All'interno della letteratura scientifica si possono trovare numerose definizioni di conflittualità a seconda della prospettiva disciplinare adottata. Secondo una prospettiva microsociologica, per esempio, il conflitto può essere inteso come un fenomeno relazionale in cui due o più persone, ma anche due o più piccoli gruppi, si trovano in una situazione di attiva contrapposizione in quanto idee, obiettivi, valori, strategie di azione propri di ciascun soggetto o gruppo non sono accettati o riconosciuti dall'altra componente (Arielli & Scotto, 2003). In tale accezione, il conflitto si configura come uno strumento dalla valenza positiva, utile per mettere in discussione l'assetto dei rapporti o il possesso delle risorse quando questi sono percepiti come insoddisfacenti da almeno una delle due parti. Si desume così che la conflittualità si caratterizzi anche per una valenza positiva, ossia come opportunità di apprendimento e di mutamento sociale, e che tale valenza necessiti di essere messa in evidenza (Simmel, 2001). Attraverso una visione più positiva del conflitto è possibile educare al trattamento e alla gestione delle dinamiche conflittuali in quanto occasioni di confronto costruttivo con i propri interlocutori. In tal senso, imparare a conoscere il conflitto per poterlo trattare e gestire positivamente significa imparare a so stare in esso, ossia a viverlo con il ruolo di attori protagonisti (Novara, 2011). Dato che la conflittualità è presente in tutti i campi della vita degli individui e dei gruppi, in quanto è un elemento strutturale delle relazioni umane, è importante tenere a mente come la sua percezione, interpretazione e gestione derivi da quanto osserviamo e viviamo nella nostra quotidianità (Wallace & Wolf, 2008). A tale proposito, Bandura (1961) ci ricorda come siano tre gli elementi che interagiscono in modo reciproco nei processi cognitivi e sociali di apprendimento: i fattori personali cognitivi, l'ambiente e il comportamento. Ciò significa che imparare a conoscere e a gestire le situazioni conflittuali è sempre collegato alle caratteristiche dei contesti in cui gli individui vivono le proprie esistenze. Il punto di avvio di questa ricerca è costituito dall'assunzione del concetto di conflitto inteso come fenomeno relazionale, facente parte della vita di ogni individuo, frutto delle interazioni che si sviluppano nella vita quotidiana e in tale accezione può essere analizzato adottando un approccio di tipo processuale. L'obiettivo del lavoro di ricerca è quello di esplorare le rappresentazioni del conflitto tra pari e le strategie che gli adolescenti, siano essi maschi o femmine, adottano per fronteggiarlo e gestirlo. A tal fine si è inteso adottare una concezione dei preadolescenti e degli adolescenti come attori sociali competenti, dotati di capacità sociali, culturali e valoriali che vengono continuamente apprese, rielaborate e riprodotte nelle interazioni con i propri coetanei e negli ambienti sociali in cui sono inseriti.

Oltre il conflitto. Le rappresentazioni delle relazioni conflittuali tra pari nella preadolescenza e nell’adolescenza / Beltramo, Ilaria. - ELETTRONICO. - (2022). [10.20373/uniupo/openthesis/142761]

Oltre il conflitto. Le rappresentazioni delle relazioni conflittuali tra pari nella preadolescenza e nell’adolescenza

Beltramo, Ilaria
2022-01-01

Abstract

All'interno della letteratura scientifica si possono trovare numerose definizioni di conflittualità a seconda della prospettiva disciplinare adottata. Secondo una prospettiva microsociologica, per esempio, il conflitto può essere inteso come un fenomeno relazionale in cui due o più persone, ma anche due o più piccoli gruppi, si trovano in una situazione di attiva contrapposizione in quanto idee, obiettivi, valori, strategie di azione propri di ciascun soggetto o gruppo non sono accettati o riconosciuti dall'altra componente (Arielli & Scotto, 2003). In tale accezione, il conflitto si configura come uno strumento dalla valenza positiva, utile per mettere in discussione l'assetto dei rapporti o il possesso delle risorse quando questi sono percepiti come insoddisfacenti da almeno una delle due parti. Si desume così che la conflittualità si caratterizzi anche per una valenza positiva, ossia come opportunità di apprendimento e di mutamento sociale, e che tale valenza necessiti di essere messa in evidenza (Simmel, 2001). Attraverso una visione più positiva del conflitto è possibile educare al trattamento e alla gestione delle dinamiche conflittuali in quanto occasioni di confronto costruttivo con i propri interlocutori. In tal senso, imparare a conoscere il conflitto per poterlo trattare e gestire positivamente significa imparare a so stare in esso, ossia a viverlo con il ruolo di attori protagonisti (Novara, 2011). Dato che la conflittualità è presente in tutti i campi della vita degli individui e dei gruppi, in quanto è un elemento strutturale delle relazioni umane, è importante tenere a mente come la sua percezione, interpretazione e gestione derivi da quanto osserviamo e viviamo nella nostra quotidianità (Wallace & Wolf, 2008). A tale proposito, Bandura (1961) ci ricorda come siano tre gli elementi che interagiscono in modo reciproco nei processi cognitivi e sociali di apprendimento: i fattori personali cognitivi, l'ambiente e il comportamento. Ciò significa che imparare a conoscere e a gestire le situazioni conflittuali è sempre collegato alle caratteristiche dei contesti in cui gli individui vivono le proprie esistenze. Il punto di avvio di questa ricerca è costituito dall'assunzione del concetto di conflitto inteso come fenomeno relazionale, facente parte della vita di ogni individuo, frutto delle interazioni che si sviluppano nella vita quotidiana e in tale accezione può essere analizzato adottando un approccio di tipo processuale. L'obiettivo del lavoro di ricerca è quello di esplorare le rappresentazioni del conflitto tra pari e le strategie che gli adolescenti, siano essi maschi o femmine, adottano per fronteggiarlo e gestirlo. A tal fine si è inteso adottare una concezione dei preadolescenti e degli adolescenti come attori sociali competenti, dotati di capacità sociali, culturali e valoriali che vengono continuamente apprese, rielaborate e riprodotte nelle interazioni con i propri coetanei e negli ambienti sociali in cui sono inseriti.
2022
34
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