Con il solito blocco conservatore di sei giudici contro tre, il 29 giugno scorso la Corte Suprema federale statunitense ha decretato conclusa l’esperienza dell’affirmative action razziale nelle università degli Stati Uniti. La pronuncia[1], che ha coinvolto due fra i più antichi Colleges statunitensi -ossia la prestigiosissima università privata di Harvard e l’università pubblica della North Carolina-, non necessariamente si presenta però come l’espressione di un’ottica conservatrice. Il tema è infatti assai più complesso di quel che potrebbe a primo acchito apparire e conservatori e progressisti non sempre si sono trovati al riguardo su posizioni contrapposte.

Affirmative Action: game over per la SCOTUS... e se tutto il male non venisse per nuocere?

grande, elisabetta
2023-01-01

Abstract

Con il solito blocco conservatore di sei giudici contro tre, il 29 giugno scorso la Corte Suprema federale statunitense ha decretato conclusa l’esperienza dell’affirmative action razziale nelle università degli Stati Uniti. La pronuncia[1], che ha coinvolto due fra i più antichi Colleges statunitensi -ossia la prestigiosissima università privata di Harvard e l’università pubblica della North Carolina-, non necessariamente si presenta però come l’espressione di un’ottica conservatrice. Il tema è infatti assai più complesso di quel che potrebbe a primo acchito apparire e conservatori e progressisti non sempre si sono trovati al riguardo su posizioni contrapposte.
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