In questa riflessione porto la mia attenzione su una pratica di laboratorio che unisce il teatro all’apprendimento delle lingue straniere e che da dodici anni ha occupato in modo sempre più rilevante il tempo della mia didattica universitaria. Nonostante le battaglie vinte per rendere tale attività riconosciuta come offerta formativa istituzionale, l’economia dei crediti che regola il lavoro dei docenti e degli studenti contiene e determina solo imperfettamente il lavoro che vi viene prodotto. L’oscillazione tra lavoro e non lavoro, economia dei crediti ed economia dell’evento, istituzionalizzazione e precarietà dimostra come questa pratica produca una serie di duplicità il cui senso collettivo merita di essere esplorato. In particolare, la mia riflessione su questo teatro non professionista e “profano” (prendendo in prestito il termine usato da Alan Read) verte su due piccole e potenti evidenze: la produzione di un orario condiviso da tutti (una politica del tempo), e lo studente non-attore e non parlante nativo sulla scena (una produzione di potenza a partire dall’imperfezione). Il progetto, ora attività formativa e piccolo festival, si chiama TiLLiT e si svolge presso l’Università del Piemonte Orientale a Vercelli.

Piccolo teatro profano. Intorno a una pratica di laboratorio di teatro in lingua straniera.

PUSTIANAZ, Marco
2016-01-01

Abstract

In questa riflessione porto la mia attenzione su una pratica di laboratorio che unisce il teatro all’apprendimento delle lingue straniere e che da dodici anni ha occupato in modo sempre più rilevante il tempo della mia didattica universitaria. Nonostante le battaglie vinte per rendere tale attività riconosciuta come offerta formativa istituzionale, l’economia dei crediti che regola il lavoro dei docenti e degli studenti contiene e determina solo imperfettamente il lavoro che vi viene prodotto. L’oscillazione tra lavoro e non lavoro, economia dei crediti ed economia dell’evento, istituzionalizzazione e precarietà dimostra come questa pratica produca una serie di duplicità il cui senso collettivo merita di essere esplorato. In particolare, la mia riflessione su questo teatro non professionista e “profano” (prendendo in prestito il termine usato da Alan Read) verte su due piccole e potenti evidenze: la produzione di un orario condiviso da tutti (una politica del tempo), e lo studente non-attore e non parlante nativo sulla scena (una produzione di potenza a partire dall’imperfezione). Il progetto, ora attività formativa e piccolo festival, si chiama TiLLiT e si svolge presso l’Università del Piemonte Orientale a Vercelli.
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