La diffusione delle società pubbliche in Italia deriva da un'iniziale propensione imprenditoriale degli enti pubblici, dall'avvio, negli anni novanta, alle privatizzazioni formali, dall'intento di eludere la rigidità dell’azione amministrativa e dalla necessità di esternalizzare quote importanti del bilancio pubblico. L'impiego di tale strumento ha portato a notevoli criticità per: - la sottrazione di interi settori del mercato ai privati; - gestioni inefficienti e sperpero di risorse pubbliche; - l’elusione dei vincoli pubblicistici, quali quelli di finanza pubblica e quelli relativi all'assunzione del personale e all’acquisto di beni e servizi; - il conferimento d'incarichi secondo criteri clientelari; - l’utilizzo della società come strumento politico di tipo assistenziale. Il legislatore ha tentato di limitare le criticità, introducendo vincoli all'operatività delle società pubbliche, cercando di “moralizzare” il fenomeno introducendo tetti ad alcune categorie di spese a spiccata matrice politica, impedendo che la forma privatistica favorisse l’elusione di disposizioni proprie dei soggetti pubblici. I risultati concreti sono stati inconcludenti, frutto di un insieme confuso di disposizioni speciali. Col “Testo Unico delle società a partecipazione pubblica” (comunque non onnicomprensivo della materia), il Governo ha inteso razionalizzare il quadro normativo attraverso disposizioni omogenee, che partono dal principio che le società partecipate sono soggetti privati e che le norme speciali si giustificano solo se strettamente necessarie secondo il principio di proporzionalità. Vengono previsti strumenti di monitoraggio interno, che evidenzino per tempo eventuali segnali di inefficienza o di crisi della società, di controlli amministrativi e giurisdizionali più veloci ed efficaci e, infine, di sanzioni. Tra gli aspetti più importanti del decreto vi è la chiara individuazione delle finalità perseguibili con lo strumento societario e il rafforzamento degli obblighi motivazionali.

Le società a partecipazione pubblica nel contesto italiano: classificazione, evoluzione normativa, natura giuridica e disciplina applicabile / Marelli, MARCO ORESTE. - ELETTRONICO. - (2019). [10.20373/uniupo/openthesis/105440]

Le società a partecipazione pubblica nel contesto italiano: classificazione, evoluzione normativa, natura giuridica e disciplina applicabile

MARELLI, MARCO ORESTE
2019-01-01

Abstract

La diffusione delle società pubbliche in Italia deriva da un'iniziale propensione imprenditoriale degli enti pubblici, dall'avvio, negli anni novanta, alle privatizzazioni formali, dall'intento di eludere la rigidità dell’azione amministrativa e dalla necessità di esternalizzare quote importanti del bilancio pubblico. L'impiego di tale strumento ha portato a notevoli criticità per: - la sottrazione di interi settori del mercato ai privati; - gestioni inefficienti e sperpero di risorse pubbliche; - l’elusione dei vincoli pubblicistici, quali quelli di finanza pubblica e quelli relativi all'assunzione del personale e all’acquisto di beni e servizi; - il conferimento d'incarichi secondo criteri clientelari; - l’utilizzo della società come strumento politico di tipo assistenziale. Il legislatore ha tentato di limitare le criticità, introducendo vincoli all'operatività delle società pubbliche, cercando di “moralizzare” il fenomeno introducendo tetti ad alcune categorie di spese a spiccata matrice politica, impedendo che la forma privatistica favorisse l’elusione di disposizioni proprie dei soggetti pubblici. I risultati concreti sono stati inconcludenti, frutto di un insieme confuso di disposizioni speciali. Col “Testo Unico delle società a partecipazione pubblica” (comunque non onnicomprensivo della materia), il Governo ha inteso razionalizzare il quadro normativo attraverso disposizioni omogenee, che partono dal principio che le società partecipate sono soggetti privati e che le norme speciali si giustificano solo se strettamente necessarie secondo il principio di proporzionalità. Vengono previsti strumenti di monitoraggio interno, che evidenzino per tempo eventuali segnali di inefficienza o di crisi della società, di controlli amministrativi e giurisdizionali più veloci ed efficaci e, infine, di sanzioni. Tra gli aspetti più importanti del decreto vi è la chiara individuazione delle finalità perseguibili con lo strumento societario e il rafforzamento degli obblighi motivazionali.
2019
27
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