Il patrimonio culturale e il suo ruolo in ambito sociale, economico e turistico sono da tempo sono stati a lungo oggetto di interesse e di indagine da parte di ricercatori e politici di ricercatori e responsabili delle politiche di diversi Paesi e discipline. In seguito all'evoluzione della nozione di culturale e l'espansione delle sue funzioni, il patrimonio ha acquisito una sempre maggiore autonomia sia in ambito conoscitivo che progettuale. Questo è legato al suo apparato concettuale concettuale in grado di stabilire una relazione indissolubile tra le dimensioni materiali e tangibili e intangibili che lo costituiscono e lo legano ai processi di sedimentazione territoriale e all'immaginario che è in grado di evocare e che lo relaziona alla proiezione cognitiva. In questa prospettiva, il patrimonio culturale diventa un'espressione di appartenenza a una comunità, a una tradizione culturale, a un luogo, a una rappresentazione. Si sposta l'attenzione dagli da oggetti a soggetti di cultura appartenenti a comunità, in grado di riconoscere i valori di cui è portatore, ma anche di riconoscere i valori di cui è portatore, ma anche di collegare le risorse del patrimonio alle identità che costituiscono il "motore evolutivo" della vita sociale. Questo è particolarmente vero per le piccole città e le aree interne, anche lungo le Alpi, dove un mosaico di progetti territoriali basati su forme di governance rinnovate. Partendo da queste evidenze, la ricerca esplora il rapporto tra patrimonio culturale e sviluppo turistico in alcune aree alpine, con l'obiettivo di mostrare come il patrimonio culturale possa avere un impatto sulle dinamiche e sull'organizzazione locale, quando viene vissuto e rappresentato in un ambiente creativo e partecipativo come espressione di una comunità viva. Il risultato è un approccio qualitativo che può essere utile sia dal punto di vista delle politiche di tutela e valorizzazione, sia da quello più ampio della governance e del turismo dal basso. La necessità di coniugare globale e locale, esogeno ed endogeno, porta a un rinnovamento di idee e metodologie di approccio al patrimonio, in una dimensione glocal molto stimolante. Nell'era di Covid emerge che il turismo lento, di prossimità e sostenibile - su cui convergono gli sforzi per superare la crisi - si fonda sul bagaglio culturale che che costituiscono i patrimoni diffusi e "minori". Data l'importanza crescente del patrimonio culturale e del turismo di comunità sullo scenario alpino, si sono moltiplicati gli studi geografici, attuati anche in una prospettiva interdisciplinare, finalizzati a comprendere i processi di governance, pianificazione e progettazione che la pandemia contribuisce e costringe a rimodellare. In questo contesto è stato concepito il termine "heritography". Esso comprende due domini - il patrimonio e la geografia - reciprocamente complementari e in grado di esprimere la relazione ambivalente tra i due termini. Utilizzata metodologicamente come filtro analitico, permette di delineare una nuova fisionomia organizzativa anche con riferimento alla fisionomia organizzativa anche in riferimento alle dinamiche sociali, culturali e turistiche. Adottando questo punto di vista, la ricerca presenta alcuni casi relativi a percorsi ed esperienze di governance partecipata condotti all'interno di piccole comunità lungo le Alpi. Essi permettono di mostrare alcuni risultati concreti in termini di luoghi in cui le risorse e le persone sono diventate espressione di identità e forza progettuale. Questi casi possono rappresentare buone pratiche basate su un dialogo profondo tra comunità e istituzioni in una logica di riappropriazione del passato e di condivisione sostenibile del futuro.
Heritography: mosaici territoriali e forme di governance lungo le Alpi Occidentali
Cerutti Stefania
;
2022-01-01
Abstract
Il patrimonio culturale e il suo ruolo in ambito sociale, economico e turistico sono da tempo sono stati a lungo oggetto di interesse e di indagine da parte di ricercatori e politici di ricercatori e responsabili delle politiche di diversi Paesi e discipline. In seguito all'evoluzione della nozione di culturale e l'espansione delle sue funzioni, il patrimonio ha acquisito una sempre maggiore autonomia sia in ambito conoscitivo che progettuale. Questo è legato al suo apparato concettuale concettuale in grado di stabilire una relazione indissolubile tra le dimensioni materiali e tangibili e intangibili che lo costituiscono e lo legano ai processi di sedimentazione territoriale e all'immaginario che è in grado di evocare e che lo relaziona alla proiezione cognitiva. In questa prospettiva, il patrimonio culturale diventa un'espressione di appartenenza a una comunità, a una tradizione culturale, a un luogo, a una rappresentazione. Si sposta l'attenzione dagli da oggetti a soggetti di cultura appartenenti a comunità, in grado di riconoscere i valori di cui è portatore, ma anche di riconoscere i valori di cui è portatore, ma anche di collegare le risorse del patrimonio alle identità che costituiscono il "motore evolutivo" della vita sociale. Questo è particolarmente vero per le piccole città e le aree interne, anche lungo le Alpi, dove un mosaico di progetti territoriali basati su forme di governance rinnovate. Partendo da queste evidenze, la ricerca esplora il rapporto tra patrimonio culturale e sviluppo turistico in alcune aree alpine, con l'obiettivo di mostrare come il patrimonio culturale possa avere un impatto sulle dinamiche e sull'organizzazione locale, quando viene vissuto e rappresentato in un ambiente creativo e partecipativo come espressione di una comunità viva. Il risultato è un approccio qualitativo che può essere utile sia dal punto di vista delle politiche di tutela e valorizzazione, sia da quello più ampio della governance e del turismo dal basso. La necessità di coniugare globale e locale, esogeno ed endogeno, porta a un rinnovamento di idee e metodologie di approccio al patrimonio, in una dimensione glocal molto stimolante. Nell'era di Covid emerge che il turismo lento, di prossimità e sostenibile - su cui convergono gli sforzi per superare la crisi - si fonda sul bagaglio culturale che che costituiscono i patrimoni diffusi e "minori". Data l'importanza crescente del patrimonio culturale e del turismo di comunità sullo scenario alpino, si sono moltiplicati gli studi geografici, attuati anche in una prospettiva interdisciplinare, finalizzati a comprendere i processi di governance, pianificazione e progettazione che la pandemia contribuisce e costringe a rimodellare. In questo contesto è stato concepito il termine "heritography". Esso comprende due domini - il patrimonio e la geografia - reciprocamente complementari e in grado di esprimere la relazione ambivalente tra i due termini. Utilizzata metodologicamente come filtro analitico, permette di delineare una nuova fisionomia organizzativa anche con riferimento alla fisionomia organizzativa anche in riferimento alle dinamiche sociali, culturali e turistiche. Adottando questo punto di vista, la ricerca presenta alcuni casi relativi a percorsi ed esperienze di governance partecipata condotti all'interno di piccole comunità lungo le Alpi. Essi permettono di mostrare alcuni risultati concreti in termini di luoghi in cui le risorse e le persone sono diventate espressione di identità e forza progettuale. Questi casi possono rappresentare buone pratiche basate su un dialogo profondo tra comunità e istituzioni in una logica di riappropriazione del passato e di condivisione sostenibile del futuro.File | Dimensione | Formato | |
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