L’analogia costituisce un essenziale tema della riflessione filosofica nel suo indicare la relazione del pensiero con l’essere e la tematizzazione dei nessi tra unità e molteplicità e tra finito e infinito sottesa a tale relazione. Indagato ampiamente dai pensatori greci e medievali, tale tema è stato obliato dal pensiero moderno tendenzialmente univocista, mentre il pensiero contemporaneo l’ha considerato come espressione tipica dell’ontoteologia (in particolare con Heidegger e in riferimento alla sua accezione metafisica) ma l’ha anche rivalutato in modi differenti. Nei tre capitoli di questo libro ci si sofferma sull’analisi di alcuni orientamenti di pensiero e sull’indagine della riflessione di alcuni teologi e filosofi che nel corso del Novecento hanno sostenuto o criticato in modo diverso le ragioni dell’analogia e si propone l’innovativa tesi che, in rapporto all’adeguata configurazione del nesso di identità e differenza sotteso all’analogia, si possa articolare il passaggio dall’analogia dell’essere all’analogia della libertà. Il primo capitolo è dedicato all’analisi dei rapporti esistenti tra analogia fidei e analogia entis, che sono indagati in riferimento alle posizioni di Przywara, Barth, Balthasar, Jüngel e Pannenberg e in relazione all’analogia Christi alla luce della quale la libertà divina permette all’uomo di attingere la sua identità. Nel secondo capitolo si approfondisce l’analisi riguardante l’analogia dell’essere e in rapporto soprattutto ad esponenti del neotomismo si indagano le ragioni della priorità dell’analogia di proporzionalità (Maritain e Stein) e quelle dell’analogia di attribuzione (Fabro e Maréchal), presentando poi il nesso che queste due modalità analogiche intrattengono con la metafora (V. Melchiorre) e mostrando, anche in riferimento a ciò, come l’essere abitato dall’analogia non vada inteso come una sostanza statica ma come una relazione dinamica che si manifesta nella libertà del dono (P. Gilbert). Infine nel terzo capitolo si indaga l’articolazione del nesso tra identità e differenza in rapporto al pensiero di Heidegger e di Deleuze, che hanno criticato la nozione di analogia riflettendo in modo radicale sulla questione della differenza. A questo proposito ci si chiede, da un lato, se il rapporto tra la differenza e la coappartenenza di essere ed ente, al centro della riflessione heideggeriana sulla differenza ontologica, non sia connesso di per sé con l’analogia, un’analogia certo abitata dalla circolarità di identità e differenza e non dalla priorità della prima sulla seconda. Dall’altro lato, si rileva la presenza nella prospettiva deleuziana di una tensione problematica tra univocismo ed equivocismo e ci si chiede se sia possibile pensare la differenza senza alcun riferimento all’identità. Riconsiderando in merito anche la posizione di Tommaso d’Aquino, analizzata in rapporto all’interpretazione offerta da Marion, il quale insiste sulla trascendenza dell’essere e sulla libertà dell’atto creativo, ci si sofferma, da ultimo, sull’ermeneutica ontologica della libertà proposta, sulla scia di L. Pareyson, da C. Ciancio, una libertà pensata originariamente come radice dell’essere e come origine stessa del nesso di identità e differenza (di identità perché la libertà si pone nell’essere e di differenza perché la libertà è origine dell’essere). In questo modo – ed è questa l’innovativa proposta teorica avanzata nel volume – l’analogia metafisica dell’essere è una analogia ermeneutica della libertà che, resistendo alla critica dell’ontoteologia, consente di evitare l’oggettivazione statica e assimilatrice di una unità originaria compresa solo come identità (senza differenza) e la dispersione sterile e disgregante di una molteplicità diveniente concepita solo come differenza (senza identità).

Essere, analogia, libertà

luca ghisleri
2024-01-01

Abstract

L’analogia costituisce un essenziale tema della riflessione filosofica nel suo indicare la relazione del pensiero con l’essere e la tematizzazione dei nessi tra unità e molteplicità e tra finito e infinito sottesa a tale relazione. Indagato ampiamente dai pensatori greci e medievali, tale tema è stato obliato dal pensiero moderno tendenzialmente univocista, mentre il pensiero contemporaneo l’ha considerato come espressione tipica dell’ontoteologia (in particolare con Heidegger e in riferimento alla sua accezione metafisica) ma l’ha anche rivalutato in modi differenti. Nei tre capitoli di questo libro ci si sofferma sull’analisi di alcuni orientamenti di pensiero e sull’indagine della riflessione di alcuni teologi e filosofi che nel corso del Novecento hanno sostenuto o criticato in modo diverso le ragioni dell’analogia e si propone l’innovativa tesi che, in rapporto all’adeguata configurazione del nesso di identità e differenza sotteso all’analogia, si possa articolare il passaggio dall’analogia dell’essere all’analogia della libertà. Il primo capitolo è dedicato all’analisi dei rapporti esistenti tra analogia fidei e analogia entis, che sono indagati in riferimento alle posizioni di Przywara, Barth, Balthasar, Jüngel e Pannenberg e in relazione all’analogia Christi alla luce della quale la libertà divina permette all’uomo di attingere la sua identità. Nel secondo capitolo si approfondisce l’analisi riguardante l’analogia dell’essere e in rapporto soprattutto ad esponenti del neotomismo si indagano le ragioni della priorità dell’analogia di proporzionalità (Maritain e Stein) e quelle dell’analogia di attribuzione (Fabro e Maréchal), presentando poi il nesso che queste due modalità analogiche intrattengono con la metafora (V. Melchiorre) e mostrando, anche in riferimento a ciò, come l’essere abitato dall’analogia non vada inteso come una sostanza statica ma come una relazione dinamica che si manifesta nella libertà del dono (P. Gilbert). Infine nel terzo capitolo si indaga l’articolazione del nesso tra identità e differenza in rapporto al pensiero di Heidegger e di Deleuze, che hanno criticato la nozione di analogia riflettendo in modo radicale sulla questione della differenza. A questo proposito ci si chiede, da un lato, se il rapporto tra la differenza e la coappartenenza di essere ed ente, al centro della riflessione heideggeriana sulla differenza ontologica, non sia connesso di per sé con l’analogia, un’analogia certo abitata dalla circolarità di identità e differenza e non dalla priorità della prima sulla seconda. Dall’altro lato, si rileva la presenza nella prospettiva deleuziana di una tensione problematica tra univocismo ed equivocismo e ci si chiede se sia possibile pensare la differenza senza alcun riferimento all’identità. Riconsiderando in merito anche la posizione di Tommaso d’Aquino, analizzata in rapporto all’interpretazione offerta da Marion, il quale insiste sulla trascendenza dell’essere e sulla libertà dell’atto creativo, ci si sofferma, da ultimo, sull’ermeneutica ontologica della libertà proposta, sulla scia di L. Pareyson, da C. Ciancio, una libertà pensata originariamente come radice dell’essere e come origine stessa del nesso di identità e differenza (di identità perché la libertà si pone nell’essere e di differenza perché la libertà è origine dell’essere). In questo modo – ed è questa l’innovativa proposta teorica avanzata nel volume – l’analogia metafisica dell’essere è una analogia ermeneutica della libertà che, resistendo alla critica dell’ontoteologia, consente di evitare l’oggettivazione statica e assimilatrice di una unità originaria compresa solo come identità (senza differenza) e la dispersione sterile e disgregante di una molteplicità diveniente concepita solo come differenza (senza identità).
2024
9791222315591
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11579/192742
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