L’idea di viaggio, oggi, è molto cambiata. Lo era prima dell’evento pandemico, ma certamente gli accadimenti dell’ultimo anno e mezzo hanno fatto emergere quali necessità da acquisire e opportunità da cogliere pratiche ed attività turistiche sempre più improntate alla lentezza e alla sostenibilità. Promuovere la qualità e l’esperienza contrapponendosi al turismo di massa, veloce e di consumo che poco valorizza le tipicità di un luogo; maturare conoscenza e scoperta di cibi biologici e a chilometro zero; soddisfare la propensione a spostarsi verso destinazioni attente al risparmio energetico, alla raccolta differenziata per perseguire valori sostenibili verso un turismo più sano e reale. Sono questi alcuni tratti che la prossimità, imposta e affermata quale effetto sul turismo della pandemia da Covid-19, ha qualificato come fattori comuni alle modalità contemporanee di spostamento e, al contempo, ha reso elementi valoriali condivisi da parte di una domanda turistica orientata alla ricerca di proposte sicure, responsabili, sostenibili. Il turista è alla ricerca delle emozioni e sensazioni che le diverse destinazioni possono suscitare e soddisfare; di conseguenza, le aziende turistiche o le stesse destinazioni divengono “fornitori” di emozioni ed esperienze. La tipicità del cibo e delle tradizioni, i patrimoni culturali e le risorse anche “minime” del luogo divengono valori in grado di differenziare, qualificare e personalizzare servizi e proposte. In questa prospettiva la destinazione di viaggio si pone sempre di più come un messaggio culturale (Albanese, 2013). Per chi viaggia in chiave slow è cresciuta e si è rafforzata, negli ultimi anni, la volontà di “andare oltre”, per conoscere l’impatto ambientale di una struttura turistica e la sensibilità ecologica dei gestori o la provenienza del cibo prima di acquistare un determinato servizio. E con la dimensione ecologico-ambientale, i momenti “fuori casa” vengono caricati di sensi e significati, sia individuali che collettivi, eleggendoli a occasioni di incontro, scambio, immersione culturale e sociale nelle realtà visitate. È in questo modo che emergono i territori, con i loro paesaggi, i loro prodotti materiali e immateriali le loro storie, le identità e i patrimoni locali, le vicende di chi li ha vissuti e di chi li anima. Appare quasi paradossale, ma la crisi provocata dallo shock pandemico si è manifestata in un momento caratterizzato da un acceso dibattito su alcune questioni chiave connesse alla gestione dei flussi turistici nelle destinazioni. Tra queste l’overtourism, sia in alcune grandi città che in alcune località tra cui quelle balneari; gli effetti indesiderati del turismo crocieristico; la necessità di depolarizzare flussi distribuendoli verso aree caratterizzate da minore pressione antropica; la necessità e volontà di preservare i valori delle identità locali (Morvillo, Becheri, 2020). Su queste basi di inquadramento generale, il contributo si propone di presentare le declinazioni del turismo lento, per poi calarsi in alcuni contesti territoriali portatori di progetti partecipati di conoscenza, condivisione e turismo.
Luoghi di lentezza e identità locale: percorsi partecipati di conoscenza e di turismo
Stefania Cerutti
2021-01-01
Abstract
L’idea di viaggio, oggi, è molto cambiata. Lo era prima dell’evento pandemico, ma certamente gli accadimenti dell’ultimo anno e mezzo hanno fatto emergere quali necessità da acquisire e opportunità da cogliere pratiche ed attività turistiche sempre più improntate alla lentezza e alla sostenibilità. Promuovere la qualità e l’esperienza contrapponendosi al turismo di massa, veloce e di consumo che poco valorizza le tipicità di un luogo; maturare conoscenza e scoperta di cibi biologici e a chilometro zero; soddisfare la propensione a spostarsi verso destinazioni attente al risparmio energetico, alla raccolta differenziata per perseguire valori sostenibili verso un turismo più sano e reale. Sono questi alcuni tratti che la prossimità, imposta e affermata quale effetto sul turismo della pandemia da Covid-19, ha qualificato come fattori comuni alle modalità contemporanee di spostamento e, al contempo, ha reso elementi valoriali condivisi da parte di una domanda turistica orientata alla ricerca di proposte sicure, responsabili, sostenibili. Il turista è alla ricerca delle emozioni e sensazioni che le diverse destinazioni possono suscitare e soddisfare; di conseguenza, le aziende turistiche o le stesse destinazioni divengono “fornitori” di emozioni ed esperienze. La tipicità del cibo e delle tradizioni, i patrimoni culturali e le risorse anche “minime” del luogo divengono valori in grado di differenziare, qualificare e personalizzare servizi e proposte. In questa prospettiva la destinazione di viaggio si pone sempre di più come un messaggio culturale (Albanese, 2013). Per chi viaggia in chiave slow è cresciuta e si è rafforzata, negli ultimi anni, la volontà di “andare oltre”, per conoscere l’impatto ambientale di una struttura turistica e la sensibilità ecologica dei gestori o la provenienza del cibo prima di acquistare un determinato servizio. E con la dimensione ecologico-ambientale, i momenti “fuori casa” vengono caricati di sensi e significati, sia individuali che collettivi, eleggendoli a occasioni di incontro, scambio, immersione culturale e sociale nelle realtà visitate. È in questo modo che emergono i territori, con i loro paesaggi, i loro prodotti materiali e immateriali le loro storie, le identità e i patrimoni locali, le vicende di chi li ha vissuti e di chi li anima. Appare quasi paradossale, ma la crisi provocata dallo shock pandemico si è manifestata in un momento caratterizzato da un acceso dibattito su alcune questioni chiave connesse alla gestione dei flussi turistici nelle destinazioni. Tra queste l’overtourism, sia in alcune grandi città che in alcune località tra cui quelle balneari; gli effetti indesiderati del turismo crocieristico; la necessità di depolarizzare flussi distribuendoli verso aree caratterizzate da minore pressione antropica; la necessità e volontà di preservare i valori delle identità locali (Morvillo, Becheri, 2020). Su queste basi di inquadramento generale, il contributo si propone di presentare le declinazioni del turismo lento, per poi calarsi in alcuni contesti territoriali portatori di progetti partecipati di conoscenza, condivisione e turismo.File | Dimensione | Formato | |
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