L’Oratorio del Gonfalone, la “Cappella Sistina della Controriforma” come lo definì il grande studioso ungherese Frederick Antal, contiene il più importante ciclo di storie della Passione realizzato a Roma nella seconda metà del Cinquecento. Eseguita tra il 1569 e il 1577, la decorazione coinvolse vari dei più autorevoli pittori che operarono in quegli anni nella capitale pontificia, dal Bertoja a Livio Agresti a Marco Pino a Raffaellino da Reggio a Federico Zuccari a Mattteo da Lecce a Cesare Nebbia. In questo saggio, all’interno di un riesame generale delle attuali conoscenze sugli affreschi, ci si sofferma sulla loro esatta cronologia, le rispettive committenze, gli influssi formali e alcune questioni iconografiche, per concentrare nella prima parte l’attenzione su uno degli episodi principali – tre su dodici – rimasti finora privi di attribuzione. Si tratta della Crocifissione qui restituita al fiammingo Pieter de Witte detto Pietro Candido, del quale si ripercorre la giovanile attività in Italia e in particolare la presenza a Roma, comprovata dall’individuazione di un suo dipinto siglato in palazzo Caetani. La seconda parte – oltre a contenere alcune osservazioni sul ruolo che nelle ultime fasi della decorazione ebbe Cesare Nebbia e dietro di lui Girolamo Muziano, intrecciandosi con l’impresa delle grandi pale cristologiche destinate al Duomo di Orvieto – è dedicata al meno noto Marcantonio del Forno, pittore romano di origine borgognona, autore dell’episodio rappresentante la Cattura di Cristo. Riguardo a Marcantonio si presentano nuove attribuzioni e nuovi documenti, nell’intento di fare il punto sulla sua vita e redigerne un primo catalogo che possa servire da fondamento per ulteriori ricerche.
Artisti, affreschi e committenti nell'Oratorio del Gonfalone a Roma. Pietro Candido e Marcantonio del Forno
Antonio Vannugli
2021-01-01
Abstract
L’Oratorio del Gonfalone, la “Cappella Sistina della Controriforma” come lo definì il grande studioso ungherese Frederick Antal, contiene il più importante ciclo di storie della Passione realizzato a Roma nella seconda metà del Cinquecento. Eseguita tra il 1569 e il 1577, la decorazione coinvolse vari dei più autorevoli pittori che operarono in quegli anni nella capitale pontificia, dal Bertoja a Livio Agresti a Marco Pino a Raffaellino da Reggio a Federico Zuccari a Mattteo da Lecce a Cesare Nebbia. In questo saggio, all’interno di un riesame generale delle attuali conoscenze sugli affreschi, ci si sofferma sulla loro esatta cronologia, le rispettive committenze, gli influssi formali e alcune questioni iconografiche, per concentrare nella prima parte l’attenzione su uno degli episodi principali – tre su dodici – rimasti finora privi di attribuzione. Si tratta della Crocifissione qui restituita al fiammingo Pieter de Witte detto Pietro Candido, del quale si ripercorre la giovanile attività in Italia e in particolare la presenza a Roma, comprovata dall’individuazione di un suo dipinto siglato in palazzo Caetani. La seconda parte – oltre a contenere alcune osservazioni sul ruolo che nelle ultime fasi della decorazione ebbe Cesare Nebbia e dietro di lui Girolamo Muziano, intrecciandosi con l’impresa delle grandi pale cristologiche destinate al Duomo di Orvieto – è dedicata al meno noto Marcantonio del Forno, pittore romano di origine borgognona, autore dell’episodio rappresentante la Cattura di Cristo. Riguardo a Marcantonio si presentano nuove attribuzioni e nuovi documenti, nell’intento di fare il punto sulla sua vita e redigerne un primo catalogo che possa servire da fondamento per ulteriori ricerche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.