Questo lavoro focalizza l’attenzione sulle dinamiche violente che dall’Intimate Partner Violence (IPV) (Baldry et al., 2015) conducono all’escalation letale con la morte violenta della vittima (femminicidio) (Zara & Gino, 2018). L’interesse dello studio è quello non solo di esplorare CHI, COME, PERCHÈ si uccide una donna con la quale si ha avuto, si è desiderato e immaginato, oppure si è tentato di avere una relazione più o meno intima, ma anche di identificare le differenze (nei tempi e nelle modalità) che emergono quando invece si uccide una donna sconosciuta. Il campione dello studio è costituito da 275 donne uccise a Torino, tra il 1970 e il 2016, da 260 uomini (Gino et al., 2019). Lo scopo è quello di esplorare in che termini la tipologia di relazione (chi era la vittima) contribuisca a differenziare le dinamiche temporali dell’IPV (occasionalità o continuità abusante), processi peggiorativi e di aggravamento dell’IPV (escalation in femminicidio), modalità abusanti (come si uccide e con quali modalità e armi), presenza o meno di overkilling. Intervenire prima che l’IPV si trasformi in una violenza letale significa prevenire la trasformazione dell’IPV in femminicidio. Il progetto nasce da una ricerca intitolata PAUSE on IPV (Preventing Assault Under Scientific Evidence) (progetto autofinanziato) che intende lavorare in termini di prevenzione, formazione e informazione.
Intimate Partner Violence: come, quando e perché si uccide
Sarah Gino;
2019-01-01
Abstract
Questo lavoro focalizza l’attenzione sulle dinamiche violente che dall’Intimate Partner Violence (IPV) (Baldry et al., 2015) conducono all’escalation letale con la morte violenta della vittima (femminicidio) (Zara & Gino, 2018). L’interesse dello studio è quello non solo di esplorare CHI, COME, PERCHÈ si uccide una donna con la quale si ha avuto, si è desiderato e immaginato, oppure si è tentato di avere una relazione più o meno intima, ma anche di identificare le differenze (nei tempi e nelle modalità) che emergono quando invece si uccide una donna sconosciuta. Il campione dello studio è costituito da 275 donne uccise a Torino, tra il 1970 e il 2016, da 260 uomini (Gino et al., 2019). Lo scopo è quello di esplorare in che termini la tipologia di relazione (chi era la vittima) contribuisca a differenziare le dinamiche temporali dell’IPV (occasionalità o continuità abusante), processi peggiorativi e di aggravamento dell’IPV (escalation in femminicidio), modalità abusanti (come si uccide e con quali modalità e armi), presenza o meno di overkilling. Intervenire prima che l’IPV si trasformi in una violenza letale significa prevenire la trasformazione dell’IPV in femminicidio. Il progetto nasce da una ricerca intitolata PAUSE on IPV (Preventing Assault Under Scientific Evidence) (progetto autofinanziato) che intende lavorare in termini di prevenzione, formazione e informazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.