Uno dei temi più ricorrenti nella storiografia in merito alle trasformazioni del paesaggio nella tarda antichità è legato alle alluvioni e alla perdita di controllo sulle acque fluviali, attribuite a due fattori: 1) l’aumento della piovosità e la diminuzione della temperatura, nell’ambito della cosiddetta Late Antique Little Ice Age (LALIA), su cui si sono concentrati in particolare gli studi paleoclimatologici; 2) la perdita del controllo sui corsi d’acqua messo in atto in età romana, legata soprattutto allo spopolamento che avrebbe impedito gli ingenti lavori di manutenzione degli argini e delle canalizzazioni. In questo quadro, in particolare per quanto riguarda l’Italia settentrionale, oggetto di questo contributo, sono spesso evocati alcuni passi dei Dialogi di Gregorio Magno e di Paolo Diacono (in particolare la celebre menzione del diluvium del 589), ove si ricordano miracolosi interventi di santi che bloccano devastanti piene di fiumi o deviano gli stessi fiumi, mettendo così in salvo città e campagne. L’articolo intende discutere queste prospettive, innanzitutto sotto un profilo metodologico, esaminando il contesto e le finalità dei testi citati, di tipo moralistico-escatologico, ma anche allargando lo sguardo ad altri tipi di fonti, letterarie, giuridiche e al Corpus agrimensorum, da cui si evince come il tema delle alluvioni sia già ben presente in età imperiale. Viene anche esaminato il record archeologico, che fornisce utili informazioni per discutere più precisamente la cronologia e la reale portata dei fenomeni alluvionali, mostrando una realtà molto diversificata e complessa. Il saggio si inserisce nel dibattito, molto attuale in questi anni, sull’impatto dei fattori latamente ambientali rispetto a cambiamenti storici anche epocali, spesso evocato come chiave di lettura per le trasformazioni del paesaggio. Senza assumere posizioni radicali, si mira ad una riconsiderazione di alcuni elementi per l’età tardoantica, in una prospettiva interdisciplinare e con un’attenzione specifica alla scala geografica in rapporto alla quale si analizzano fenomeni e si propongono modelli.
Il controllo delle acque fluviali nell’Italia settentrionale (IV-VIII secolo): spunti di riflessione, tra fonti scritte e documentazione archeologica
DESTEFANIS ELEONORA
2021-01-01
Abstract
Uno dei temi più ricorrenti nella storiografia in merito alle trasformazioni del paesaggio nella tarda antichità è legato alle alluvioni e alla perdita di controllo sulle acque fluviali, attribuite a due fattori: 1) l’aumento della piovosità e la diminuzione della temperatura, nell’ambito della cosiddetta Late Antique Little Ice Age (LALIA), su cui si sono concentrati in particolare gli studi paleoclimatologici; 2) la perdita del controllo sui corsi d’acqua messo in atto in età romana, legata soprattutto allo spopolamento che avrebbe impedito gli ingenti lavori di manutenzione degli argini e delle canalizzazioni. In questo quadro, in particolare per quanto riguarda l’Italia settentrionale, oggetto di questo contributo, sono spesso evocati alcuni passi dei Dialogi di Gregorio Magno e di Paolo Diacono (in particolare la celebre menzione del diluvium del 589), ove si ricordano miracolosi interventi di santi che bloccano devastanti piene di fiumi o deviano gli stessi fiumi, mettendo così in salvo città e campagne. L’articolo intende discutere queste prospettive, innanzitutto sotto un profilo metodologico, esaminando il contesto e le finalità dei testi citati, di tipo moralistico-escatologico, ma anche allargando lo sguardo ad altri tipi di fonti, letterarie, giuridiche e al Corpus agrimensorum, da cui si evince come il tema delle alluvioni sia già ben presente in età imperiale. Viene anche esaminato il record archeologico, che fornisce utili informazioni per discutere più precisamente la cronologia e la reale portata dei fenomeni alluvionali, mostrando una realtà molto diversificata e complessa. Il saggio si inserisce nel dibattito, molto attuale in questi anni, sull’impatto dei fattori latamente ambientali rispetto a cambiamenti storici anche epocali, spesso evocato come chiave di lettura per le trasformazioni del paesaggio. Senza assumere posizioni radicali, si mira ad una riconsiderazione di alcuni elementi per l’età tardoantica, in una prospettiva interdisciplinare e con un’attenzione specifica alla scala geografica in rapporto alla quale si analizzano fenomeni e si propongono modelli.File | Dimensione | Formato | |
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