I conflitti socio-ambientali hanno origine da diversi modi di percepire, vedere/guardare e, quindi, rappresentare il territorio, soprattutto quando questo è oggetto di progetti che lo modificano fortemente, mettendo in crisi le relazioni tra gruppi sociali ed ambiente. In questo senso, emblematico è il caso di Venezia, città storica e sito UNESCO, da anni afflitta da dilemmi e minacce connessi alla monocultura turistica e al centro di un acceso dibattito legato al transito delle navi da crociera. In questi ultimi due anni, anche in ragione del fermo totale indotto dal Covid-19, il tema è rimasto più che mai caldo e il Governo nell’estate 2021 ha emanato un nuovo provvedimento per disciplinarne il traffico e la possibilità di attracco, come molti chiedono da anni, fuori dalla laguna. Secondo diversi studi, infatti, il loro passaggio impatta pesantemente sugli equilibri tra i sistemi umani e quelli ambientali, arrecando danni a questo fragile ecosistema (moto ondoso, inquinamento atmosferico e delle acque, ecc.) ed esacerbando la già elevata pressione turistica, senza nemmeno apportare grandi benefici all’economia locale. Indubbiamente, la presenza delle navi da crociera ha indotto un cambiamento profondo, sia nella percezione e valutazione di questo particolare habitat tra terra e mare, sia nel modo di guardare e rappresentare il paesaggio veneziano. Da un lato, ad esempio, abbiamo rappresentazioni delle grandi navi che sono diventate delle vere e proprie armi di denuncia dello sfregio alla laguna e all’immagine della città. Fra tutte, le fotografie di Gianni Berengo Gardin, che le ritraggono come elementi invasivi e aberranti, così sproporzionati da sovrastare la città storica e “inquinarla visivamente”. Dall’altro, invece, le pubblicità delle compagnie di navigazione rappresentano quelle stesse navi come leggiadre e perfettamente inserite nel contesto della laguna, mentre i video dei crocieristi ci mostrano uno sguardo che, dall’alto delle navi, domina sulla città e la laguna e allo stesso tempo vi rimane distante. Il presente contributo si propone, dunque, di indagare e mappare questi paesaggi conflittuali, e quindi analizzare il modo in cui la rappresentazione del rapporto tra Venezia e la sua laguna con le grandi navi è stato, di volta in volta, esaltato o stigmatizzato dai diversi soggetti coinvolti nel conflitto. Nello specifico, verranno prese in esame le rappresentazioni prodotte, nel corso di questi ultimi due decenni, da associazioni ambientaliste, movimenti sociali e residenti, così come dai canali di informazioni, dalle compagnie di navigazione e dai crocieristi.

Over-tourism e Grandi Navi nella laguna di Venezia

Stefania Benetti
Secondo
Writing – Original Draft Preparation
2023-01-01

Abstract

I conflitti socio-ambientali hanno origine da diversi modi di percepire, vedere/guardare e, quindi, rappresentare il territorio, soprattutto quando questo è oggetto di progetti che lo modificano fortemente, mettendo in crisi le relazioni tra gruppi sociali ed ambiente. In questo senso, emblematico è il caso di Venezia, città storica e sito UNESCO, da anni afflitta da dilemmi e minacce connessi alla monocultura turistica e al centro di un acceso dibattito legato al transito delle navi da crociera. In questi ultimi due anni, anche in ragione del fermo totale indotto dal Covid-19, il tema è rimasto più che mai caldo e il Governo nell’estate 2021 ha emanato un nuovo provvedimento per disciplinarne il traffico e la possibilità di attracco, come molti chiedono da anni, fuori dalla laguna. Secondo diversi studi, infatti, il loro passaggio impatta pesantemente sugli equilibri tra i sistemi umani e quelli ambientali, arrecando danni a questo fragile ecosistema (moto ondoso, inquinamento atmosferico e delle acque, ecc.) ed esacerbando la già elevata pressione turistica, senza nemmeno apportare grandi benefici all’economia locale. Indubbiamente, la presenza delle navi da crociera ha indotto un cambiamento profondo, sia nella percezione e valutazione di questo particolare habitat tra terra e mare, sia nel modo di guardare e rappresentare il paesaggio veneziano. Da un lato, ad esempio, abbiamo rappresentazioni delle grandi navi che sono diventate delle vere e proprie armi di denuncia dello sfregio alla laguna e all’immagine della città. Fra tutte, le fotografie di Gianni Berengo Gardin, che le ritraggono come elementi invasivi e aberranti, così sproporzionati da sovrastare la città storica e “inquinarla visivamente”. Dall’altro, invece, le pubblicità delle compagnie di navigazione rappresentano quelle stesse navi come leggiadre e perfettamente inserite nel contesto della laguna, mentre i video dei crocieristi ci mostrano uno sguardo che, dall’alto delle navi, domina sulla città e la laguna e allo stesso tempo vi rimane distante. Il presente contributo si propone, dunque, di indagare e mappare questi paesaggi conflittuali, e quindi analizzare il modo in cui la rappresentazione del rapporto tra Venezia e la sua laguna con le grandi navi è stato, di volta in volta, esaltato o stigmatizzato dai diversi soggetti coinvolti nel conflitto. Nello specifico, verranno prese in esame le rappresentazioni prodotte, nel corso di questi ultimi due decenni, da associazioni ambientaliste, movimenti sociali e residenti, così come dai canali di informazioni, dalle compagnie di navigazione e dai crocieristi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/154022
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