Il saggio esamina il caso contemporaneo della riattivazione di un'istituzione locale per la gestione dei beni comuni, in un’area alpina del Piemonte occidentale, analizzandone le vicende storiche, ma soprattutto inquadrandone le dinamiche all’interno della discussione sul tema della proprietà collettiva, che negli ultimi anni è stato spesso associato alla gestione dell'ambiente, del paesaggio e del “patrimonio naturale” - un legame che in Italia è consolidato da una normativa che include i beni comuni tra i “paesaggi” da salvaguardare. Il saggio in particolare insiste sul fatto che proprio questo legame è stato decisivo nel caso studio analizzato, proprio per favorire la ricostruzione di una istituzione locale e la riattivazione dei suoi diritti. Il saggio parte dunque da una posizione che pone la ricerca storica in una prospettiva chiaramente applicativa, e discute il modo in cui la gestione delle risorse comuni possa oggi offrire un modello, se non una soluzione concreta, al problema dello sviluppo e della valorizzazione delle aree rurali e del patrimonio ambientale. Nel saggio – che nasce anche da un rapporto diretto con i rappresentanti della comunità locale coinvolta – si mette in evidenza il ruolo attivo dei gruppi sociali locali, il rapporto che le loro rivendicazioni collettive hanno con la legittimità storica, ma anche le forti discontinuità che caratterizzano il rapporto con le risorse ambientali che essi contribuiscono a conservare o trasformare. Il contributo esplora dal punto di vista metodologico le prospettive della storia applicata, che costituiscono un elemento di forte interesse in prospettiva per gli sviluppi della pratica storiografica, e lo fa concentrandosi sulla storia delle risorse ambientali – anch’esse al centro dell’attenzione più recente.
Ridefinire diritti, località e risorse naturali attraverso i conflitti istituzionali. Un caso di studio nelle Alpi Marittime (Italia, XX secolo)
tigrino;Giulia Beltrametti
2022-01-01
Abstract
Il saggio esamina il caso contemporaneo della riattivazione di un'istituzione locale per la gestione dei beni comuni, in un’area alpina del Piemonte occidentale, analizzandone le vicende storiche, ma soprattutto inquadrandone le dinamiche all’interno della discussione sul tema della proprietà collettiva, che negli ultimi anni è stato spesso associato alla gestione dell'ambiente, del paesaggio e del “patrimonio naturale” - un legame che in Italia è consolidato da una normativa che include i beni comuni tra i “paesaggi” da salvaguardare. Il saggio in particolare insiste sul fatto che proprio questo legame è stato decisivo nel caso studio analizzato, proprio per favorire la ricostruzione di una istituzione locale e la riattivazione dei suoi diritti. Il saggio parte dunque da una posizione che pone la ricerca storica in una prospettiva chiaramente applicativa, e discute il modo in cui la gestione delle risorse comuni possa oggi offrire un modello, se non una soluzione concreta, al problema dello sviluppo e della valorizzazione delle aree rurali e del patrimonio ambientale. Nel saggio – che nasce anche da un rapporto diretto con i rappresentanti della comunità locale coinvolta – si mette in evidenza il ruolo attivo dei gruppi sociali locali, il rapporto che le loro rivendicazioni collettive hanno con la legittimità storica, ma anche le forti discontinuità che caratterizzano il rapporto con le risorse ambientali che essi contribuiscono a conservare o trasformare. Il contributo esplora dal punto di vista metodologico le prospettive della storia applicata, che costituiscono un elemento di forte interesse in prospettiva per gli sviluppi della pratica storiografica, e lo fa concentrandosi sulla storia delle risorse ambientali – anch’esse al centro dell’attenzione più recente.File | Dimensione | Formato | |
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