La Genetica Forense al servizio dell’identificazione delle vittime nei disastri di massa: i risultati preliminari dell’ “Experimental Mass Grave Project” La necessità di individuare le vittime dei disastri di massa (Disaster Victim Identification - DVI) rappresenta una sfida per le indagini forensi. Sviluppare e convalidare strategie per la DVI è fondamentale per motivi umanitari, etici e giuridici. Ogni disastro ha il suo scenario, e ogni scenario definisce i propri metodi per l'identificazione dei corpi. L'uso del profilo genetico come principale mezzo d’identificazione è stato suggerito più di vent'anni fa, e rafforzato in seguito all'attacco terroristico dell'11/9 al World Trade Center, poiché non solo è in grado di fornire una precisa identificazione, ma anche di associare i resti. Ad oggi, l'estrazione del DNA da resti umani in avanzato stato di decomposizione o scheletrizzati viene effettuata per lo più campionando tessuti “duri” come ossa e denti. Lo studio presentato prende origine dall’ "Experimental Mass Grave Project" (MGP) condotto presso il Forensic Anthropology Center della Texas State University (FACTS), ricerca volta a studiare a livello macroscopico, microscopico e biomolecolare l'intero processo di decomposizione di corpi umani all'interno di fosse comuni e tombe singole. In particolare, i genetisti forensi coinvolti nello studio hanno effettuato campionamenti volti a valutare la completezza delle informazioni genetiche ottenute da tamponi cutanei, orali e rettali effettuati all’arrivo dei donatori alla FACT e dopo il loro congelamento durato da 11 a 455 giorni. Successivamente è stata valutata la possibilità di tipizzare profili genetici utili per un confronto partendo da tessuti molli/fluidi biologici campionati dopo 18 mesi di inumazione valutando anche se vi fosse una correlazione tra la bontà dei profili genetici ottenuti ed il grado di decomposizione, le caratteristiche della sepoltura e la posizione del donatore nella fossa comune. I risultati dello studio evidenziano una progressiva perdita di informazioni con il congelamento dei corpi e la loro inumazione. Inoltre, i risultati ottenuti dai prelievi effettuati all’esumazione non sembrano essere influenzati dal grado di decomposizione del corpo e della posizione dello stesso all’interno della fossa comune. Nella fossa comune sono stati osservati fenomeni di contaminazione incrociata di materiale biologico, livelli più elevati di conservazione dei corpi rispetto alle tombe singole e una minore degradazione del DNA. In conclusione, lo studio ha permesso di comprendere come il congelamento e la sepoltura possano influenzare l’identificazione personale dei cadaveri in contesti particolari quali i disastri di massa e al tempo stesso sottolinea l’importanza in queste circostanze di campionare quanti più tessuti possibili al fine di identificare con successo un cadavere sconosciuto.

La Genetica Forense al servizio dell’identificazione delle vittime nei disastri di massa: Risultati preliminari dell’“Experimental Mass Grave Project”

Giulia Sguazzi
;
Sarah Gino
2023-01-01

Abstract

La Genetica Forense al servizio dell’identificazione delle vittime nei disastri di massa: i risultati preliminari dell’ “Experimental Mass Grave Project” La necessità di individuare le vittime dei disastri di massa (Disaster Victim Identification - DVI) rappresenta una sfida per le indagini forensi. Sviluppare e convalidare strategie per la DVI è fondamentale per motivi umanitari, etici e giuridici. Ogni disastro ha il suo scenario, e ogni scenario definisce i propri metodi per l'identificazione dei corpi. L'uso del profilo genetico come principale mezzo d’identificazione è stato suggerito più di vent'anni fa, e rafforzato in seguito all'attacco terroristico dell'11/9 al World Trade Center, poiché non solo è in grado di fornire una precisa identificazione, ma anche di associare i resti. Ad oggi, l'estrazione del DNA da resti umani in avanzato stato di decomposizione o scheletrizzati viene effettuata per lo più campionando tessuti “duri” come ossa e denti. Lo studio presentato prende origine dall’ "Experimental Mass Grave Project" (MGP) condotto presso il Forensic Anthropology Center della Texas State University (FACTS), ricerca volta a studiare a livello macroscopico, microscopico e biomolecolare l'intero processo di decomposizione di corpi umani all'interno di fosse comuni e tombe singole. In particolare, i genetisti forensi coinvolti nello studio hanno effettuato campionamenti volti a valutare la completezza delle informazioni genetiche ottenute da tamponi cutanei, orali e rettali effettuati all’arrivo dei donatori alla FACT e dopo il loro congelamento durato da 11 a 455 giorni. Successivamente è stata valutata la possibilità di tipizzare profili genetici utili per un confronto partendo da tessuti molli/fluidi biologici campionati dopo 18 mesi di inumazione valutando anche se vi fosse una correlazione tra la bontà dei profili genetici ottenuti ed il grado di decomposizione, le caratteristiche della sepoltura e la posizione del donatore nella fossa comune. I risultati dello studio evidenziano una progressiva perdita di informazioni con il congelamento dei corpi e la loro inumazione. Inoltre, i risultati ottenuti dai prelievi effettuati all’esumazione non sembrano essere influenzati dal grado di decomposizione del corpo e della posizione dello stesso all’interno della fossa comune. Nella fossa comune sono stati osservati fenomeni di contaminazione incrociata di materiale biologico, livelli più elevati di conservazione dei corpi rispetto alle tombe singole e una minore degradazione del DNA. In conclusione, lo studio ha permesso di comprendere come il congelamento e la sepoltura possano influenzare l’identificazione personale dei cadaveri in contesti particolari quali i disastri di massa e al tempo stesso sottolinea l’importanza in queste circostanze di campionare quanti più tessuti possibili al fine di identificare con successo un cadavere sconosciuto.
2023
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/168271
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