La rappresentazione scientifica degli animali ha spesso rivendicato una forte oggettività. Eppure, è andata incontro a profonde trasformazioni. Mentre la possibilità stessa di emozioni e pensieri animali è stata a lungo negata dalla maggior parte degli studiosi del secolo scorso, dalla fine degli anni Novanta, grazie anche al lavoro di alcuni pionieri, nonché a notevoli progressi realizzati nell’ambito delle neuroscienze, la visione degli scienziati del comportamento animale è notevolmente cambiata e interroga sempre più anche l’etica e il diritto. La storia e le ragioni di questa evoluzione sono appassionanti per quanto ci insegnano sulle altre specie, aprendoci orizzonti di conoscenza estremamente affascinanti. Ma proseguono e approfondiscono, anche, quel processo di decentramento dell’uomo compiuto da Alexander von Humboldt, Charles Darwin e Jakob von Uexküll e di cui i migliori naturalisti sono sempre stati, a mio parere, gli eredi, introducendo nella nostra società elementi di pensiero fortemente sovversivi rispetto all’antropocentrismo che ha caratterizzato l’ontologia dominante. D’altro canto, la persistenza di posizioni discontinuiste che, persino nelle scienze del comportamento animale, hanno continuato a erigere un baluardo fra gli esseri umani e le altre specie animali, può essere considerata come un’interessante finestra che permette di osservare alcuni radicati pregiudizi culturali che hanno frequentemente influenzato, e in molti casi strutturato, la ricerca scientifica.

Trasformazioni nelle scienze del comportamento animale. Verso il riconoscimento di emozioni, intenzionalità, pensiero e coscienza

Annalisa D'Orsi
2021-01-01

Abstract

La rappresentazione scientifica degli animali ha spesso rivendicato una forte oggettività. Eppure, è andata incontro a profonde trasformazioni. Mentre la possibilità stessa di emozioni e pensieri animali è stata a lungo negata dalla maggior parte degli studiosi del secolo scorso, dalla fine degli anni Novanta, grazie anche al lavoro di alcuni pionieri, nonché a notevoli progressi realizzati nell’ambito delle neuroscienze, la visione degli scienziati del comportamento animale è notevolmente cambiata e interroga sempre più anche l’etica e il diritto. La storia e le ragioni di questa evoluzione sono appassionanti per quanto ci insegnano sulle altre specie, aprendoci orizzonti di conoscenza estremamente affascinanti. Ma proseguono e approfondiscono, anche, quel processo di decentramento dell’uomo compiuto da Alexander von Humboldt, Charles Darwin e Jakob von Uexküll e di cui i migliori naturalisti sono sempre stati, a mio parere, gli eredi, introducendo nella nostra società elementi di pensiero fortemente sovversivi rispetto all’antropocentrismo che ha caratterizzato l’ontologia dominante. D’altro canto, la persistenza di posizioni discontinuiste che, persino nelle scienze del comportamento animale, hanno continuato a erigere un baluardo fra gli esseri umani e le altre specie animali, può essere considerata come un’interessante finestra che permette di osservare alcuni radicati pregiudizi culturali che hanno frequentemente influenzato, e in molti casi strutturato, la ricerca scientifica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/173363
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