Il 23 maggio 2011, con il caso Brown v. Plata, la Corte Suprema degli Stati Uniti conferma la riduzione del numero dei detenuti imposta due anni prima al governatore della California da una Corte distrettuale federale. Si tratta di un ordine di ridimensionamento della popolazione carceraria che coinvolge un numero di prigionieri oscillante fra i 33.000 e i 40.000. La pronuncia della Corte Suprema federale, che dichiara crudeli e inusuali le condizioni in cui viene scontata la pena nelle prigioni californiane, va oltre il pur dirompente comando di riduzione del numero dei carcerati. Con Brown v. Plata, la Corte Suprema federale sancisce, infatti, la sconfitta di un modello di pena fondato sulla tolleranza zero e sulla neutralizzazione dei condannati, aprendo la via a un cambiamento di rotta nelle politiche criminali statunitensi. La possibilità che una tale inversione si realizzi, però, sembra amaramente dipendere più dal perdurare della crisi economica in atto che dall’effettivo riconoscimento del valore della dignità umana.

La Corte Suprema degli Stati Uniti e l’ordine alla California di ridurre il numero dei prigionieri: humanitarianism o “humonetarianism”?

GRANDE, Elisabetta
2011-01-01

Abstract

Il 23 maggio 2011, con il caso Brown v. Plata, la Corte Suprema degli Stati Uniti conferma la riduzione del numero dei detenuti imposta due anni prima al governatore della California da una Corte distrettuale federale. Si tratta di un ordine di ridimensionamento della popolazione carceraria che coinvolge un numero di prigionieri oscillante fra i 33.000 e i 40.000. La pronuncia della Corte Suprema federale, che dichiara crudeli e inusuali le condizioni in cui viene scontata la pena nelle prigioni californiane, va oltre il pur dirompente comando di riduzione del numero dei carcerati. Con Brown v. Plata, la Corte Suprema federale sancisce, infatti, la sconfitta di un modello di pena fondato sulla tolleranza zero e sulla neutralizzazione dei condannati, aprendo la via a un cambiamento di rotta nelle politiche criminali statunitensi. La possibilità che una tale inversione si realizzi, però, sembra amaramente dipendere più dal perdurare della crisi economica in atto che dall’effettivo riconoscimento del valore della dignità umana.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/13285
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