Il saggio affronta il tema delle “rinascite” – nel quadro di un convegno dedicato a tale tema nel medioevo, poi confluito nella rivista “Hortus Artium Medievalium” – con riferimento alla scultura italiana altomedievale. Spesso in letteratura questo argomento viene correlato a un revival, sotto diverse forme, dell’arte classica, che a tratti si osserva anche nella scultura di periodo post-classico. Il saggio, invece, intraprende un percorso meno battuto, quello cioè che porta alla verifica di quanto quest’ultima sia stata oggetto di ripresa e nuova valorizzazione nei secoli successivi. Si osservano infatti diversi esiti, poiché la scultura altomedievale: 1) ha fornito un repertorio di motivi decorativi spesso citati, talvolta imitati e anche rielaborati, soprattutto in epoca romanica; 2) è stata oggetto di un vero e proprio riuso, e i materiali altomedievali sono stati talvolta esposti in murature successive come segno di antichità, mostrando così un valore legittimante per il nuovo edificio, oppure sono diventati puro materiale da costruzione; 3) i pezzi decorati sono rimasti al loro posto per molti secoli, mantenendo la loro funzione originaria, attraversando cambiamenti radicali nel gusto ornamentale di epoche diverse, quasi “reliquie” di un passato certo non classico, ma in qualche modo più vicino nel tempo e non di rado legato alle origini della chiesa in cui tali materiali continuarono a essere visibili. L'archeologia, tanto mediante lo scavo quanto attraverso la valutazione delle fasi murarie, offre altresì un importante contributo alla ricostruzione dei percorsi di trasmissione della scultura altomedievale, aiutando a precisare tempi e modi che ne segnarono il destino. Emergono così importanti problemi di metodo, che impongono il superamento di un’analisi puramente stilistica dei manufatti scultorei e invitano a riconsiderare datazioni e contesti d’uso alla luce di un’attenta valutazione stratigrafica. Il saggio sottopone alla comunità scientifica, in una sede di respiro internazionale, nuovi spunti e prova così a stimolare approcci meno consueti, legati al punto di vista dell’archeologo, per oggetti in cui la componente decorativa ha spesso catalizzato l’attenzione degli studiosi.

Rinascenze? Vita, oblio e sopravvivenze della scultura altomedievale. Riflessioni sull’ambito italiano

DESTEFANIS ELEONORA
2022-01-01

Abstract

Il saggio affronta il tema delle “rinascite” – nel quadro di un convegno dedicato a tale tema nel medioevo, poi confluito nella rivista “Hortus Artium Medievalium” – con riferimento alla scultura italiana altomedievale. Spesso in letteratura questo argomento viene correlato a un revival, sotto diverse forme, dell’arte classica, che a tratti si osserva anche nella scultura di periodo post-classico. Il saggio, invece, intraprende un percorso meno battuto, quello cioè che porta alla verifica di quanto quest’ultima sia stata oggetto di ripresa e nuova valorizzazione nei secoli successivi. Si osservano infatti diversi esiti, poiché la scultura altomedievale: 1) ha fornito un repertorio di motivi decorativi spesso citati, talvolta imitati e anche rielaborati, soprattutto in epoca romanica; 2) è stata oggetto di un vero e proprio riuso, e i materiali altomedievali sono stati talvolta esposti in murature successive come segno di antichità, mostrando così un valore legittimante per il nuovo edificio, oppure sono diventati puro materiale da costruzione; 3) i pezzi decorati sono rimasti al loro posto per molti secoli, mantenendo la loro funzione originaria, attraversando cambiamenti radicali nel gusto ornamentale di epoche diverse, quasi “reliquie” di un passato certo non classico, ma in qualche modo più vicino nel tempo e non di rado legato alle origini della chiesa in cui tali materiali continuarono a essere visibili. L'archeologia, tanto mediante lo scavo quanto attraverso la valutazione delle fasi murarie, offre altresì un importante contributo alla ricostruzione dei percorsi di trasmissione della scultura altomedievale, aiutando a precisare tempi e modi che ne segnarono il destino. Emergono così importanti problemi di metodo, che impongono il superamento di un’analisi puramente stilistica dei manufatti scultorei e invitano a riconsiderare datazioni e contesti d’uso alla luce di un’attenta valutazione stratigrafica. Il saggio sottopone alla comunità scientifica, in una sede di respiro internazionale, nuovi spunti e prova così a stimolare approcci meno consueti, legati al punto di vista dell’archeologo, per oggetti in cui la componente decorativa ha spesso catalizzato l’attenzione degli studiosi.
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