Il mercato italiano dei mutui residenziali si caratterizza per un’elevata esposizione delle famiglie al rischio di interesse. La decisione di indebitarsi a tasso variabile non pare peraltro coerente con il grado di avversione al rischio della maggior parte dei mutuatari. L’ipotesi di ricerca si basa sull’esistenza di un problema di razionalità limitata dovuto alla percezione distorta del rischio di tasso da parte delle famiglie italiane e ai condizionamenti emotivi esercitati dall’onerosità del servizio del debito. Il presente lavoro analizza la percezione del rischio di interesse da parte delle famiglie italiane alla luce delle diverse determinanti della scelta tra mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile, coniugando la logica economica con le evidenze derivanti dagli studi di psicologia cognitiva. L’analisi empirica condotta sulla base dati dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie Italiane, della Banca d’Italia, evidenzia alcune rilevanti divergenze del comportamento dei mutuatari rispetto ad un’impostazione di razionalità economica. La scelta tra mutuo a tasso fisso e mutuo a tasso variabile appare infatti guidata dalla prospettiva di un immediato risparmio economico, valutato approssimativamente sulla base del confronto tra il livello del tasso fisso e quello del tasso variabile al momento della stipula. L’ottica di breve termine assunta dai mutuatari è inoltre alla base di una crescente preferenza per i mutui a tasso variabile all’allungarsi della scadenza del mutuo e al crescere della rischiosità dei prenditori.
La percezione del rischio di tasso nelle scelte di indebitamento delle famiglie per l'acquisto dell'abitazione
ZOCCHI, PAOLA
2009-01-01
Abstract
Il mercato italiano dei mutui residenziali si caratterizza per un’elevata esposizione delle famiglie al rischio di interesse. La decisione di indebitarsi a tasso variabile non pare peraltro coerente con il grado di avversione al rischio della maggior parte dei mutuatari. L’ipotesi di ricerca si basa sull’esistenza di un problema di razionalità limitata dovuto alla percezione distorta del rischio di tasso da parte delle famiglie italiane e ai condizionamenti emotivi esercitati dall’onerosità del servizio del debito. Il presente lavoro analizza la percezione del rischio di interesse da parte delle famiglie italiane alla luce delle diverse determinanti della scelta tra mutui a tasso fisso e mutui a tasso variabile, coniugando la logica economica con le evidenze derivanti dagli studi di psicologia cognitiva. L’analisi empirica condotta sulla base dati dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie Italiane, della Banca d’Italia, evidenzia alcune rilevanti divergenze del comportamento dei mutuatari rispetto ad un’impostazione di razionalità economica. La scelta tra mutuo a tasso fisso e mutuo a tasso variabile appare infatti guidata dalla prospettiva di un immediato risparmio economico, valutato approssimativamente sulla base del confronto tra il livello del tasso fisso e quello del tasso variabile al momento della stipula. L’ottica di breve termine assunta dai mutuatari è inoltre alla base di una crescente preferenza per i mutui a tasso variabile all’allungarsi della scadenza del mutuo e al crescere della rischiosità dei prenditori.File | Dimensione | Formato | |
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