Il termine ‘violenza sessuale’ si riferisce ad un ampio spettro di attività di carattere sessuale non consensuali, che includono atti con e senza penetrazione vaginale e/o anale e/o orale e atti che implicano l’uso della forza fisica o della coercizione psicologica. Trattandosi di un evento di natura acuta, i sanitari del Pronto Soccorso (PS) sono spesso i primi ad avere in cura le vittime. Va sottolineato che la valutazione ed il trattamento delle vittime di violenza sessuale sono diversi da quelli messi in atto per qualsiasi altra tipologia di paziente. Innanzitutto, il personale sanitario ha, in questo frangente, una doppia responsabilità: la prima consiste nell’assicurare alla vittima un adeguato supporto sia medico che psicologico, mentre la seconda consiste nell’assistere la persona nelle procedure di carattere medico-legale: effettuare un attento esame fisico, provvedere alla documentazione e repertazione di eventuali prove di interesse forense, garantire una corretta catena di custodia. Infatti, tutti i professionisti sanitari che entrano in contatto con donne vittime di violenza sessuale dovrebbero possedere un soddisfacente livello di preparazione e svolgere le proprie attività con rigore scientifico al fine di garantire un percorso adeguato e focalizzato oltre che sull’aspetto clinico anche sulle implicazioni medico-legali. Nonostante siano state pubblicate in letteratura diverse linee guida per la gestione delle vittime di violenza in contesti ospedalieri, ancora oggi capita che queste non vengano correttamente applicate in alcuni centri e che le informazioni raccolte in PS dalla vittima siano inadeguate o incomplete per la ricostruzione della vicenda. Onde evitare discrepanze tra il verbale medico e la ricostruzione dell’abuso sessuale, è cruciale impiegare strategie non soltanto inerenti agli aspetti tecnici della raccolta delle prove, ma anche alle modalità con cui è raccolto il racconto della vittima. Questo potrebbe portare ad una migliore gestione delle vittime di violenza sessuale nonché ad una maggiore garanzia di tutela dei loro diritti. A tale scopo, è cruciale che i professionisti sanitari siano adeguatamente formati in ambito medico legale per garantire una dettagliata documentazione delle lesività fisiche e un’adeguata raccolta dei campioni biologici di interesse forense. Tali raccomandazioni trovano riscontro anche all’interno delle “Linee Guida Nazionali per le Aziende Sanitarie e le Aziende Ospedaliere in tema di soccorso e assistenza sociosanitaria alle donne vittime di violenza” contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.) del 24 novembre 2017.

La gestione delle donne vittime di violenza sessuale in ospedale alla luce del nuovo D.P.C.M. 24 Novembre 2017.

Sarah Gino;
2021-01-01

Abstract

Il termine ‘violenza sessuale’ si riferisce ad un ampio spettro di attività di carattere sessuale non consensuali, che includono atti con e senza penetrazione vaginale e/o anale e/o orale e atti che implicano l’uso della forza fisica o della coercizione psicologica. Trattandosi di un evento di natura acuta, i sanitari del Pronto Soccorso (PS) sono spesso i primi ad avere in cura le vittime. Va sottolineato che la valutazione ed il trattamento delle vittime di violenza sessuale sono diversi da quelli messi in atto per qualsiasi altra tipologia di paziente. Innanzitutto, il personale sanitario ha, in questo frangente, una doppia responsabilità: la prima consiste nell’assicurare alla vittima un adeguato supporto sia medico che psicologico, mentre la seconda consiste nell’assistere la persona nelle procedure di carattere medico-legale: effettuare un attento esame fisico, provvedere alla documentazione e repertazione di eventuali prove di interesse forense, garantire una corretta catena di custodia. Infatti, tutti i professionisti sanitari che entrano in contatto con donne vittime di violenza sessuale dovrebbero possedere un soddisfacente livello di preparazione e svolgere le proprie attività con rigore scientifico al fine di garantire un percorso adeguato e focalizzato oltre che sull’aspetto clinico anche sulle implicazioni medico-legali. Nonostante siano state pubblicate in letteratura diverse linee guida per la gestione delle vittime di violenza in contesti ospedalieri, ancora oggi capita che queste non vengano correttamente applicate in alcuni centri e che le informazioni raccolte in PS dalla vittima siano inadeguate o incomplete per la ricostruzione della vicenda. Onde evitare discrepanze tra il verbale medico e la ricostruzione dell’abuso sessuale, è cruciale impiegare strategie non soltanto inerenti agli aspetti tecnici della raccolta delle prove, ma anche alle modalità con cui è raccolto il racconto della vittima. Questo potrebbe portare ad una migliore gestione delle vittime di violenza sessuale nonché ad una maggiore garanzia di tutela dei loro diritti. A tale scopo, è cruciale che i professionisti sanitari siano adeguatamente formati in ambito medico legale per garantire una dettagliata documentazione delle lesività fisiche e un’adeguata raccolta dei campioni biologici di interesse forense. Tali raccomandazioni trovano riscontro anche all’interno delle “Linee Guida Nazionali per le Aziende Sanitarie e le Aziende Ospedaliere in tema di soccorso e assistenza sociosanitaria alle donne vittime di violenza” contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.) del 24 novembre 2017.
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