Il 19 marzo 1755 la borgata alpina di Bergemoletto (Demonte, Cn), venne travolta da una valanga che seppellì buona parte delle abitazioni. Un fatto che, seppur tragico ed eccezionale, non si differenzia molto da analoghe valanghe se non fosse per la vicenda di tre donne che, rimaste sepolte all’interno di una piccola stalla, furono liberate, ancora vive, il 25 aprile seguente, dopo una «lunga notte» durata 37 giorni. Un fatto straordinario, forse l’unico storicamente documentato di tale durata, che venne indagato fin da subito da alcuni medici e scienziati, fra cui Ignazio Somis, professore di medicina all’Università di Torino, il quale nel 1758 diede alle stampe una dettagliata memoria dedicata alla valanga e alla storia clinica delle tre donne sopravvissute. La vicenda di Anna Maria Bruno, sua figlia Margherita e la cognata Anna Roccia, che avevano visto la «morte innanzi agli occhi», fu ulteriormente divulgata dalle stesse protagoniste nell’inverno 1756-1757 quando, trovandosi «assai poveramente in arnese», andarono «a piedi in giro pel Piemonte, eccitando col racconto della lacrimevole loro lunga disgrazia». Un’esperienza di grande impatto quella vissuta dalle tre donne di Bergemoletto, che entrò nella narrativa orale piemontese e a cui diedero ulteriore forza e diffusione nel corso dell’Ottocento e del Novecento scrittori quali Cesare Cantù, Michele Lessona, Luigi Vaccarone, Bernardo Chiara e, in tempi più recenti, Pietro Spirito.

La valanga di Bergemoletto del 19 marzo 1755

FASSINO G
2019-01-01

Abstract

Il 19 marzo 1755 la borgata alpina di Bergemoletto (Demonte, Cn), venne travolta da una valanga che seppellì buona parte delle abitazioni. Un fatto che, seppur tragico ed eccezionale, non si differenzia molto da analoghe valanghe se non fosse per la vicenda di tre donne che, rimaste sepolte all’interno di una piccola stalla, furono liberate, ancora vive, il 25 aprile seguente, dopo una «lunga notte» durata 37 giorni. Un fatto straordinario, forse l’unico storicamente documentato di tale durata, che venne indagato fin da subito da alcuni medici e scienziati, fra cui Ignazio Somis, professore di medicina all’Università di Torino, il quale nel 1758 diede alle stampe una dettagliata memoria dedicata alla valanga e alla storia clinica delle tre donne sopravvissute. La vicenda di Anna Maria Bruno, sua figlia Margherita e la cognata Anna Roccia, che avevano visto la «morte innanzi agli occhi», fu ulteriormente divulgata dalle stesse protagoniste nell’inverno 1756-1757 quando, trovandosi «assai poveramente in arnese», andarono «a piedi in giro pel Piemonte, eccitando col racconto della lacrimevole loro lunga disgrazia». Un’esperienza di grande impatto quella vissuta dalle tre donne di Bergemoletto, che entrò nella narrativa orale piemontese e a cui diedero ulteriore forza e diffusione nel corso dell’Ottocento e del Novecento scrittori quali Cesare Cantù, Michele Lessona, Luigi Vaccarone, Bernardo Chiara e, in tempi più recenti, Pietro Spirito.
2019
9788831654746
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