Allievo della Normale di Pisa, dove si era laureato con una tesi su Pirandello, Mario Pomilio fu borsista a Bruxelles e a Parigi, dove tra il 1950 e il 1952 si dedicò a un’ambiziosa ricerca sull’estetica del furor e sulla natura divina dell’ispirazione poetica dal Medioevo all’età moderna. All’interno di questo vasto progetto nacque uno studio su Petrarca, ampio e solido anche se non del tutto rifinito, che nel 2016 è stato da me pubblicato a partire dall’autografo, conservato al Centro manoscritti dell’università di Pavia, e da una sua copia predisposta da Dora Pomilio, moglie dello scrittore. Il saggio petrarchesco sorprende per l’originalità e la lungimiranza con cui il trentenne autore esplora l’estetica di uno scrittore-pensatore: nelle opere latine Petrarca realizza un’originale sintesi di valori classici e cristiani, conciliando Cicerone con Lattanzio; polemizzando con lo scientismo tomista e con la cultura monastica, che attribuivano alle lettere una funzione ancillare, proclama la dignità etica e la potenza speculativa della poesia, inaugurando precocemente la luminosa stagione dell’umanesimo cristiano; la poesia, prima riduttivamente intesa come ornamentazione retorica, diventa strumento privilegiato per svelare la verità e accedere a una superiore sapienza. Il saggio rimase inedito, ma la riflessione sull’estetica petrarchesca, e più in generale sul senso della letteratura, fu determinante nella “conversione” di Pomilio: fu anche in virtù di questa esperienza che egli riconobbe la propria vocazione, nascendo a se stesso come scrittore senza dismettere mai l’abito dello studioso e del pensatore.
Pomilio, Petrarca e l'humanitas
Gibellini
2023-01-01
Abstract
Allievo della Normale di Pisa, dove si era laureato con una tesi su Pirandello, Mario Pomilio fu borsista a Bruxelles e a Parigi, dove tra il 1950 e il 1952 si dedicò a un’ambiziosa ricerca sull’estetica del furor e sulla natura divina dell’ispirazione poetica dal Medioevo all’età moderna. All’interno di questo vasto progetto nacque uno studio su Petrarca, ampio e solido anche se non del tutto rifinito, che nel 2016 è stato da me pubblicato a partire dall’autografo, conservato al Centro manoscritti dell’università di Pavia, e da una sua copia predisposta da Dora Pomilio, moglie dello scrittore. Il saggio petrarchesco sorprende per l’originalità e la lungimiranza con cui il trentenne autore esplora l’estetica di uno scrittore-pensatore: nelle opere latine Petrarca realizza un’originale sintesi di valori classici e cristiani, conciliando Cicerone con Lattanzio; polemizzando con lo scientismo tomista e con la cultura monastica, che attribuivano alle lettere una funzione ancillare, proclama la dignità etica e la potenza speculativa della poesia, inaugurando precocemente la luminosa stagione dell’umanesimo cristiano; la poesia, prima riduttivamente intesa come ornamentazione retorica, diventa strumento privilegiato per svelare la verità e accedere a una superiore sapienza. Il saggio rimase inedito, ma la riflessione sull’estetica petrarchesca, e più in generale sul senso della letteratura, fu determinante nella “conversione” di Pomilio: fu anche in virtù di questa esperienza che egli riconobbe la propria vocazione, nascendo a se stesso come scrittore senza dismettere mai l’abito dello studioso e del pensatore.File | Dimensione | Formato | |
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