Questo articolo affronta il tema del rapporto fra obblighi di trasparenza sull’origine delle merci e regole del mercato interno dell’Unione europea, assumendo come paradigma giuridico la vicenda dell’esecuzione dell’art. 26 del regolamento (UE) n. 1169/2011, con particolare riferimento al regolamento della Commissione (UE) n. 2018/775 sull’origine dell’ingrediente primario. L’Autore, dopo aver ricostruito il quadro giuridico d’insieme nei suoi presupposti storico-evolutivi, analizza le lacune e le numerose contraddizioni dell’esecuzione del regolamento del 2011, espressione di una mai superata resistenza culturale ed econo-mica degli Stati nord-europei verso la piena discovery delle fasi della filiera nell’etichettatura dei prodotti ali-mentari. L’analisi consente, peraltro, di far emergere le innumerevoli ambiguità delle istituzioni europee, strette fra il «dire» e il «fare» in una paralizzante incertezza politica e giuridica. L’articolo si conclude, quindi, con una più ampia riflessione sui motivi per i quali questa lettura stereotipata del mercato interno dovrebbe essere abbandonata una volta per tutte, in favore di un approccio più moderno ai problemi di equità sociale e sostenibilità territoriale. L’auspicio è, dunque, un ripensamento della posizione attendista della Commissione (e di numerosi Stati membri), a partire proprio dalla discussione ancora pendente sull’implementazione dell’art. 26 del regolamento (UE) n. 1169/2011, che potrebbe conoscere nuovo impulso per effetto del rinnovamento delle principali istituzioni dell’Unione a seguito delle elezioni dello scorso mese di Maggio. This article analyses the relationship between transparency rules (with regard to country of origin labelling) and the European Single Market regulation, taking as the juridical paradigm the implementation of art. 26 of the EU regulation 1169/2011 (in particular: the regulation of execution of the EU Commission No. 2018/775 laying down rules for the application of Article 26(3) of Regulation (EU) No 1169/2011 of the European Par-liament and of the Council on the provision of food information to consumers, as regards the rules for indicating the country of origin or place of provenance of the primary ingredient of a food). The Author, after a description of the historical and evolutionary juridical framework, focuses on the regulatory gap and the many contradiction of the execution of the 2011 regulation on food information to consumers, that are the expression of a cultural resistance of Member States that has not been overcome (in particular: the North European States) to a complete understanding of the steps required in food labelling. The analysis exposes the numerous ambiguities of the European Institutions, with the contrasts between what is “said” and what is “done” which leads to a stalemate of political and juridical uncertainty. The article ends, therefore, with a wider reflection on the reasons for a stereotyped interpretation of the Internal market, that should be abandoned as soon as possible, in favour of a more modern approach with regard to social equity and territorial cohesion. The hope is, in the end, that the EU Commission (and the Member States) will rethink its (their) position, starting from the pending discussion on the execution of article 26 of the EU Regulation No. 1169/2011, that could give a new impulse to the issue after the renewal of the European Institutions this year.
Sulle ragioni dell'incoerenza fra il dire e il fare: l'indicazione dell'origine degli alimenti, il mercato interno e il regolamento di esecuzione della Commissione (UE) n. 2018/775
RUBINO, V.
2019-01-01
Abstract
Questo articolo affronta il tema del rapporto fra obblighi di trasparenza sull’origine delle merci e regole del mercato interno dell’Unione europea, assumendo come paradigma giuridico la vicenda dell’esecuzione dell’art. 26 del regolamento (UE) n. 1169/2011, con particolare riferimento al regolamento della Commissione (UE) n. 2018/775 sull’origine dell’ingrediente primario. L’Autore, dopo aver ricostruito il quadro giuridico d’insieme nei suoi presupposti storico-evolutivi, analizza le lacune e le numerose contraddizioni dell’esecuzione del regolamento del 2011, espressione di una mai superata resistenza culturale ed econo-mica degli Stati nord-europei verso la piena discovery delle fasi della filiera nell’etichettatura dei prodotti ali-mentari. L’analisi consente, peraltro, di far emergere le innumerevoli ambiguità delle istituzioni europee, strette fra il «dire» e il «fare» in una paralizzante incertezza politica e giuridica. L’articolo si conclude, quindi, con una più ampia riflessione sui motivi per i quali questa lettura stereotipata del mercato interno dovrebbe essere abbandonata una volta per tutte, in favore di un approccio più moderno ai problemi di equità sociale e sostenibilità territoriale. L’auspicio è, dunque, un ripensamento della posizione attendista della Commissione (e di numerosi Stati membri), a partire proprio dalla discussione ancora pendente sull’implementazione dell’art. 26 del regolamento (UE) n. 1169/2011, che potrebbe conoscere nuovo impulso per effetto del rinnovamento delle principali istituzioni dell’Unione a seguito delle elezioni dello scorso mese di Maggio. This article analyses the relationship between transparency rules (with regard to country of origin labelling) and the European Single Market regulation, taking as the juridical paradigm the implementation of art. 26 of the EU regulation 1169/2011 (in particular: the regulation of execution of the EU Commission No. 2018/775 laying down rules for the application of Article 26(3) of Regulation (EU) No 1169/2011 of the European Par-liament and of the Council on the provision of food information to consumers, as regards the rules for indicating the country of origin or place of provenance of the primary ingredient of a food). The Author, after a description of the historical and evolutionary juridical framework, focuses on the regulatory gap and the many contradiction of the execution of the 2011 regulation on food information to consumers, that are the expression of a cultural resistance of Member States that has not been overcome (in particular: the North European States) to a complete understanding of the steps required in food labelling. The analysis exposes the numerous ambiguities of the European Institutions, with the contrasts between what is “said” and what is “done” which leads to a stalemate of political and juridical uncertainty. The article ends, therefore, with a wider reflection on the reasons for a stereotyped interpretation of the Internal market, that should be abandoned as soon as possible, in favour of a more modern approach with regard to social equity and territorial cohesion. The hope is, in the end, that the EU Commission (and the Member States) will rethink its (their) position, starting from the pending discussion on the execution of article 26 of the EU Regulation No. 1169/2011, that could give a new impulse to the issue after the renewal of the European Institutions this year.File | Dimensione | Formato | |
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