Parte dell’intensa attività di socializzazione che contribuì in maniera sostanziale alla creazione di reti transatlantiche nell’Italia del dopoguerra ebbe luogo al di fuori delle città, in tenute, ville e giardini, spesso restaurati e riplasmati da un’opulenta intellighenzia anglo-italo-americana. Nei dintorni di Siena, già negli anni fra le due guerre Elena de Bosis e Leone Vivante avevano aperto la loro Villa Solaia a un gruppo composito di artisti che comprendeva Eugenio Montale, Irma Brandeis, Camillo Sbarbaro, Ruth Draper ed Ezra Pound. Sempre nel senese, Iris Origo e il marito Antonio intrattenevano nella loro tenuta in Val d’Orcia – La Foce – ospiti come Bernard Berenson, Ignazio Silone, Umberto Morra e Elsa Dallolio. La passione degli anglo-americani per le tenute italiane, e specificamente toscane, assunse una spiccata rilevanza testuale nei decenni seguenti il conflitto mondiale, quando ville e giardini fecero la loro comparsa in resoconti autobiografici e in opere di finzione. È il caso degli scritti di Iris Origo e Arturo Vivante, le cui figure in qualche modo speculari – lei un’anglo-americana che trascorse buona parte della sua vita in Italia, lui un italiano costretto dapprima a rifugiarsi in Inghilterra, poi emigrato negli Stati Uniti – invitano ad essere accostate sulla base del comune coinvolgimento con una serie di protagonisti della vita culturale e politica italo-americana del Novecento e del comune investimento emotivo e creativo nelle dimore toscane che fecero da cornice a questi incontri.

Un ordito toscano: La Foce e Villa Solaia negli scritti di Iris Origo e Arturo Vivante

Carla Pomarè
2024-01-01

Abstract

Parte dell’intensa attività di socializzazione che contribuì in maniera sostanziale alla creazione di reti transatlantiche nell’Italia del dopoguerra ebbe luogo al di fuori delle città, in tenute, ville e giardini, spesso restaurati e riplasmati da un’opulenta intellighenzia anglo-italo-americana. Nei dintorni di Siena, già negli anni fra le due guerre Elena de Bosis e Leone Vivante avevano aperto la loro Villa Solaia a un gruppo composito di artisti che comprendeva Eugenio Montale, Irma Brandeis, Camillo Sbarbaro, Ruth Draper ed Ezra Pound. Sempre nel senese, Iris Origo e il marito Antonio intrattenevano nella loro tenuta in Val d’Orcia – La Foce – ospiti come Bernard Berenson, Ignazio Silone, Umberto Morra e Elsa Dallolio. La passione degli anglo-americani per le tenute italiane, e specificamente toscane, assunse una spiccata rilevanza testuale nei decenni seguenti il conflitto mondiale, quando ville e giardini fecero la loro comparsa in resoconti autobiografici e in opere di finzione. È il caso degli scritti di Iris Origo e Arturo Vivante, le cui figure in qualche modo speculari – lei un’anglo-americana che trascorse buona parte della sua vita in Italia, lui un italiano costretto dapprima a rifugiarsi in Inghilterra, poi emigrato negli Stati Uniti – invitano ad essere accostate sulla base del comune coinvolgimento con una serie di protagonisti della vita culturale e politica italo-americana del Novecento e del comune investimento emotivo e creativo nelle dimore toscane che fecero da cornice a questi incontri.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/178262
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact