Passata nel 1427 dal dominio visconteo a quello sabaudo, Vercelli si sottomise ai nuovi sovrani conservando in larga misura i suoi ordinamenti interni, la struttura oligarchica del proprio governo e il controllo sulle comunità del vasto territorio circostante (il “distretto”, i cui limiti coincidevano con quelli della diocesi) sul quale esercitava la sua giurisdizione sin dalla nascita del Comune. Il saggio ricostruisce l’andamento dei rapporti fra le istituzioni sabaude e quelle cittadine dal momento dell’annessione sino alla fine delle guerre d’Italia, avvalendosi degli atti del consiglio municipale e di quelli delle assemblee cetuali a cui la città fu chiamata a partecipare attraverso propri rappresentanti, con particolare riguardo al problema delle richieste finanziarie sempre più pesanti ma costantemente oggetto di contrattazione fra le parti. Viene inoltre messo a fuoco il tema del “posto” della città, ossia della collocazione spaziale, anche e soprattutto in senso economico e culturale, che Vercelli continuò a mantenere, conservando i legami col mondo padano del quale aveva sempre fatto parte. La ricerca consente di gettare luce sui meccanismi di uno Stato composito a cavallo fra tardo medioevo e prima età moderna, nell’ambito del quale l’autorità del principe e dei suoi ufficiali, pur riservandosi le decisioni di fondo, si esercitava in forme sostanzialmente pattizie, lasciando ampi margini di autonomia a un governo cittadino legato a una tradizione politica di stampo padano, diversa dal modello feudale a cui si conformava il principato sabaudo.

Il posto di Vercelli fra Quattro e Cinquecento: realtà storica, identità, memoria di un secolo cruciale

Claudio Rosso
2018-01-01

Abstract

Passata nel 1427 dal dominio visconteo a quello sabaudo, Vercelli si sottomise ai nuovi sovrani conservando in larga misura i suoi ordinamenti interni, la struttura oligarchica del proprio governo e il controllo sulle comunità del vasto territorio circostante (il “distretto”, i cui limiti coincidevano con quelli della diocesi) sul quale esercitava la sua giurisdizione sin dalla nascita del Comune. Il saggio ricostruisce l’andamento dei rapporti fra le istituzioni sabaude e quelle cittadine dal momento dell’annessione sino alla fine delle guerre d’Italia, avvalendosi degli atti del consiglio municipale e di quelli delle assemblee cetuali a cui la città fu chiamata a partecipare attraverso propri rappresentanti, con particolare riguardo al problema delle richieste finanziarie sempre più pesanti ma costantemente oggetto di contrattazione fra le parti. Viene inoltre messo a fuoco il tema del “posto” della città, ossia della collocazione spaziale, anche e soprattutto in senso economico e culturale, che Vercelli continuò a mantenere, conservando i legami col mondo padano del quale aveva sempre fatto parte. La ricerca consente di gettare luce sui meccanismi di uno Stato composito a cavallo fra tardo medioevo e prima età moderna, nell’ambito del quale l’autorità del principe e dei suoi ufficiali, pur riservandosi le decisioni di fondo, si esercitava in forme sostanzialmente pattizie, lasciando ampi margini di autonomia a un governo cittadino legato a una tradizione politica di stampo padano, diversa dal modello feudale a cui si conformava il principato sabaudo.
2018
978-88-96949-15-3
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