Durante le campagne contro Daci e Bastarni M. Licinio Crasso, proconsole della Macedonia dal 29 a.C. e nipote del triumviro caduto a Carrhae, sconfisse in un confronto all’ultimo sangue Deldona, re dei Bastarni. Questa vittoria avrebbe dovuto inserire Crasso nel novero dei conquistatori delle spoglie opime, l’antichissimo onore che consentiva al comandante in capo dell’esercito romano di dedicare le armi dell’omologo nemico, ucciso in duello sul campo battaglia, nel tempio di Giove Feretrio sul Campidoglio: il rito risaliva addirittura a Romolo ed aveva visto solamente altri due precedenti oltre a quello del fondatore, quello di Cornelio Cosso nel 437 a.C. e quello di M. Claudio Marcello nel 222 a.C. La tradizione però non ricorda Crasso in un elenco dal quale sarebbe stato escluso ufficialmente per la mancanza di requisiti formali, ma ufficiosamente per volere di Augusto, che al contempo avrebbe imposto a Livio (IV, 19-20) una rilettura storica favorevole alla sua decisione. Scopo del contributo sarà quello di riflettere sull’episodio inserendolo nel contesto politico della prima età augustea e mettendolo in relazione con la testimonianza liviana per inquadrarne finalità e caratteri.

Livio, Crasso e le spoglie opime: il rispetto delle regole non basta?

Alessandro Roncaglia
2021-01-01

Abstract

Durante le campagne contro Daci e Bastarni M. Licinio Crasso, proconsole della Macedonia dal 29 a.C. e nipote del triumviro caduto a Carrhae, sconfisse in un confronto all’ultimo sangue Deldona, re dei Bastarni. Questa vittoria avrebbe dovuto inserire Crasso nel novero dei conquistatori delle spoglie opime, l’antichissimo onore che consentiva al comandante in capo dell’esercito romano di dedicare le armi dell’omologo nemico, ucciso in duello sul campo battaglia, nel tempio di Giove Feretrio sul Campidoglio: il rito risaliva addirittura a Romolo ed aveva visto solamente altri due precedenti oltre a quello del fondatore, quello di Cornelio Cosso nel 437 a.C. e quello di M. Claudio Marcello nel 222 a.C. La tradizione però non ricorda Crasso in un elenco dal quale sarebbe stato escluso ufficialmente per la mancanza di requisiti formali, ma ufficiosamente per volere di Augusto, che al contempo avrebbe imposto a Livio (IV, 19-20) una rilettura storica favorevole alla sua decisione. Scopo del contributo sarà quello di riflettere sull’episodio inserendolo nel contesto politico della prima età augustea e mettendolo in relazione con la testimonianza liviana per inquadrarne finalità e caratteri.
2021
978-88-98291-83-0
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