Esistono artisti del periodo entre-deux-guerres che a lungo sono stati riconosciuti come “classici Moderni” e che oggi tuttavia faticano a destare in noi un favore senza riserve. Joan Mirò è tra questi. Troppe mostre. troppi quadri “tardi”, troppi luoghi comuni sedimentati sulla sua opera. Mirò non è per niente un artista di “avanguardia”, anche se si è sforzato a lungo di rendere meno intimo e idiosincratico il suo mondo figurativo; e addirittura di adattarsi a una precisa ortodossia. Personalmente sono convinto che la sua attività più interessante resti quella catalana giovanile, precedente il trasferimento a Parigi e l’ingresso nella cerchia surrealista. Un’attività per niente "astratta", al contrario, minuziosamente figurativa, da pittore regionalista, caratterizzata da liquidi colori di smalto o vetrata, narrazioni localistiche e piccoli formati concepiti come testi. Qui, tra minuti dettagli umoristici e attitudini al “canto d’amore”, spuntano citazioni da repertori rari e desueti, come la miniatura mozarabica; e l’interesse per i primitivi catalani nutre la reinvenzione fantastica di “geografie affettive”.

Joan Mirò

DANTINI, Michele
2016-01-01

Abstract

Esistono artisti del periodo entre-deux-guerres che a lungo sono stati riconosciuti come “classici Moderni” e che oggi tuttavia faticano a destare in noi un favore senza riserve. Joan Mirò è tra questi. Troppe mostre. troppi quadri “tardi”, troppi luoghi comuni sedimentati sulla sua opera. Mirò non è per niente un artista di “avanguardia”, anche se si è sforzato a lungo di rendere meno intimo e idiosincratico il suo mondo figurativo; e addirittura di adattarsi a una precisa ortodossia. Personalmente sono convinto che la sua attività più interessante resti quella catalana giovanile, precedente il trasferimento a Parigi e l’ingresso nella cerchia surrealista. Un’attività per niente "astratta", al contrario, minuziosamente figurativa, da pittore regionalista, caratterizzata da liquidi colori di smalto o vetrata, narrazioni localistiche e piccoli formati concepiti come testi. Qui, tra minuti dettagli umoristici e attitudini al “canto d’amore”, spuntano citazioni da repertori rari e desueti, come la miniatura mozarabica; e l’interesse per i primitivi catalani nutre la reinvenzione fantastica di “geografie affettive”.
2016
978-88-09-99196-5
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