Questo libro racconta la storia di come, sin dall’età decemvirale, il diritto romano sia servito ad appagare l’esigenza di disporre mortis causa, e ne presenta gli sviluppi sino all’epoca classica. La più antica regolamentazione a tal proposito è affidata ad un unico, scarno versetto della legge delle XII Tavole: su di esso la giurisprudenza si eserciterà per introdurre ardite innovazioni creative, la cui evoluzione è indagata al fine di offrire un’interpretazione della storia primitiva delle successioni testamentarie, con particolare riguardo al rapporto tra heredis institutio e testamentum, e alla possibilità di quest’ultimo di rendersi idoneo veicolo di disposizioni eterogenee. Essa viene inoltre rapportata ai più ampi ambiti del «disporre» e dell’«acquistare» mortis causa, e posta in costante contrappunto con le progressive limitazioni della latissima potestas – originariamente garantita al civis dalla norma dell’antica legge – ancora menzionata nella compilazione giustinianea, più che altro per recare memoria della reliquia decemvirale che ne costituiva il fondamento. Tale menzione risulta del tutto coerente con il generale atteggiamento di venerazione da sempre tributata al codice decemvirale, e con i plurisecolari tentativi di palingenesi, i quali impegnano ancora oggi un appassionato gruppo di studiosi, protagonisti dell’immane ricerca che ha per il momento contribuito a fornire un supporto testuale all’intuizione relativa alla retrodatazione degli esperimenti palingenetici della legge delle XII Tavole all’età dell’Umanesimo.

STUDI SUL DISPORRE MORTIS CAUSA. DALL'ETA' DECEMVIRALE AL DIRITTO CLASSICO

ARCES, Pierfrancesco
2013-01-01

Abstract

Questo libro racconta la storia di come, sin dall’età decemvirale, il diritto romano sia servito ad appagare l’esigenza di disporre mortis causa, e ne presenta gli sviluppi sino all’epoca classica. La più antica regolamentazione a tal proposito è affidata ad un unico, scarno versetto della legge delle XII Tavole: su di esso la giurisprudenza si eserciterà per introdurre ardite innovazioni creative, la cui evoluzione è indagata al fine di offrire un’interpretazione della storia primitiva delle successioni testamentarie, con particolare riguardo al rapporto tra heredis institutio e testamentum, e alla possibilità di quest’ultimo di rendersi idoneo veicolo di disposizioni eterogenee. Essa viene inoltre rapportata ai più ampi ambiti del «disporre» e dell’«acquistare» mortis causa, e posta in costante contrappunto con le progressive limitazioni della latissima potestas – originariamente garantita al civis dalla norma dell’antica legge – ancora menzionata nella compilazione giustinianea, più che altro per recare memoria della reliquia decemvirale che ne costituiva il fondamento. Tale menzione risulta del tutto coerente con il generale atteggiamento di venerazione da sempre tributata al codice decemvirale, e con i plurisecolari tentativi di palingenesi, i quali impegnano ancora oggi un appassionato gruppo di studiosi, protagonisti dell’immane ricerca che ha per il momento contribuito a fornire un supporto testuale all’intuizione relativa alla retrodatazione degli esperimenti palingenetici della legge delle XII Tavole all’età dell’Umanesimo.
2013
978-88-7916-662-1
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