Il saggio è incentrato sulla figura del collezionista di pittura Juan de Lezcano (Aguarón, Zaragoza, circa 1567 – Napoli 1634), che per oltre vent’anni fu segretario di Francisco Ruiz de Castro, conte di Castro e dal 1622 VIII conte di Lemos, viceré luogotenente a Napoli (1601-03), ambasciatore del re di Spagna presso la Santa Sede (1609-16) e viceré di Sicilia (1616-22). Figlio di Juan Lezcano senior, un hidalgo di origine basca que si era trasferito con la famiglia a Napoli nel 1571 al servizio di don Juan de Austria, il segretario raggiunse un alto livello sociale ed economico grazie alle relazioni che seppe stabilire con la nobiltà del regno, arrivando a possedere diverse proprietà immobiliari a Napoli e nei dintorni. Nel dettagliato inventario dei beni che accompagna il suo testamento, dettato nel 1631, figura un’importante quadreria di circa 140 dipinti, 37 dei quali sono registrati con il nome dell’autore, sia come originali sia come copie. Gli autori e i temi dei quadri permettono di dedurre che la raccolta si formò in massima parte al tempo della permanenza romana del propietario: tra essi appaiono copie da Raffaello, Rubens e probabilmente Scipione Pulzone; una copia del San Francesco del Caravaggio oggi a Cremona; alcune opere dei Carracci; tre di Guido Reni; un Ecce Homo del Caravaggio che va identificato con quello dipinto nel 1605 per Massimo Massimi e quindi con quello oggi a Genova; e soprattutto ben dodici opere di Orazio Borgianni, che fu amico del segretario e lavorò anche per l’ambasciatore. Lo stesso Borgianni nel 1615 nominò Lezcano e l’ambasciatore Francisco de Castro suoi esecutori testamentari. Nel complesso, la pinacoteca di Juan de Lezcano resulta essere un tipico esempio di collezione riunita da un letrado dell’epoca di Filippo III, realizzata non secondo preferenze estetiche o emulando un modello di riferimento bensì come il riflesso di un insieme di relazioni politiche e umane privilégiate, in sintonia con alcune delle principali motivazioni ideologiche della monarchia spagnola del tempo, a cominciare dalla lotta contro il Turco.

La collezione del segretario Juan de Lezcano. Borgianni, Caravaggio, Reni e altri nella quadreria di un funzionario spagnolo nell'Italia del primo Seicento. Accademia Nazionale dei Lincei. Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche. Memorie

VANNUGLI, Antonio
2009-01-01

Abstract

Il saggio è incentrato sulla figura del collezionista di pittura Juan de Lezcano (Aguarón, Zaragoza, circa 1567 – Napoli 1634), che per oltre vent’anni fu segretario di Francisco Ruiz de Castro, conte di Castro e dal 1622 VIII conte di Lemos, viceré luogotenente a Napoli (1601-03), ambasciatore del re di Spagna presso la Santa Sede (1609-16) e viceré di Sicilia (1616-22). Figlio di Juan Lezcano senior, un hidalgo di origine basca que si era trasferito con la famiglia a Napoli nel 1571 al servizio di don Juan de Austria, il segretario raggiunse un alto livello sociale ed economico grazie alle relazioni che seppe stabilire con la nobiltà del regno, arrivando a possedere diverse proprietà immobiliari a Napoli e nei dintorni. Nel dettagliato inventario dei beni che accompagna il suo testamento, dettato nel 1631, figura un’importante quadreria di circa 140 dipinti, 37 dei quali sono registrati con il nome dell’autore, sia come originali sia come copie. Gli autori e i temi dei quadri permettono di dedurre che la raccolta si formò in massima parte al tempo della permanenza romana del propietario: tra essi appaiono copie da Raffaello, Rubens e probabilmente Scipione Pulzone; una copia del San Francesco del Caravaggio oggi a Cremona; alcune opere dei Carracci; tre di Guido Reni; un Ecce Homo del Caravaggio che va identificato con quello dipinto nel 1605 per Massimo Massimi e quindi con quello oggi a Genova; e soprattutto ben dodici opere di Orazio Borgianni, che fu amico del segretario e lavorò anche per l’ambasciatore. Lo stesso Borgianni nel 1615 nominò Lezcano e l’ambasciatore Francisco de Castro suoi esecutori testamentari. Nel complesso, la pinacoteca di Juan de Lezcano resulta essere un tipico esempio di collezione riunita da un letrado dell’epoca di Filippo III, realizzata non secondo preferenze estetiche o emulando un modello di riferimento bensì come il riflesso di un insieme di relazioni politiche e umane privilégiate, in sintonia con alcune delle principali motivazioni ideologiche della monarchia spagnola del tempo, a cominciare dalla lotta contro il Turco.
2009
978-88-218-1015-2
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