tecnica utilizza polimorfismi genici, gli STR, ripetizioni in tandem di piccole sequenze nucleotidiche che si ripetono n volte. Si individuano tre differenti situazioni: i) chimerismo completo, le cellule del donatore sono >90%; ii) chimerismo misto, coesistenza nel ricevente delle proprie cellule e di quelle del donatore presenti in un intervallo che va dal 20-85%; iii) chimerismo assente, ricostituzione emopoietica autologa, cellule del donatore <20%. Risultati: una prima analisi dei dati evidenzia che la distribuzione dei pazienti all’interno delle varie patologie risulta essere disomogenea. Si è quindi ritenuto di raggruppare i pazienti in base alla patologia ematologica di appartenenza. Nei pazienti affetti da Leucemia Mieloide Acuta (LMA) i dati ottenuti mostrano che 14 (54%) sono deceduti a causa di complicanze nonostante l’infusione di DLI. I restanti 12 pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 46%. Nei pazienti affetti da Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) i dati raccolti evidenziano che 4 pazienti risultano deceduti con un tasso di mortalità pari al 50%. I restanti pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 50%. Nei pazienti affetti dalle restanti patologie Linfoma di non Hodgkin (LNH), Mielodisplasia (MDS), Linfoma di Hodgkin (LH), Mieloma Multiplo (MM), Leucemia Linfoblastica Cronica (LLC). È possibile, quindi, osservare come anche nel caso di questo gruppo di patologie, la percentuale di mortalità è del 50%. I restanti pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 50%. Dei 47 pazienti, 34 (72%) non hanno sviluppato Graft versus Host Disease (GvHD) post DLI, mentre 13 (28%) hanno sviluppato GvHD cronica o acuta.

Adoptive immunotherapy by Donor Lymphocyte Infusion (DLI) after allogeneic Hematopoietic Stem Cell transplantation and chimerism monitoring

Camilla Zani
Primo
Membro del Collaboration Group
;
Maria Grazia Verri
Membro del Collaboration Group
;
Francesco Zallio
Membro del Collaboration Group
;
Paolo Rivela
Membro del Collaboration Group
;
Thea Bensi
Membro del Collaboration Group
;
Mauro Patrone
Membro del Collaboration Group
;
Lia Mele
Ultimo
Writing – Review & Editing
2023-01-01

Abstract

Obiettivi: il trapianto allogenico di Cellule Staminali Ematopoietiche (CSE) è un importante trattamento per i pazienti affetti da patologie ematologiche in quanto può indurne la remissione; tuttavia, la recidiva di malattia è una delle cause più importanti di fallimento. L’immunoterapia adottiva rappresenta un nuovo approccio terapeutico contro i tumori ematologici, affiancandosi e a volte sostituendosi alle terapie tradizionali, quali chemioterapia e radioterapia. L’Infusione di Linfociti da Donatore (DLI), ovvero l’infusione di linfociti dello stesso donatore allogenico di CSE, rientrano all’interno di tale terapia in quanto hanno lo scopo di ripristinare le capacità difensive del sistema immunitario, rappresentando una possibilità di cura per il paziente. Presso il settore di Processazione CSE della SC Medicina Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, è stato eseguito uno studio retrospettivo in pazienti ematologici trapiantati, afferenti alla SC Ematologia, allo scopo di valutare se il monitoraggio del chimerismo, eseguito su sangue periferico, linea linfoide, linea mieloide e midollo osseo pre e post infusione di DLI potesse dare informazioni al clinico circa l’efficacia dell’immunoterapia adottiva. Materiali e Metodi: lo studio del chimerismo è stato effettuato mediante Polymerase Chain Reaction – Short Tandem Repeats (PCR-STR). Tale tecnica utilizza polimorfismi genici, gli STR, ripetizioni in tandem di piccole sequenze nucleotidiche che si ripetono n volte. Si individuano tre differenti situazioni: i) chimerismo completo, le cellule del donatore sono >90%; ii) chimerismo misto, coesistenza nel ricevente delle proprie cellule e di quelle del donatore presenti in un intervallo che va dal 20-85%; iii) chimerismo assente, ricostituzione emopoietica autologa, cellule del donatore <20%. Risultati: una prima analisi dei dati evidenzia che la distribuzione dei pazienti all’interno delle varie patologie risulta essere disomogenea. Si è quindi ritenuto di raggruppare i pazienti in base alla patologia ematologica di appartenenza. Nei pazienti affetti da Leucemia Mieloide Acuta (LMA) i dati ottenuti mostrano che 14 (54%) sono deceduti a causa di complicanze nonostante l’infusione di DLI. I restanti 12 pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 46%. Nei pazienti affetti da Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) i dati raccolti evidenziano che 4 pazienti risultano deceduti con un tasso di mortalità pari al 50%. I restanti pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 50%. Nei pazienti affetti dalle restanti patologie Linfoma di non Hodgkin (LNH), Mielodisplasia (MDS), Linfoma di Hodgkin (LH), Mieloma Multiplo (MM), Leucemia Linfoblastica Cronica (LLC). È possibile, quindi, osservare come anche nel caso di questo gruppo di patologie, la percentuale di mortalità è del 50%. I restanti pazienti mostrano un tasso di sopravvivenza del 50%. Dei 47 pazienti, 34 (72%) non hanno sviluppato Graft versus Host Disease (GvHD) post DLI, mentre 13 (28%) hanno sviluppato GvHD cronica o acuta.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/179122
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