Ogni cinque anni a Sampeyre, nella montagna cuneese, la comunità celebra il rito della Badia, un istituto folklorico virile che organizza il Carnevale, rito d’inizio anno sempre rinnovato senza soluzione di continuità, anche quando le montagne si sono spopolate per un’epocale emigrazione. La scansione quinquennale della badia richiama al bisogno di ri-costruzione sociale e culturale della comunità che ha subito la diaspora dell’abbandono, ripetendo nel solco degli antenati i gesti e le parole del teatro della vita. La fame di divinità e di cibo che ha scandito nel corso delle stagioni e dei tempi il vivere tradizionale delle montagne, alla ricerca degli dei che governano il risveglio della natura per superare con il magismo rituale il bisogno di nutrimento, ancora oggi viene rappresentata in un complesso, simbolico apparato carnevalesco che rinvia ad un bisogno di sacralità comunitaria. Nella rappresentata memoria del divino e della condivisione del cibo la badia trova le ragioni sostanziali per ri-attualizzare il rito in funzione di una comunità che nella tradizione trova nuove traiettorie di futuro. Una mascherata foresta di simboli che rinvia a miti anche precristiani che hanno presieduto e presiedono ancora alla vita di queste montagne. Una storia di gesti e di parole che è parte della rinascita e della riscoperta del cibo della tradizione e delle divinità che custodiscono ancora allude alla natura. A partire da queste considerazioni è stata condotta una ricerca di antropologia visiva che ha documentato il rito carnevalesco del 2017. Dieci unità di ripresa hanno, nel contempo, filmato, memorizzato e analizzato criticamente lo svolgersi spazio-temporale dell’azione rituale. Oltre alle ragioni scientifiche che hanno portato il gruppo di ricerca ad indagare il terreno rituale di Sampeyre, l’originale materiale filmico permette di documentare e interpretare uno dei più importanti carnevali della tradizione alpina, festa identitaria in cui si riconosce il popolo occitano, nella prospettiva di avviarne il riconoscimento Unesco quale patrimonio immateriale dell’umanità.

Fame di cibo e di divinità. La Badia di Sampeyre: un patrimonio di intangibile ritualità

Davide Porporato
Co-primo
;
Piercarlo Grimaldi
Co-primo
2024-01-01

Abstract

Ogni cinque anni a Sampeyre, nella montagna cuneese, la comunità celebra il rito della Badia, un istituto folklorico virile che organizza il Carnevale, rito d’inizio anno sempre rinnovato senza soluzione di continuità, anche quando le montagne si sono spopolate per un’epocale emigrazione. La scansione quinquennale della badia richiama al bisogno di ri-costruzione sociale e culturale della comunità che ha subito la diaspora dell’abbandono, ripetendo nel solco degli antenati i gesti e le parole del teatro della vita. La fame di divinità e di cibo che ha scandito nel corso delle stagioni e dei tempi il vivere tradizionale delle montagne, alla ricerca degli dei che governano il risveglio della natura per superare con il magismo rituale il bisogno di nutrimento, ancora oggi viene rappresentata in un complesso, simbolico apparato carnevalesco che rinvia ad un bisogno di sacralità comunitaria. Nella rappresentata memoria del divino e della condivisione del cibo la badia trova le ragioni sostanziali per ri-attualizzare il rito in funzione di una comunità che nella tradizione trova nuove traiettorie di futuro. Una mascherata foresta di simboli che rinvia a miti anche precristiani che hanno presieduto e presiedono ancora alla vita di queste montagne. Una storia di gesti e di parole che è parte della rinascita e della riscoperta del cibo della tradizione e delle divinità che custodiscono ancora allude alla natura. A partire da queste considerazioni è stata condotta una ricerca di antropologia visiva che ha documentato il rito carnevalesco del 2017. Dieci unità di ripresa hanno, nel contempo, filmato, memorizzato e analizzato criticamente lo svolgersi spazio-temporale dell’azione rituale. Oltre alle ragioni scientifiche che hanno portato il gruppo di ricerca ad indagare il terreno rituale di Sampeyre, l’originale materiale filmico permette di documentare e interpretare uno dei più importanti carnevali della tradizione alpina, festa identitaria in cui si riconosce il popolo occitano, nella prospettiva di avviarne il riconoscimento Unesco quale patrimonio immateriale dell’umanità.
2024
979-12-80664-69-3
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