La tesi cerca di rispondere ad alcune questioni inerenti la funzione, la composizione sociale e il peso politico della Camera dei conti di Piemonte in età moderna, concentrando le ricerche nella seconda metà del Seicento. Essa affronta lo studio dell’amministrazione dei territori piemontesi costituenti gli Stati sabaudi: territori in cui vigevano pratiche differenti, che un’istituzione come quella camerale puntava ad omologare. Attraverso la progettazione e la creazione di nuovi uffici, emerge lo straordinario sforzo che il governo stava tentando di compiere per creare una classe dirigente più fedele alla dinastia e un popolo meno insofferente ai provvedimenti ducali. La provenienza sociale dei suoi membri è quanto di più variegato uno storico possa immaginare: nobili di antico lignaggio e di recentissimo, mercanti, banchieri, arricchiti, favoriti del sovrano repentinamente caduti in disgrazia. Dopo lo stato dell’arte, trova spazio un capitolo dedicato alla storia della Camera dei conti e del suo importante archivio. La storia della Camera sabauda è ripercorsa dalle origini alla fine dell’Antico Regime, e termina con la proclamazione del Regno d’Italia e con l’istituzione della Corte dei conti. L’unico storico dell’età moderna che si è occupato della Camera dei conti, limitatamente a quella di Savoia, è stato il mastro auditore savoiardo François Capré, che pubblicò la storia ad essa dedicata nel 1662. Il solo piemontese che si cimentò in una simile impresa, per quanto riguarda la Camera torinese, non completò mai la sua opera, che ci è giunta sotto forma di brogliaccio e in appendice di questo studio se ne riporta un’edizione critica con apparato filologico.

Contributo allo studio della storia della Camera dei conti di Piemonte in età moderna (1660-1700) / Ferrara, Michela. - ELETTRONICO. - (2019). [10.20373/uniupo/openthesis/105210]

Contributo allo studio della storia della Camera dei conti di Piemonte in età moderna (1660-1700)

FERRARA, Michela
2019-01-01

Abstract

La tesi cerca di rispondere ad alcune questioni inerenti la funzione, la composizione sociale e il peso politico della Camera dei conti di Piemonte in età moderna, concentrando le ricerche nella seconda metà del Seicento. Essa affronta lo studio dell’amministrazione dei territori piemontesi costituenti gli Stati sabaudi: territori in cui vigevano pratiche differenti, che un’istituzione come quella camerale puntava ad omologare. Attraverso la progettazione e la creazione di nuovi uffici, emerge lo straordinario sforzo che il governo stava tentando di compiere per creare una classe dirigente più fedele alla dinastia e un popolo meno insofferente ai provvedimenti ducali. La provenienza sociale dei suoi membri è quanto di più variegato uno storico possa immaginare: nobili di antico lignaggio e di recentissimo, mercanti, banchieri, arricchiti, favoriti del sovrano repentinamente caduti in disgrazia. Dopo lo stato dell’arte, trova spazio un capitolo dedicato alla storia della Camera dei conti e del suo importante archivio. La storia della Camera sabauda è ripercorsa dalle origini alla fine dell’Antico Regime, e termina con la proclamazione del Regno d’Italia e con l’istituzione della Corte dei conti. L’unico storico dell’età moderna che si è occupato della Camera dei conti, limitatamente a quella di Savoia, è stato il mastro auditore savoiardo François Capré, che pubblicò la storia ad essa dedicata nel 1662. Il solo piemontese che si cimentò in una simile impresa, per quanto riguarda la Camera torinese, non completò mai la sua opera, che ci è giunta sotto forma di brogliaccio e in appendice di questo studio se ne riporta un’edizione critica con apparato filologico.
2019
31
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