Il libro si rivolge, come annuncia il titolo, all’immagine che dell’Islam emerge dai resoconti di viaggio e di prigionia di Jean de Mandeville, Bernhard von Breydenbach, Hans Tucher, Sebald Rieter jr., Felix Fabri, Hans Schiltberger e Georg von Ungarn. L’indagine è articolata in tre parti: la prima rivolta ad evidenziare le linee guida dell’immagine dell’Islam e dei musulmani nei resoconti dei pellegrini; la seconda analizza singolarmente i testi in questione, evidenziandone la prospettiva narrativa e la conseguente rappresentazione dell’«altro», in vista, in certi casi, di una ricaduta ideologica sul lettore; la terza parte si concentra invece su due testi di prigionieri di guerra. Questi ultimi, diversi fra loro per genere – si tratta di un Reisebuch e di un Tractatus – mostrano anche sorprendenti divergenze circa la visione e la rappresentazione del mondo islamico, legate alle differenti finalità dei testi stessi. Il caso del Trattato di Georg von Ungarn risulta particolarmente interessante per la travagliata vicenda fideistica del suo autore che, quasi convertitosi all’Islam, torna alla fede cristiana. Questa complessa oscillazione nasce da una serie di considerazioni circa le due religioni: perché se da un lato von Ungarn rifiuta l’apparato dogmatico dell’Islam, dall’altro apprezza l’aspetto comportamentale dei suoi fedeli, aspetto che contrappone, in funzione fortemente critica, alla mancata cristianità di condotta dei cristiani. In seguito a un lungo e puntuale lavoro di decifrazione, i testi sono stati considerati in un’ottica di confronto delle loro modalità di percezione e rappresentazione, mettendone in rilievo le strategie narrative, funzionalizzate alla formulazione dell’immagine dello straniero. Il quadro che emerge è stereotipato, nel senso che l’impronta religiosa cristiana schiaccia qualsiasi espressione individuale del mondo islamico. Lo stile di questi resoconti ricalca d’altra parte il cliché narrativo di questo genere di descrizioni: l’esperienza personale si riduce in genere a pochi elementi, mentre i passaggi di rilevanza critica nei confronti del mondo islamico riproducono lo stesso modello ideologico. Nonostante il permanere di stilemi propri della letteratura di viaggio medievale, i testi offrono prospettive diverse nella raffigurazione della realtà islamica − determinate dalle finalità, dal livello culturale, dall’occupazione professionale e dalle inclinazioni dei loro autori – che lasciano già intravvedere i successivi sviluppi della Reiseliteratur moderna

L’immagine dell’Islam nella letteratura di viaggio tedesca tardomedievale: prospettive a confronto

GIOVANNINI E
2005-01-01

Abstract

Il libro si rivolge, come annuncia il titolo, all’immagine che dell’Islam emerge dai resoconti di viaggio e di prigionia di Jean de Mandeville, Bernhard von Breydenbach, Hans Tucher, Sebald Rieter jr., Felix Fabri, Hans Schiltberger e Georg von Ungarn. L’indagine è articolata in tre parti: la prima rivolta ad evidenziare le linee guida dell’immagine dell’Islam e dei musulmani nei resoconti dei pellegrini; la seconda analizza singolarmente i testi in questione, evidenziandone la prospettiva narrativa e la conseguente rappresentazione dell’«altro», in vista, in certi casi, di una ricaduta ideologica sul lettore; la terza parte si concentra invece su due testi di prigionieri di guerra. Questi ultimi, diversi fra loro per genere – si tratta di un Reisebuch e di un Tractatus – mostrano anche sorprendenti divergenze circa la visione e la rappresentazione del mondo islamico, legate alle differenti finalità dei testi stessi. Il caso del Trattato di Georg von Ungarn risulta particolarmente interessante per la travagliata vicenda fideistica del suo autore che, quasi convertitosi all’Islam, torna alla fede cristiana. Questa complessa oscillazione nasce da una serie di considerazioni circa le due religioni: perché se da un lato von Ungarn rifiuta l’apparato dogmatico dell’Islam, dall’altro apprezza l’aspetto comportamentale dei suoi fedeli, aspetto che contrappone, in funzione fortemente critica, alla mancata cristianità di condotta dei cristiani. In seguito a un lungo e puntuale lavoro di decifrazione, i testi sono stati considerati in un’ottica di confronto delle loro modalità di percezione e rappresentazione, mettendone in rilievo le strategie narrative, funzionalizzate alla formulazione dell’immagine dello straniero. Il quadro che emerge è stereotipato, nel senso che l’impronta religiosa cristiana schiaccia qualsiasi espressione individuale del mondo islamico. Lo stile di questi resoconti ricalca d’altra parte il cliché narrativo di questo genere di descrizioni: l’esperienza personale si riduce in genere a pochi elementi, mentre i passaggi di rilevanza critica nei confronti del mondo islamico riproducono lo stesso modello ideologico. Nonostante il permanere di stilemi propri della letteratura di viaggio medievale, i testi offrono prospettive diverse nella raffigurazione della realtà islamica − determinate dalle finalità, dal livello culturale, dall’occupazione professionale e dalle inclinazioni dei loro autori – che lasciano già intravvedere i successivi sviluppi della Reiseliteratur moderna
2005
3-87452-962-2
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